Semplice e sincero.

 

Diario. 5° giorno. La costa francese, si sa, è stupenda. In inverno, insieme alla salsedine, vi si respira un’aria di lontananza da tutto, come se davvero le cose importanti si svolgessero altrove, senza minimamente riguardare queste province affacciate sopra l’oceano, e qui restasse soltanto da ammirare la bellezza della sponda occidentale del continente. Però dopo poco viene il sospetto di essere davvero abbandonati dalla realtà, muovendosi da queste parti. Come se la nave madre avesse tracciato per sé tutt’altra rotta, ed adesso si trovasse sperduta chissà dove. Il nostro camper naturalmente è autonomo, e perciò deve bastare per tutto ciò che ci serve, mi ripeto ogni volta, anche se mi sembra in certe occasioni che qua dentro ogni tanto vengano a mancare persino le cose essenziali. Tiriamo avanti a bordo come si può, fingiamo di divertirci e di apparire l’un l’altro entusiasti di questo viaggio, eppure un malessere sotterraneo sembra talvolta minare l’umore, e renderci addirittura nervosi, in certi momenti. Persino con mio marito ogni tanto non trovo quasi nessuna parola da scambiare, come se d’improvviso non avessimo più niente da dirci; così mi rifugio in piccoli gesti, come fare qualche carezza al mio cagnolino, oppure cercare nella mia mente qualcosa che dico di colpo con voce alta, quasi squillante, ma senza riferirmi a nessuno in particolare, quasi come parlando tra me. Gli altri due nostri compagni di viaggio, poi, si sono sempre dimostrati in passato una coppia piuttosto silenziosa, anche se adesso per aggiunta pare che qualcosa non vada bene neanche tra loro, come se questa piccola avventura avesse scatenato dei risentimenti che potevano aver covato da chissà quanto tempo dentro di loro.

Ma non voglio analizzare chissà cosa: il mio intento iniziale era quello di vivere una vacanza senza troppi pensieri, e vorrei tentare di restare attaccata a questo proposito. Però quello che sta succedendo a Parigi mi lascia senza parole, ecco cos’è; e soprattutto, quello che mi rende più incredula, è il comportamento di questi miei tre compagni di viaggio, quasi indifferenti a quel che succede o a tutto ciò che non sia il loro stretto personale. Mi pare quasi che ognuno di loro badi soltanto a se stesso, preoccupato unicamente di poter perdere qualcosa, mostrandosi troppo generoso con chissà chi. Io invece riesco quasi ad avvertire attorno a me il grande risentimento sociale dei gilet gialli, ed anche se i francesi arrabbiati non vengono certo a manifestare il loro dissenso tra questi piccoli paesi della Bretagna e della Normandia, ugualmente li avverto vicini, come se i loro pensieri, e i desideri che coltivano, giungessero in qualche maniera fin qui. Ne parlo con gli altri, magari dopo aver ascoltato qualche notizia dalla mia radiolina, ma a loro non interessa.

Vorrei sentirmi più viva, apprezzare, come già sto facendo, queste coste frastagliate e questi pascoli sopra le rocce, ma anche perdermi ogni tanto in mezzo alla gente, fermarmi a visitare qualche mercatino all’aperto, sentire gli umori delle persone di qua, sorridere a qualcuno, far vedere che siamo tutti nella medesima barca. Stamani sono andata a far spese alimentari insieme ad Antonio, che è quello che si presta più volentieri a queste cose. <<Toni>>, gli ho detto; <<mi sembra quasi di essere a casa in questo supermercato>>. Lui mi ha sorriso, ma non so se ha compreso quello che volevo trasmettergli, visto che subito dopo mi ha detto che era vero, lo scatolame là dentro era proprio disposto come da noi. Non ha importanza, mi dico; sono soltanto una manciata di giorni e poi torneremo rapidamente alle nostre normali attività. Però ogni tanto mi fermo, immagino che avrei potuto essere nata da queste parti, cresciuta in uno di questi villaggi, ed ora mandare avanti una casa ed avere anche un lavoro, e forse potrei adesso essere esattamente come una di queste donne francesi con le quali si fa la fila alla cassa. Magari mi sarebbe piaciuto, rifletto. Dappertutto si trovano delle belle persone, e anche qui ce ne sono, senza alcun dubbio.

Infine siamo usciti, e pensando di tornare di nuovo nel camper a respirare quell’aria sempre leggermente pesante, mi è venuta la voglia di rallentare il mio passo. Antonio invece si è mostrato contento: <<stasera mangeremo del pesce freschissimo>>, ha detto; <<in fondo uno dei motivi più forti che mi ha spinto verso una vacanza in Bretagna sono proprio le ostriche e il buon pesce che si trova da queste parti>>. L’ho guardato, ma appena un momento, e l’ho trovato sincero, spontaneo, quasi dolce nel suo mostrarsi così semplice.

Bruno Magnolfi

Semplice e sincero.ultima modifica: 2022-02-24T16:03:01+01:00da magnonove
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