Scena n. 19. Più importante di tutto.

                         Sono io, dice Gerri ancora prima di entrare sul palco. La donna seduta si volge nella direzione da cui proviene la voce, solleva lo sguardo verso il pubblico assumendo un’espressione perplessa, poi lo riabbassa tornando alle sue cose. Lui, appena entrato si ferma, appoggia le mani sulle ginocchia come mimando la grande fatica … Continua a leggere

Differenti solitudini.

                          Quel giorno non c’era anima viva sulle panchine dei soliti giardinetti, nonostante il pomeriggio fosse così invitante, luminoso, con una brezza leggera che faceva muovere le foglie degli alberi e rendeva tutto estremamente piacevole. Leo si era seduto, aveva scorso i titoli della prima pagina del quotidiano che si era portato fin lì … Continua a leggere

Dalla stessa parte (ripresa cinematografica n. 1).

                        Non c’è niente di male, pensa Riccardo; cammino, giro con calma queste strade monotone, rifletto sulle mie cose, incontro altra gente che mi viene incontro, e a qualcuno sorrido, come se una sorta di solidarietà ci posizionasse vicino, o almeno dallo stesso lato del mondo. In fondo tutte le persone sono buone, penso, … Continua a leggere

Indifeso dietro la porta.

              D’improvviso ho paura. Il mio appartamento è costituito soltanto da tre piccole stanze, e per abitudine cerco sempre di tenere il più possibile chiusa ogni porta che divide ognuna dall’altra. Se passo dal minuscolo ingresso per andare in cucina, per esempio, richiudo sempre l’uscio di legno alle mie spalle, come per una sorta di sicurezza, o per immaginarmi … Continua a leggere

Tra solide mura.

                         Lo so che là fuori ci sono un sacco di persone. Ma non importa, io mi limito ad osservarle qualche volta, quando mi affaccio alla finestra, anche se soltanto per pochi minuti, nel terrore che qualcuno possa voltare lo sguardo fin su in alto, su di me, incuriosito forse dai miei modi, dalla … Continua a leggere

Ormai insensato.

             Non aveva da fare molta strada a piedi tra la sua casa e quel negozio. Dieci minuti, un quarto d’ora al massimo, e spesso, quasi senza rendersene conto, ecco che si ritrovava lì, davanti a quella piccola libreria poco frequentata, sull’angolo tra una delle vie principali ed un vicolo stretto e buio della città. … Continua a leggere

Soltanto sassi, fuori da qui.

                         Si doveva passeggiare, non si poteva fare altro, ed io pensavo che invece avrei potuto tirare un sasso e colpire chiunque, chiunque volessi; questo pensavo quando si passeggiava. Le persone mi guardavano, ma io non desideravo mai essere guardato, perciò chiudevo gli occhi, a volte, oppure guardavo da tutta un’altra parte. Poi lasciavo … Continua a leggere

Senza altre possibilità.

             Forse ci sarebbe stato ancora qualcosa da dire sulla nostra faccenda, pensavo tra me ormai da solo nel mio piccolo appartamento di due stanze al terzo piano, dopo che lei era rimasta davanti a me in piedi per pochi minuti, sufficienti soltanto per comunicarmi le sue ragioni, e senza neppure appoggiare la sua borsetta, … Continua a leggere

Una ragione per piangere.

              Ero entrato nella casa della mia famiglia quasi trafelato, arrivando in ritardo rispetto all’orario che avevamo pattuito, essendomi attardando al solito bar con i miei amici, quasi con indifferenza rispetto al fatto che tutti quanti ormai mi stessero aspettando e che presumibilmente si fossero già sistemati al piano superiore, seduti e immobili intorno al … Continua a leggere

Il paradiso terribile.

                        Osservando in un angolo di quel grande giardino, la parte forse un po’ più in ombra ma maggiormente ricca di cespugli e di vegetazione, affacciandosi semplicemente ad una finestra sul retro del nostro palazzo, in certi casi solo scansando la tendina e guardando fuori dai vetri, era facile riuscire a scorgerla lì, seduta, … Continua a leggere