Lotta per la casa.

 

 

“Vieni con noi, Carlo”, dice incoraggiante e sorridendo, Lucia, una del gruppo. Lui abbassa lo sguardo, la comitiva dei ragazzi è distante appena tre passi, ma Carlo certe volte mostra qualche leggera incertezza, fa parte del suo modo di essere, anche se infine si alza dalla panchina del giardinetto in mezzo alla piazza dove si trattiene spesso a quell’ora, e quasi svogliatamente, e con le mani sprofondate dentro le tasche, si muove verso di lei. Ci sono momenti in cui si fa quasi tutto quello che dicono gli altri pur di non prendere decisioni diverse. A lui non piace molto stare con questi ragazzi, non riesce proprio ad essere spiritoso e contento come sembrano sempre essere tutti, e generalmente si limita soltanto a rimanere in silenzio e sorridere di quelle sciocchezze che dicono i suoi coetanei, spesso con voce forte. Perché in fondo è la cosa più semplice quella di rinchiudersi nel proprio giubbotto e mostrare sempre intorno a sé un basso profilo. Però nutre un certo interesse quando qualcuno tratta argomenti di impegno sociale, perché Carlo si sente uno che prima o dopo vorrà attivarsi in quel campo, ed è suo desiderio un giorno di questi dare anche chiara dimostrazione delle sue idee, persino a quelli che per adesso non gli rivolgono neppure uno sguardo. Lui crede che si debba lottare per ottenere ciò a cui si tiene, e personalmente è disponibile a farlo anche da subito, però sa che prima deve schierarsi insieme a qualcuno che dimostri le medesime convinzioni.

“Andiamo a bere una birra”, fa con semplicità la stessa ragazza di prima, che poi è l’unica che cerca sempre di fargli abbandonare la sua figura di ombroso solitario, e lui così si fa prendere sottobraccio da Lucia mentre si incamminano tutti verso un locale poco più avanti. Poi Carlo mentre attraversano la strada dice distrattamente che ha letto su un volantino, che conserva dentro una tasca, di un palazzo occupato vicino alla stazione ferroviaria della loro città, un posto dove si svolgono delle riunioni continue per prendere decisioni riguardo alla lotta di alcune famiglie per il diritto alla casa. Lucia lo guarda con una certa sorpresa, dice che non ne sa niente, ma qualcuno dei ragazzi che ha ascoltato le sue parole sembra interessato a quell’argomento. “E’ da lì che passa l’elemento essenziale di ogni rivolta”, fa allora lui a voce bassa, quasi prendendo coraggio dal silenzio in cui sono immersi tutti. “Ognuno, per essere pienamente cittadino, oltre al diritto ad avere un lavoro, che concede dignità, ha bisogno di una sua abitazione per sentirsi davvero persona”. Gli altri adesso guardano verso Carlo, forse nessuno immaginava che uno così, nel suo silenzio di ragazzo imbranato, fosse capace di coltivare degli ideali tanto importanti quanto impegnativi.

Si prendono le birre con calma, si dice qualcosa per alleggerire i pensieri, poi uno gli fa: “si potrebbe anche fare un salto da loro per vedere come sono riusciti ad organizzarsi”, senza mettere comunque nella sua frase dei soggetti precisi. Carlo però dice subito che lui ci sta, che gli va bene se viene creata anche una delegazione nel loro quartiere intorno a quei temi, qualcosa che si avvicini al coordinamento della lotta contro la casa negata, e che magari tenti di sensibilizzare il più possibile la gente di quel loro rione. Gli altri annuiscono, sembrano praticamente tutti d’accordo, così tra un sorso di birra ed uno sguardo di assenso, qualcuno compone il numero di telefono riportato in fondo a quel volantino, e si prendono subito accordi per andare tutti assieme alla prossima riunione che decideranno di indire attorno al problema degli sfratti annunciati. Poi si fa un brindisi, va festeggiata questa idea che sembra mettere tutti d’accordo, e Carlo per la prima volta sorride, sente finalmente di stare in mezzo a ragazzi fatti della sua stessa pasta, e all’improvviso immagina davvero qualcosa che riesca ad impegnare le sue energie, e a farlo sentire una persona.

Quando più tardi si salutano, sente che una parte di sé sta definitivamente cambiando: rimanersene fermi ad osservare le cose è ben differente dal sentirsi protagonisti dell’attualità; perciò adesso gli sembra di vedere in una maniera diversa persino Lucia accanto a sé, anche se in apparenza tutto dovrebbe essere rimasto com’era. Ma forse anche lei vede Carlo con occhi diversi in questo momento, e probabilmente proprio per questo adesso gli fa: “potremmo ritrovarci domani,  subito dopo la scuola, sempre che ti vada; e magari iniziare a definire meglio tutto questo percorso”.

Bruno Magnolfi

Lotta per la casa.ultima modifica: 2021-01-29T19:51:18+01:00da magnonove
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