Spingersi oltre.

 

Dopo che ho finito di lavorare, già piuttosto tardi anche stasera, sono salito da solo sul mio macinino, tanto per farmi un giro in macchina e scolarmi un paio di birre che mi sono portato dietro, recuperate dal ristorante dove in questo periodo sostituisco un cameriere ammalato. Non ho assolutamente una meta, vago con calma guardando la notte sulle finestre chiuse delle case attorno alla strada che percorro, e in questo momento sembra quasi tutto immobile, come se proprio a nessuno, escluso me, venisse mai in mente di farsi un giro a quest’ora tra le strade illuminate dai miei fari e dai lampioni del quartiere. Infine vado a fermarmi davanti alla casa dove abita una tizia che conosco, tanto per vedere se fosse ancora sveglia e avesse voglia di raggiungermi. Le invio un messaggio e lei mi risponde; attendo un buon quarto d’ora, e infine eccola, silenziosa e sorridente. Si parte, e dopo poco andiamo a fermarci in un parcheggio in alto, da dove si vede un pezzo di città e di cielo stellato. Ci accendiamo le sigarette e si parla sottovoce, come per non disturbare.

<<Lavoro saltuariamente, e mia madre cucina dentro una villa di signori>>, le dico. <<A me certe volte sembra impossibile che ci sia stata assegnata quest’esistenza minore, queste giornate quasi senza un vero scopo>>. La ragazza mi guarda, sorride; lei fa la cassiera in un supermercato, domani le tocca il turno del pomeriggio, e sembra che si accontenti di quello che ha, almeno così dice. Cambio argomento, sparo qualche stupidaggine tanto per ridere, poi, mentre scoliamo in fretta le nostre birre, ci prende il freddo pungente delle notti di tramontana. Rimetto in moto col riscaldamento subito avviato, dico che in serate come questa vorrei fare il pieno ed andarmene avanti fino a dove arrivo, magari in un posto di mare, a gustarmi la linea dell’orizzonte quando spunta l’alba. Lei non è il tipo di persona che pensi minimamente a cose come queste, non dice niente ma nella sua mente si è formato ormai un giudizio negativo, così ingrano la marcia e la riporto davanti all’abitazione dove vive con i suoi. Ci salutiamo, e a me provoca dolore restare di nuovo in solitudine, senza comunque decidere di tornare a casa e di andare a letto.

Forse è colpa mia, penso, che non ho coltivato in questi anni neppure un sogno che fosse almeno alla mia portata. Probabilmente adesso potrei lottare per qualcosa, e così avrei magari una  speranza, uno scopo da raggiungere, e non soltanto questo scorrere ordinario di giornate identiche. Poi penso alla Franca, la figlia dei padroni di mia madre, ed al suo pianoforte, che sembra quasi un prolungamento di sé quando lo suona. Se ci rifletto lei è il mio mito, una che potrebbe tirare a divertirsi e basta, con tutto che è soltanto una ragazza, e invece si sottopone a studi, continui esercizi, prove su prove, cercando sempre la strada propria, tra tutte quelle note. L’ho ascoltata qualche volta, e mi ha lasciato una incredibile impressione, come se sotto alle sue dita ad un tratto si rompesse la membrana che divide le persone, e i suoi suoni andassero diritti a parlare di sé, dei suoi pensieri, delle sue emozioni. So che suo padre tenta di ostacolare il suo amore per il pianoforte, come se fosse qualcosa di sbagliato, una perdita di tempo e di energie. Ma so anche che lei andrà avanti imperterrita dietro alle proprie idee, perché è questo ciò che sente, e quanto lei desidera.

Tra me e Franca non ci potrebbe mai essere una distanza maggiore di così, se proprio ci penso; eppure certe volte la sento quasi vicina, proprio come se stesse facendo qualcosa che in qualche modo riscatta l’esistenza anche delle persone sbandate come me. Io non so far niente, solo sentirmi amareggiato, e poi dare la colpa ad una cosa oppure all’altra, senza decidermi a cambiare. Adesso comunque faccio il pieno di carburante ad un distributore automatico in periferia, e poi spingo la mia macchina lungo la superstrada fino al mare, tanto per dimostrare che qualche volta so fare anche io una cosa che desidero. In fondo sono soltanto un mucchio di sciocchezze quelle che mi attraversano la mente, e la cosa migliore che posso fare qualche volta è smetterla di riflettere su questo, utile solo per infliggermi torture. Devo essere me stesso, penso, ed aprire il più possibile la mia personalità verso qualcosa che valga la pena in seguito di spingermi in avanti, e proseguendo sempre, se possibile, senza mai provare alcun rimpianto.

Bruno Magnolfi

Spingersi oltre.ultima modifica: 2021-10-20T15:38:46+02:00da magnonove
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