Serata impegnata.

 

<<Niente di nuovo>>, dico a Lorenzo mentre da dietro al bancone mi serve una birra alla spina. Lui non mi guarda, fa il suo mestiere, poi d’improvviso però sbotta: <<forse ogni tanto bisognerebbe darsi una spinta in avanti; cambiare almeno qualcosa>>. Lo guardo mentre già sta servendo un altro cliente, comunque non ho niente da chiedergli, è stato già chiaro così, sono io che sto cadendo in una depressione che non mi permette altro che ricalcare le medesime cose ogni giorno, evitando qualsiasi variazione. <<È difficile Lorenzo>>, vorrei quasi dirgli; ma non ha proprio alcun senso tentare di spiegare le proprie cose a qualcuno che in fondo conosco in maniera superficiale, e che forse mi dà corda soltanto perché anche queste parole che mi concede in qualche maniera fanno parte semplicemente del proprio mestiere. Perciò resto in silenzio, ascolto un momento due ragazzi ad un tavolo vicino che discutono di cose piuttosto sciocche, poi lascio i soldi sul banco e vado via. Fra non molto sarà l’ora di cena, ed ho pensato di andare come sempre alla tavola calda “da Mauro” a mangiare qualcosa, se c’è un tavolo libero, così posso scambiare magari qualche parola con Luciana, e sentirmi più positivo. Passo lentamente davanti a quel locale dove adesso c’è della gente al banco della rosticceria, così lo supero, senza neppure tentare di entrare dentro. Poi mi fermo sul marciapiede, ad osservare la vetrina di un negozio di abiti poco distante.

Devo parlare con Luciana, rifletto; spiegarle che non sto bene, che ho bisogno di sapere qualcosa da lei, qualcosa che non posso chiederle mentre si sta occupando della sua clientela. Devo dirle che forse ci dobbiamo aiutare, io e lei, trovare la forma per tentare di rimuovere le nostre solitudini, darci una mano, scoprire insieme quella leggerezza che forse in tutt’e due sta venendo a mancare, mentre gli anni proseguono a correre. Le giornate non possono essere composte soltanto dalla serietà che serve per spingerle avanti, dobbiamo sgombrare la mente da qualche preoccupazione ogni tanto, e poi liberarci per un’ora o anche due dai nostri pensieri, e magari divertirci, stare bene, provare a ridere di qualche sciocchezza. Forse lei non aspetta nient’altro che io le dica qualcosa del genere, forse come me ha persino voglia di parlare delle sue piccole sofferenze, delle giornate che si assomigliano, della clientela opprimente alla rosticceria, sempre ogni volta la stessa, con le solite parole, le medesime espressioni ogni giorno. Aspetto, è ancora presto, qualcuno da dentro al negozio di vestiti mi osserva, forse sono già troppi minuti che sto fermo davanti a questa vetrina, perciò torno a muovermi, vado avanti, rifletto ancora sulle parole da dire a Luciana, poche e dirette, senza passare per uno che si intimidisce con facilità.

La signora Corradini si ferma improvvisamente, proprio mentre cammina incontro a me, giusto per salutarmi un momento con un sorriso: <<che le succede, signor Landi, mi pare con la testa dentro le nuvole>>, mi fa. <<Ha ragione>>, le rispondo riprendendo in un attimo la piena padronanza di me stesso. <<Certe volte perdo la mente dietro a qualche pensiero che mi assilla>>, le faccio con sincerità. <<Si ricordi che quando ha bisogno vengo volentieri da lei a farle le pulizie di casa>>, mi dice mentre mi supera. <<D’accordo>>, rispondo, e intanto penso che le mie stanze avrebbero proprio bisogno di una bella riassettata generale. Sono i soldi che mancano, e non mi posso permettere una persona che svolge regolarmente questi servizi per me, come facevo una volta. Forse anche per questo trascorro sempre meno tempo tra le mie stanze in affitto, per evitare quel senso di colpa che spesso mi prende tra il letto da rifare e i vestiti in disordine. <<Signora Corradini>>, le dico di colpo a questa mia vicina di casa quando è già qualche metro dietro di me. <<La prossima settimana però un paio d’ore potrebbe dedicarle al mio appartamento; le lascio la chiave sotto allo zerbino, come sempre, durante la mattinata, quando le pare>>. <<Va bene>>, fa lei, <<verrò martedì o mercoledì, allora>>. La ringrazio e proseguo la mia passeggiata senza uno scopo, poi mi fermo all’incrocio, osservo qualcosa senza interesse e poi torno indietro.

<<Luciana>>, dovrei dire; <<mi piace il tuo modo di ridere, di dire buonasera facendola sentire subito una serata speciale>>. Lei sorriderà, forse mi prenderà in giro mentre si asciuga le mani nel suo grembiule. <<Portami al cinema, domani sera, Adriano>>, potrebbe dirmi. <<Ci mettiamo in fondo alla sala e fingiamo di essere due fidanzati, alla nostra giovane età>>. Ha ragione, penso subito, con qualche anno di meno sarebbe stato tutto più semplice. Intanto giungo alla tavola calda, entro dentro, e vedo che c’è suo padre stasera a servire. <<Bentrovato>>, mi fa; <<Luciana non c’è, signor Landi>>, mi dice di fretta. <<Stasera aveva un impegno>>.

Bruno Magnolfi

Serata impegnata.ultima modifica: 2022-08-25T15:48:18+02:00da magnonove
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