Interesse simulato.

 

In fondo al lungo guinzaglio di colore rosso, il cane Ettore annusa in giro la fiducia spassionata che nutre nel trovarsi in quel momento insieme ad un umano, che anche se non risulta esattamente il proprio capobranco, almeno è un individuo che lui conosce piuttosto bene e a cui non lesina certo qualche confidenza ogni volta che lo vede. “Si è fatto bene a spingerci verso nord fino a questa costa così selvaggia e particolare”, pensa adesso Antonio; perché, nonostante tutti i dintorni siano punteggiati da piccole fortificazioni difensive di massiccio e scuro calcestruzzo, ed ogni angolo del litorale sembra ancora parlare del famoso e ridondante sbarco, il luogo naturalistico si mostra comunque assai notevolmente bello. E’ buio adesso in questa zona meridionale di Le Havre, ma per loro quattro essersi spinti fino a raggiungere la foce larghissima della Senna in questo punto, è stata sicuramente un’ottima idea, considerato che per quegli ultimi giorni francesi potranno dedicarsi alla Bretagna vera e propria, spingendosi più a sud già verso il confine italiano.

Gli altri sono rimasti dentro al camper a leggere e ad ascoltare musica, ma a lui piace vagare a piedi anche di sera, dopo la cena consumata intorno al piccolo tavolo all’interno, senza mai una vera meta, e poi scoprire in questo modo qualche dettaglio, studiare dei particolari più sfuggenti, farsi accarezzare dal cielo freddo della notte e sorvegliare i propri passi con una semplice lampada tascabile. Da questo punto appaiono scintillanti tutte le luci della città e del porto lungo la Manica, ed un certo chiarore nell’aria lascia intravedere i viottoli e la larga spiaggia più avanti intorno a Le Moulin Saint Georges. Ettore segue delle piste incomprensibili, e comunque si gode l’aria fredda e salmastra del vicino oceano, stasera calmo e senza vento, giusto con delle onde lunghe e rumorose che da lontano vengono ad infrangersi sui bassifondi sabbiosi dell’estuario. Ettore va avanti, elabora la sua mappa odorosa, Antonio in certi momenti è soltanto un suo servente.

Poi sentono un rumore in mezzo agli alberi, non troppo forte da mettere in allarme e fare abbaiare il cane, ma neppure troppo piccolo da essere trattato con piena indifferenza. Lui punta la sua lampada da quella parte, ma tutto adesso sembra immerso nel silenzio. Muove dei cauti passi in quella direzione, sempre cercando di capire cosa possa aver provocato quella anomalia, ed infine la vede, una piccola volpe spaventata, che scruta l’aria restando il più possibile nell’ombra. Antonio la guarda, immobile, e l’animale annusa l’aria per qualche attimo, poi va a rifugiarsi dentro la sua tana, come mostrando indifferenza per quello che sta accadendo tra quegli alberi. Insolito incontrare una volpe, diffidente com’è, tanto più vicino alla costa, ma la natura è composta anche da tante piccole divergenze dalla norma, tali da mostrare a volte delle attitudini in via di cambiamento.

Antonio si avvicina alla tana ai piedi di un grosso albero di quercia, illumina la zona per capire se la volpe tornerà a farsi vedere, e intanto il cane annusa tutta la zona circostante. Nessun movimento, tutto sembra rientrato nella piena normalità indicata dalla natura, e lui sta già quasi tornando sui suoi passi, quando il piccolo animale dal colore rossiccio e il muso bianco torna a farsi vedere per un attimo, curioso di qualcuno che raramente in quella stagione è possibile incontrare. Ci starebbe bene una fotografia, pensa lui come per trattenere un piccolo ricordo di questo strano incontro, ma non sembra possibile incamerare in una semplice immagine un’emozione di quel genere. Così Antonio si limita ad osservare il più a lungo possibile quella piccola volpe così curiosa, e quando quella rientra nell’anfratto all’interno del quale prosegue ad affrontare il freddo invernale ed il suo naturale riposo stagionale, lui volta i propri passi indietro, evitando di disturbare ulteriormente la tranquillità dell’animale.

Ettore sembra non aver colto neppure troppo dell’incontro insolito, ed Antonio torna con calma verso il camper luminoso e pieno di vita: “non ci sarà neanche bisogno di spiegare agli altri troppe cose”, pensa adesso con dolcezza; in fondo ci sono delle sensazioni che sembra impossibile trasmettere a qualcuno con lo stesso esatto sentimento con cui sono state avvertite. Tanto vale limitarsi o astenersi del tutto, evitando uno sciocco tentativo di farne partecipi per forza qualcun altro. E’ meglio conservare per se stessi certi brividi, piuttosto che tentare una blanda partecipazione d’altri, un comportamento che nell’immediato magari potrà solo dimostrarsi, la maggior parte delle volte, solamente una maschera di sorpresa compiacente, oppure addirittura un interesse simulato.

Bruno Magnolfi

Interesse simulato.ultima modifica: 2022-01-01T15:53:39+01:00da magnonove
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