Prospettiva differente.

 

Lui mastica con lentezza il proprio pranzo, mentre resta seduto da solo davanti al tavolo della cucina, consumando quanto le ha preparato la signora Clara, la sua governante, proprio come succede ogni giorno, e intanto ripensa qualcosa che spesso negli ultimi tempi gli è vorticato dentro la testa, come una malattia che poco per volta riesca a riempire ogni spazio tra le sue cellule attive, quasi un liquido probabilmente persino velenoso, che è capace indisturbato di insinuarsi tra le sinapsi del proprio cervello. Non c’è neanche troppo di cui preoccuparsi, la sua sensazione è facile derivi soltanto dalla sua età parecchio avanzata, dal principio di disfacimento del corpo ormai ineluttabile, dalla coscienza di non avere ancora molte possibilità per sentirsi persona, piuttosto che un semplice organismo, anche se il maestro Bottai non è certo uno che si dà facilmente per vinto. Stamani è passata da lui la sua allieva, la signorina Franca Neri, e gli ha dato la notizia che lui con sincerità si augurava. I suoi sforzi con lei sono stati ripagati, ed avere contribuito a prepararla per l’esame di accesso al Conservatorio cittadino, gli pare adesso una meritata piccola soddisfazione per un vecchio concertista che vive quasi di soli ricordi. Ha ascoltato attentamente dalla voce di Franca i dettagli di tutto il suo esame, e si è mostrato abbastanza d’accordo con la sua scelta di brani e di autori. Però c’è un tarlo all’interno di quel piccolo successo della sua allieva, come una lotta intestina che spinge, in quell’invidiabile entusiasmo che lei mostra, verso i limiti della musica seria.

La musica deve procedere, lui lo ha sempre ammesso candidamente, il suo senso profondo deve per forza andare più avanti, anche se è difficile ammettere in questo momento una cosa del genere ed accettare persino i risultati negativi che oggi si possono facilmente ascoltare. Il maestro non saprebbe dire quale sia la vera musica contemporanea: a lui pare che nessuno sia riuscito minimamente ad avvicinarsi agli alti livelli delle sinfonie dei grandi dell’ottocento, e forse tutto ciò è solo destinato a cristallizzarsi in un eterno ripercorrere quelle note e quegli spartiti, come non esistesse nient’altro. Ma qualche volta si insinuano anche dentro di lui certi dubbi, e così gli sembra che il miglior atteggiamento possibile sia simile a quello avuto da Stravinski, ad esempio, capace di modificare facilmente le proprie opinioni, e consegnare comunque nel corso della sua esistenza di compositore, dei risultati notevolmente diversi tra loro e d ogni volta sempre di alto livello. Forse si deve abbandonare progressivamente una logica che è rimasta la stessa da così tanti anni, e magari anche le orecchie devono adattarsi a qualcosa di profondamente diverso, anche se è difficile ammettere di conoscere in cosa si sia incarnata oggi l’eredità del passato.

Certe volte ha pensato davvero anche lui, come già molti anni fa hanno affermato diversi studiosi della materia, che il futuro della musica è soltanto il silenzio. Ma il silenzio è un’assenza, quindi, anche se non si trova un futuro percorribile per l’organizzazione dei suoni, in ogni caso a qualcosa si deve pur tentare di avvicinarsi. Alcuni poi insistono con l’introduzione del rumore nell’ambito musicale, proprio per sentirsi maggiormente aderenti alla realtà, ma con dei ben scarsi risultati. Il maestro termina il suo pranzo in mezzo a queste riflessioni un po’ inconcludenti, e dopo appena un’oretta ecco che torna nel suo appartamento la governante. Lo saluta, sistema qualcosa che le è rimasto da fare, si prende cura della cucina, poi va a preoccuparsi di altro nelle stanze di casa. <<Signora Clara>>, le dice con leggerezza dopo un’altra buona mezz’ora il Bottai; <<potremmo uscire per una passeggiata, oggi pomeriggio, proprio io e lei>>. La donna lo guarda per un attimo con perplessità: in tanti anni di servizio è la prima volta che al maestro viene a mente un’idea di quel genere, però non le dispiace, anzi; e così, dopo un momento, senza mutare espressione, acconsente ad accompagnare l’anziano musicista là dove desidera andare.

Lui le sorride, mostra di essere contento di questa piccola novità, e così indossa la sua giacca migliore, quasi fosse un giorno di festa, e lascia che sia Clara a chiudere la porta dell’appartamento dietro di loro, mostrando ancora nei gesti e nei modi la sua evidente soddisfazione per quanto stanno facendo tutt’e due: <<bisogna pur cambiare qualcosa>> le dice mentre scendono le scale; <<e se non altro, almeno le abitudini più cristallizzate. Forse è proprio in questa maniera che si potranno vedere le cose, prima o dopo, da una prospettiva diversa>>.

Bruno Magnolfi

Prospettiva differente.ultima modifica: 2021-10-24T20:38:01+02:00da magnonove
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