Antiche presenze.

 

 

“Adesso credo proprio di saperlo, improvvisamente mi è chiaro quasi tutto il disegno completo, quello per cui io sono qui, ed anche il fatto che forse sto facendo la figura dell’idiota nell’osservare l’immobilità di questo panorama”. Il ragazzo sorride tra sé e parla a voce alta da solo, restando fermo davanti alla finestra dell’ultimo piano, dentro l’istituto di filosofia della facoltà a cui è iscritto. L’edificio naturalmente è molto antico, ed è stato ristrutturato già diverse volte, visto che all’inizio era uno dei tanti conventi di suore di quella zona cittadina, ma in seguito fu dismesso dall’ordine, per rimanere poi sgombro ed inutile per chissà quante decine di anni, ma proprio per questo a lui piace tantissimo salire fino in quella strana torretta qualche volta, dove non va mai nessuno, ed in fondo a quel breve corridoio in cima alle scale, restare completamente fermo a riflettere a lungo. C’era una ragazza, fino a qualche settimana più addietro, che a volte saliva con lui per tenergli compagnia, ma poi loro due si sono litigati a causa di qualche sciocchezza, e lei gli ha giurato di non volerlo vedere mai più. Si osserva un giardino poco curato da quella finestra, un pezzo di terra che probabilmente nei secoli scorsi era coltivato ad ortaggi e quindi frequentato e lavorato ogni giorno, ma dove adesso ovviamente non va più nessuno. C’è qualcosa che lo attrae in quel piccolo campo, e lui con uno stratagemma oggi è riuscito a sfilare al custode la chiave per aprire la porta sul retro che ne permette l’accesso. Così adesso, dopo aver controllato per un’ultima volta che non lo notasse proprio nessuno nello svolgere quelle manovre, ha fatto scattare la serratura dell’uscio pesante, ed ha varcato l’accesso di quel giardino oramai dimenticato da tutti.

Se si rimane là fermi per un po’, sembra quasi di sentire ancora il silenzio in cui doveva essere immerso quel luogo al tempo in cui le monastiche del convento probabilmente percorrevano lentamente i pochi viottoli attorno alle rade colture, oppure sistemavano qualche piantina. A quell’epoca la città intorno era totalmente diversa, e i pochi rumori che forse arrivavano fino là dentro scavalcando con fatica le alte mura di cinta, erano quelli di qualche carretto lungo la strada davanti alla costruzione, trascinato magari da un cavallo tozzo e maldestro, guidato da qualche bracciante. La comprensione delle cose forse passava già da quelle parti, in qualche modo, e nei lunghi giorni identici uno all’altro forse trovava la maniera di rivelarsi allo spirito dell’individuo, passando proprio per lo sforzo e la fatica manuale impiegata per ottenere qualche misero frutto dal proprio lavoro. Ecco, non è storia questa secondo lui, è semplice immedesimazione, voglia e capacità di calarsi per qualche minuto in un contesto diverso dal proprio. Il ragazzo certe volte ritiene di possedere due facce, e a volte persino due teste. La sua qualità più importante è l’empatia con la quale avverte come presente la sofferenza di qualcuno che ha vissuto davvero in un luogo del genere, e forse ha pianto più di una volta per suoi guai, e magari si è sentito disperato proprio lì, accanto a lui, in un’immagine vivida e netta di chissà quanti secoli addietro.

La ragazza gli ha detto a un certo punto che lui sarà sempre un disadattato, un povero mentecatto che vive perdendosi dietro a dei sogni, o peggio rincorrendo gli spettri, ma lui le ha risposto che non può essere diverso da come si sente, e non ci può fare niente se la sua doppiezza è sempre pronta a tirarlo da una parte o dall’altra, quasi senza lasciarne nella sua mente neppure una piena coscienza. “Non c’è niente di male a rimanere fermi in un luogo per ascoltare le voci di chi è già passato qualche volta da queste parti”, pensa adesso; “e se si riesce ad ascoltare fino in fondo tutto quello che il tempo trascorso ha ancora da dirci, forse si riesce persino a comprendere molte più cose di quelle che si sarebbe potuto mai immaginare”.

 

Bruno Magnolfi

Antiche presenze.ultima modifica: 2020-10-31T17:02:15+01:00da magnonove
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