Differente sostanza.

 

Il figlio della cuoca oggi è venuto alla villa dei Neri a prendere la mamma con la sua utilitaria. Franca lo ha incontrato all’ingresso, d’improvviso, proprio sulle scale davanti al portone, e lui è parso subito come intimidito, forse soltanto perché non si aspettava di trovarsi di fronte qualcuno di quella famiglia, ma in ogni caso ha salutato la ragazza con un certo evidente rispetto, come se tra loro non ci fossero appena pochi anni di differenza, ma si fosse trovato davanti ad una persona molto più adulta, qualcuno a cui mostrare per obbligo morale la propria doverosa deferenza. Franca comunque gli ha sorriso, riconoscendo la sua faccia da quelle poche fotografie mostrate qualche volta con orgoglio dalla cuoca, e lui però si è quasi immobilizzato, subito spiegando il motivo per cui era lì, come una necessità che ne giustificasse il comportamento. Lei gli ha allungato una mano per presentarsi, e lui ha solo detto di chiamarsi Simone. <<Purtroppo non mi intendo di musica classica>>, ha proseguito tanto per non apparire troppo timido, o per rompere quel silenzio rimasto a mezz’aria, oltre a mostrare di essere a conoscenza di qualcosa delle abitudini in uso in quella casa. Lei gli ha sorriso: <<non è obbligatorio saperne, difatti>>, gli ha risposto così sottovoce, mentre ha accennato a proseguire per la sua strada, interrompendosi però dopo qualche metro, giusto per aggiungere: <<comunque mi ha fatto piacere conoscerti>>, e poi andarsene via.

La strada di fronte, durante quest’ora, appare spesso calda e assolata, piuttosto pigra nella stagione in corso, quasi svogliata di tutto ciò che non sia una necessità urgente, e le indolenti persone che si muovono a piedi sul largo marciapiede, in quel quartiere elegante, sono ancora più rare che in altri momenti del giorno. Alla fermata del mezzo pubblico poi, ancora più avanti verso un gruppo di case popolari, non c’è quasi mai nessuno in questo periodo, e quei pochi minuti di attesa, sotto alla pensilina vetrata, diventano così sufficienti per ripassare mentalmente qualcosa, oppure riflettere su quanto magari si ha di solito meno presente tra i propri pensieri. Quando infine si scorre le vie verso il centro della città, sballottati sui scomodi seggiolini e mescolati con gli altri passeggeri, le immagini rapide che attraversano il campo visivo fuori dai finestrini, hanno già al contrario un sapore d’urgenza, come se qualcosa di impellente riunisse i sensi di ognuno dirigendoli verso due diversi e lontani punti focali, quasi linee di una prospettiva che richiamano tutte le parti confuse del disegno verso due soli elementi però sconosciuti, che con tutta la forza che riescono ad imprimere agli oggetti presenti, rimangono comunque fuori dal foglio, quasi fossero adesso gli unici componenti di senso compiuto e strutturalmente fondanti di tutta l’immagine, importantissimi certo, però quasi racchiusi all’interno di una propria compiuta segretezza.

Secondo Franca la musica in questo momento è qualcosa del genere: come una proiezione verso una zona che ancora non si riesce a vedere, ma che imprime nel resto un forte richiamo, quasi una massa stellare capace di attrarre a sé gli altri corpi celesti. Col maestro Bottai inutile parlare di qualcosa del genere: con quanto si cerchi ogni tanto di spingersi un poco più avanti, oltre i confini della tonalità per esempio, comunque possa essere quello resta da sempre il suo mondo invariabile, e lui non riesce a comprendere la necessità di cercare qualcosa di diverso, un pianeta dove le regole non siano quelle stesse che per tutta la vita ha continuato a seguire, perché l’abitudine ad ascoltare le cose in una certa maniera, fa sì che sia facile decidere che non può in assoluto esisterne un’altra. Infine Franca è arrivata, così suona il campanello accanto al portone del vecchio palazzo, e poi lentamente sale le scale fin dal maestro: probabilmente lavoreranno ancora su Schumann stasera, ed il fedele pianoforte a mezza coda ottimamente accordato, suonerà ancora quel repertorio proprio nel modo di sempre, qualcosa che ormai Franca avverte solo come una scialba ripetizione di ciò che conosce da tempo. Ma lei forse penserà anche qualcosa di diverso mentre magari lascerà vibrare le corde metalliche con un mezzo pedale, e sarà in questo modo forse che anche la forma perderà poco per volta almeno qualcosa della sua sostanza.

Bruno Magnolfi

Differente sostanza.ultima modifica: 2021-09-04T15:55:13+02:00da magnonove
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