Sonni tranquilli.

 

Oggi sono tornato nella casa di mia madre, dopo aver trascorso diversi giorni da un amico che fortunatamente mi ha potuto ospitare, inventando con lui delle scuse per tenermi lontano dalle domande e da qualche possibile problema. Lei per telefono mi è sembrata la medesima di sempre, mi ha chiesto soltanto quando mi sarei rifatto vivo, ed io le ho detto semplicemente che stasera, al suo ritorno dal lavoro, forse mi avrebbe trovato nella mia stanzetta. Credo che tutto oramai si sia risolto, e che Franca, come le avevo chiesto, non abbia fatto il mio nome con nessuno. La mia uscita da cretino, probabilmente, deve essere passata solo come uno scherzo di cattivo gusto e basta, su cui nessuno d’ora in avanti vorrà tornare sopra. Posso starmene tranquillo, penso, e riprendere con le mie cose di sempre. Anzi, devo dimenticare alla svelta questa brutta pagina di cui dovrei ancora vergognarmi, e riprendere subito con le mia vita normale. Prendo così la mia utilitaria e vado a parcheggiare poco lontano. Poi tiro fuori le chiavi ed entro dal portone condominiale, salendo subito, ma senza fretta, le svariate rampe di scale. In casa mi appare tutto identico, così accendo la televisione e mi sistemo sulla solita vecchia poltrona. Prendo una birra dal frigo e resto in attesa.

Quando torna mia madre sembra la solita, appoggia le sue cose, toglie la giacca, si infila scarpe comode. Poi viene verso di me, e con tutta calma, e a bassa voce, dice soltanto: <<come hai potuto solo pensarla una cosa di quel genere>>. Per me è uno schiaffo sul viso: non so cosa rispondere, balbetto qualcosa, non mi aspettavo, certo, che lei fosse riuscita a sapere ogni cosa; così mi chiedo come sia stato possibile, mi tiro su in piedi, ma sono molto confuso, cerco di reagire anche se non ci riesco. Poi mi stringo le braccia, non so dove guardare, scoppio a piangere; lei prosegue ad osservarmi, ed io, in questo momento, quel suo giudizio severo quasi non riesco a sopportarlo: <<ho sbagliato>>, dico in fretta; poi però vorrei sparire, non essere mai tornato a casa. <<Sono stato uno stupido>>, le dico ancora, non so neppure adesso per quale motivo; <<soltanto dopo però, me ne sono davvero reso conto>>. Lei va in bagno, e a me per un momento resta il dubbio su come sia riuscita a sapere tutto quanto, ma in considerazione della calma dimostrata, e anche di tutto il resto, forse ci è arrivata da sola, senza che nessuno le abbia suggerito il mio nome.

Sono stato persino prevedibile, penso mentre tengo ancora la faccia tra le mani. Un clamoroso errore, una pensata idiota, un gesto ignobile che adesso dovrò pagare, in qualche modo. Lei esce dal bagno e va a sistemare qualcosa dentro la cucina, poi gira per casa in silenzio, come se io non fossi presente; perché è certo, non ha bisogno di altre parole, quello che doveva sapere ora le è apparso perfettamente chiaro, confessato da me appena in un attimo, ed io adesso posso soltanto mettermi in un angolo e cercare di non dare più alcun disturbo. Domani mi darò una bella ripulita, penso; mi metterò i vestiti migliori, troverò un’espressione seria e affidabile, ed andrò con pazienza a cercarmi subito un lavoro, qualcosa che possa durare almeno qualche mese. In fondo ho un po’ d’esperienza, e di camerieri nei ristoranti hanno sempre un gran bisogno. Si tratta di abbassare il più possibile la testa, ed accettare tutte le condizioni che mi verranno poste, nient’altro. <<Stai tranquilla mamma>>, dico tra me, <<non ti darò più preoccupazioni>>.

Non so proprio cos’altro fare: vorrei dirle che adesso è tutto alle spalle, che farò tutto quello che serve per essere migliore; poi lei sibila qualcosa passando: <<buonanotte>>, dice, e si rinchiude in camera sua, anche se è ancora presto. Resto a guardare qualcosa alla televisione, infine spengo tutto e vado a coricarmi nella mia cameretta. Devo tirare fuori il meglio possibile da dentro di me, penso. Devo dimostrare che sono un uomo, una persona che riesce a distinguere adeguatamente il bene dal male. Per tanti anni fino ad oggi mia mamma ha dimostrato la sua tempra, le sue capacità; devo seguire le sue orme adesso, tocca a me trovare la strada migliore, quella che in tutti questi anni lei mi ha indicato, quella che forse fin’ora ho soltanto finto di voler intraprendere. <<Si fa sul serio adesso, mamma>>, dico ancora tra me; <<puoi dormire tranquilla>>.

Bruno Magnolfi

Sonni tranquilli.ultima modifica: 2021-12-07T18:13:07+01:00da magnonove
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