Musica in testa.

 

La batteria sembra quasi smuovere il mondo con le sue cascate di suoni, che pur mostrandosi consueti, contemporaneamente sono sempre anche un po’ nuovi, mentre i due fiati, che sembrano voler a tratti imitare, nei loro lamenti intonati, la sofferenza di qualche essere umano, appaiono meravigliosi persino mentre scaldano semplicemente la voce e anche il metallo, subito vicino alle imboccature. Franca è entusiasta di quel trovarsi finalmente in sala prove. Ha acceso quel pianoforte elettrico quasi con la mano tremante, poi l’amplificatore di marca le ha rinviato i suoni forti e colorati della tastiera, quasi inusuali per lei, ma appena un attimo dopo però già abbastanza familiari. I ragazzi sembrano tutti alla mano, si sono mostrati subito seri e simpatici, andando immediatamente diritti allo scopo per cui si trovano lì. Hanno messo insieme un sacco di appunti, hanno tutti nella testa la musica buona da riprodurre e provare, però devono anche ottenere rapidamente il giusto affiatamento con lei, ed il perfetto coordinamento dei suoni e della volontà di ognuno là dentro, nei suoi confronti. Si parte con un pezzo semplice, in cui Franca è chiamata a trovare la migliore maniera per introdurre i suoi accordi, e lei ci riesce, dopo qualche incertezza, mostrando di avere senz’altro una notevole capacità, e di conoscere bene la scala modale su cui si stanno muovendo i suoni di base del basso. Quindi tutti improvvisano qualcosa con molta scioltezza, e lei naturalmente propone il suo apporto all’insieme.

Appare persino divertente suonare così: si prova un grande senso di libertà mentre si respira l’aria creativa di una musica fresca, estemporanea, rispettosa dei fraseggi di ogni strumento. Quindi si cambia: si tirano fuori dei pentagrammi, si parla di accordi senza la tonica e di dissonanze, e più avanti anche di un tempo dispari che poi si perde nell’aria, rompendo ogni schema e accompagnando l’insieme in maniera del tutto fuori sincronia. Franca prende poco per volta una maggiore sicurezza di sé, quando è possibile interviene con suoni ed accordi decisi, e prosegue a sostenere con il suo pianoforte tutto ciò che gli altri propongono. Va via più di un’ora in questa maniera, senza che nessuno si senta al di fuori da ciò che viene eseguito, e quando si chiede una pausa, è soltanto per prendere rapidamente gli appunti che servono per rifare in seguito il brano così come è stato appena realizzato.

“E’ musica viva”, pensa Franca, “in sintonia con la realtà, con il desiderio di spingersi oltre, di lasciare alle spalle qualsiasi materiale semplice e di facile consumo”. Si introduce il concetto di tensione e di distensione nelle varie fasi del loro suonare, e tutti concordano sulla sua applicazione, restando il linea con un sentire comune, come una matrice superiore che lasci avvertire ad ognuno l’importanza di tutto quello che stanno facendo. Infine giunge l’orario in cui termina purtroppo il noleggio della sala e della strumentazione, e i cinque ragazzi riprendono le loro cose, uscendo rapidamente dallo spazio insonorizzato. Lorenzo si era portato solo le bacchette e il rullante; gli altri i propri strumenti; l’unica è Franca a tenere con sé soltanto l’uso sapiente delle proprie dita. Sembrano tutti soddisfatti: il bassista finalmente ha scoperto nella tastiera il giusto prolungamento delle sue linee di suoni, gli altri hanno provato il senso di una musica maggiormente corposa e completa, quasi un insieme tanto profondo quanto esauriente. Ognuno vuole parlare della prossima volta, di che cosa proporre, di quali variazioni apportare; Franca si sente quasi commossa di quell’entusiasmo che tutti i ragazzi adesso desiderano mostrare. Quindi si salutano, lei resta insieme a Lorenzo, che è colui che ha creduto di più nelle sue doti, e così rimangono soltanto loro due a mangiarsi un panino nella birreria di fronte alla strada, a parlare di musica, di futuro, di ciò che magari potrà essere imbastito nei prossimi giorni. Qualcosa si è sciolto, serate così possono fare miracoli. Ed anche se ci sarà ancora molto da lavorare, volendo fare le cose sul serio, sicuramente i risultati sperati meriteranno senz’altro tutta la pena che sarà necessaria in questo percorso, nello sforzo concreto di riuscire adeguatamente a raggiungerli.

Bruno Magnolfi

Musica in testa.ultima modifica: 2021-10-26T16:53:04+02:00da magnonove
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