Per un tramonto.

 

<<Bellissimo>>, dice Lina come interpretando il pensiero di tutti, mentre sta osservando insieme agli altri tre compagni i colori del tramonto, ed il sole lentamente ai loro occhi se ne scompare dietro alla fisionomia scura dell’Inghilterra, subito di là dalle acque agitate della Manica, mescolandosi a dei grandi ammassi di nuvole e squarciando l’azzurro profondo del cielo che appare adesso screziato di arancio, di giallo, di verde e di grigio, su un fondo ormai già color notte, in una composizione di sfumature quasi mai vista. Stanno fermi sopra ad un tratto costiero, nei pressi di Cherbourg, in Normandia, spingendo verso occidente la loro vista dall’alto di alcune rocce scoscese e frastagliate, mentre riflettono, ognuno per proprio conto, che forse era proprio quello il motivo principale capace di portarli in inverno a calpestare questi lembi di terra, mentre il suono potente delle onde e della risacca poco lontano dimostra la grande capacità della natura di farsi ammirare da chiunque mentre produce un vero rumore bianco primigenio, e così ci si perde con facilità ad interpretare le voci che paiono sussurrare autonomamente nel vento. Le parole che si possono ascoltare, in quel forte frusciare sopra le orecchie però, appaiono evidentemente diverse per ciascuno, forse per il semplice frutto dei propri desideri individuali, forse per una differente sensibilità alle suggestioni, forse per quello che capita di riflettere separatamente ad ognuno di loro.

Antonio è il primo a voltarsi, e getta subito un’occhiata spontanea al loro camper, ovviamente rimasto immobile, così ben parcheggiato poco distante; poi lentamente si incammina verso quella direzione. Infine anche gli altri tornano di malavoglia sui propri passi, anche se non dicono niente, inclusa Sandra che appare comunque compiaciuta per aver scattato alcune delle sue solite fotografie. Alle loro spalle il sole sembra ormai andare a perdersi nella lontananza di altri cieli, e forse tutto quello che c’era da vedere sopra quel mare in movimento appare ormai quasi scomparso, lasciando dietro di sé soltanto l’aria fredda sgradevole ed un panorama senza più grande interesse. Il camper viene riavviato, e si attende qualche momento prima di decidere il luogo esatto dove andare a stazionare quel mezzo per trascorrere la notte: Renato propone di spingersi fino nei pressi del faro di Goury, dove pare utilizzabile il parcheggio di un porticciolo ben riparato. Nessuno discute, e più che approvare, sembra non ci sia da prendere in esame nessun’altra proposta. C’è anche da fermarsi in paese per fare degli acquisti, ma in fondo quello può essere soltanto un diversivo rispetto alla malinconia che sembra adesso essersi impossessata dei quattro.

Lina si è subito sistemata in cabina accanto ad Antonio, mentre lui naturalmente si è messo alla guida, e dicendogli qualcosa sottovoce sembra stuzzicarlo ridendo debolmente; piccole confidenze tra moglie e marito, con ogni probabilità, forse messe su ad arte proprio da lei allo scopo di rendere Renato vagamente geloso per la conservazione evidente, nonostante tutto, di quella loro piccola intimità coniugale, anche se lui, pur notando la manovra, finge immediatamente di non accorgersi neppure di quel loro almanaccare. Il cane Ettore invece ha mugolato qualcosa quando ha visto rientrare tutti quanti nella casa viaggiante, ed anche se forse avrebbe avuto una gran voglia di uscire e scorrazzare un bel po’ sopra l’erba fradicia di quei dintorni, ugualmente rimane sdraiato sulla coperta, all’interno del suo solito posto. “E’ un gioco pericoloso”, ha subito pensato Renato mentre si sistemava comodamente nel sedile posteriore del camper. Poi ha guardato sua moglie Sandra, e d’improvviso gli è parso come se tutto stesse girando all’interno di una piega poco piacevole della loro vacanza. In fondo non è successo quasi niente tra lui e Lina, pensa all’improvviso per giustificare i suoi comportamenti, anche se loro due si sono dimostrati una normale reciproca simpatia. “Niente di male”, riflette subito dopo; “stiamo solo cercando semplicemente di essere sinceri tra noi, di dirci quelle piccole cose che forse abbiamo sempre trattenuto per timidezza o per stupida moralità; il resto poi è soltanto un vagabondare continuo lungo una terra straniera da cui tutti siamo attratti continuamente, e della quale ci sentiamo assolutamente affascinati”. Sandra allora in questo attimo preciso si volta a guardare Renato; lui si sente improvvisamente scoperto con quei suoi pensieri segreti come violati, quasi visibili adesso, come delle parole stampate nella nuvola di carta ritagliata sopra un fumetto. “Devo nascondermi”, pensa, “e soprattutto stare più attento ad ogni pur piccola cosa, almeno se non desidero creare uno sconquasso totale”.

Bruno Magnolfi

Per un tramonto.ultima modifica: 2022-02-22T16:24:10+01:00da magnonove
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