Niente da dire.

 

<<Va bene, oggi fa freddo>>, dice Antonio; <<questo posto però, dovete riconoscere che è qualcosa di fantastico>>, aggiunge subito. Sulla spianata vicino Carnac, dove è possibile parcheggiare le automobili poco lontano, ci si reca a piedi per una visita ai famosi menhir, ma il forte vento di ponente quest’oggi fa rabbrividire, e le poche persone che si vedono in giro scattano rapidamente qualche foto e poi tornano al più presto possibile sopra le loro macchine surriscaldate. Renato invece vuole fare a piedi il giro più completo possibile del sito, e magari rendersi conto, al meglio che può, degli allineamenti e della logica di tutte queste pietre preistoriche, anche se Sandra e Lina, separatamente, continuano a lamentarsi del freddo e a chiedere di spingersi almeno verso una zona un po’ più riparata dagli alberi poco lontani. <<Non si può percorrere migliaia di chilometri e poi lasciarsi fermare così da qualche sciocchezza>>, insiste ancora Renato, sorridendo verso Antonio che sembra adesso stare volentieri al suo gioco. Tutti e quattro, ognuno per conto proprio, contavano molto su questa escursione, proprio per ritrovare un minimo di armonia tra di loro, prima di affrontare il viaggio di rientro a casa, ma pare quasi che ogni proposito positivo sia andato rapidamente ad incrinarsi. Ognuno di loro sembra abbia tratto, da tutta quanta la vacanza fino a questo momento, delle conclusioni differenti e contrastanti, ed anche se agli inizi ogni cosa pareva improntata verso il senso di solidarietà e di vicinanza, anche soltanto nell’affrontare un viaggio del genere, i fatti sembrano adesso evidenziare un risultato quasi contrario.

Queste pietre di granito, isolate una dall’altra, e conficcate all’interno di qualche spianata di terra, in questo momento poi spazzate dalla forte aria gelida, sembrano quasi il simbolo delle tante solitudini delle persone come loro, costrette in allineamenti definiti, ma ognuna assolutamente indifferente agli altri sassi intorno, peraltro del tutto simili ognuno all’altro, che si ritrovano dappertutto, proprio lì, in quei paraggi. Sandra si è fermata quasi subito, forse per osservare il luogo e le pietre nel loro insieme, mentre Lina e Renato si sono spinti in avanti, a riguardare da vicino e nel dettaglio ogni roccia, ogni elemento inamovibile posto in quel luogo. Antonio torna indietro e cerca dopo un po’ di avvicinarsi, poco soddisfatto dell’intesa che a tratti quei due sembrano aver trovato in questa vacanza col camper, e forse anche curioso di comprendere cosa sia che a lui sembra continui a sfuggire. In cuor proprio vorrebbe quasi andarsene verso Sandra però, stringerla a sé con la scusa del freddo, trovare almeno in lei quel calore e quella confidenza che non trova più né con la moglie, né con l’amico. In questo modo, e con dei vaghi pensieri in testa, tutti girano attorno a questo sito per quasi un’ora, poi decidono di andare a riprendere il camper per spingersi verso la costa vicina, fino alla piccola penisola di Quiberon, per ammirare la forza dell’oceano in tempesta.

La loro casa viaggiante fa ritrovare subito a tutt’e quattro quel senso di protezione di cui forse avvertono una certa necessità, e la strada fino alla costa selvaggia sembra quasi troppo breve, considerato quel calore interno che il motore sviluppa e li fa sentire al riparo. Il vento adesso, giunto fino all’interno del golfo di Biscaglia, alza le onde oceaniche in maniera impressionante, facendo schiantare grandi creste di spuma bianca sopra le scogliere scure e frastagliate, e qui, sulla punta che guarda con decisione verso il largo, sembra quasi che il viaggio per loro prosegua, insinuandosi con coraggio contro la massa d’aria potente che spettina i capelli e smuove i giacconi attorno alle spalle. <<Dobbiamo trovare un posto riparato dove trascorrere la notte>>, dice Renato che si rende ben conto di come il camper si muova sulla ruote ad ogni colpo di vento. Così vanno a posizionarsi dalla parte opposta del piccolo centro abitato, nella zona del porto turistico, dove posizionano il mezzo in un grosso parcheggio deserto e silenzioso. Nessuno di loro stasera pare abbia voglia di cucinare, così si aprono delle semplici scatolette, e si rovescia nei piatti di carta il contenuto già pronto, privo di qualsiasi sorpresa. Forse ci sarebbe bisogno di maggiore leggerezza, pensano tutti; di ritrovare quel senso di amicizia che doveva essere il principale ingrediente di tutta la loro vacanza. Ma qualcosa non ha funzionato come forse doveva, ed è evidente che lo stare troppo vicini in tutti questi giorni, attesi come per una gita spensierata, ha scatenato invece in ciascuno qualche piccolo malessere dato da problemi mai perfettamente risolti. Forse ognuno adesso si sente contento di essere giunto all’ultima fase, e forse, quella che appare, sembra proprio l’unica via d’uscita, anche se questo è un argomento impossibile da affrontare tutti assieme: resta da qualche parte una verità inconfessabile, qualcosa che nessuno potrà mai spiegare agli altri.

Bruno Magnolfi

Niente da dire.ultima modifica: 2022-01-22T11:57:26+01:00da magnonove
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