Sono una persona normale, almeno credo. Ho cercato assiduamente anni fa di esercitare l’attività di giornalista, ma adesso invece scrivo per i miei ex-colleghi, tutti coloro che mi chiedono di preparare un pezzo su di un argomento oppure su un altro. Mi documento, preparo i materiali, le parole e le frasi salienti, poi li metto assieme curando la prosa. Un professionista, ecco quello che mi considero, e svolgo un mestiere in fondo paragonabile a molti altri. Generalmente preparo anche gli interventi che devono tenere certi individui davanti ad una platea di persone, e così cerco di immaginare il più possibile la situazione esatta che loro si troveranno di fronte, il genere di persone a cui parleranno, gli argomenti che si troveranno a trattare, il senso che per proprio desiderio vorranno dare al loro discorso, in modo da usare certi aggettivi invece di altri, ad esempio, o una certa dialettica al posto di un’altra, e così via. Però mi capita anche che venga richiesta una breve biografia di un certo tizio, o anche la descrizione dettagliata di qualche materiale che stanno per mettere in produzione, oppure di un apparecchio appena inventato, e perciò da magnificare. Tutto uguale per me, basta che le cose vadano avanti. Poi ultimamente arrivano per posta elettronica anche delle richieste da parte di scrittori di gialli e di narrativa più o meno noti, che chiedono con garbo il mio aiuto per qualche capitolo. Studio le situazioni, mi faccio descrivere i loro intenti, considero lo stile che vogliono dare alle cose, infine metto giù il pezzo, e generalmente risponde piuttosto bene alle loro aspettative.
Mi trovo a domandarmi certe volte, ma sempre più spesso, che razza di presente stiamo vivendo, visto che non riusciamo più ad essere neppure autentici, e che crediamo senza battere ciglio ad esseri umani oramai abituati a pagare qualsiasi servizio, persino quelli più insospettabili. Tutto viene acquistato, non mi meraviglierei per nulla se mi arrivasse un giorno di questi la richiesta per delle poesie da mettere in un libro sotto al nome di qualche scrittore magari famoso. Non dobbiamo meravigliarci di niente mi dico, piuttosto cercare di galleggiare in qualche maniera, e probabilmente è quello che fanno anche certi narratori a corto di idee, che non sanno neanche più di che cosa parlare con i loro lettori. E forse questi ultimi sono i più ingenui di tutti, quelli che credono che ci sia ancora del vero dietro le parole dei politici, dei giornalisti, dei grandi letterati capaci di comporre centinaia di pagine di storie senza battere ciglio. Nessuno ne ha più davvero la voglia, questo è il punto saliente; perciò il mio mestiere è quello che serve oggigiorno: un amanuense contemporaneo con il gusto e la volontà a pagamento di mettere giù pagine e pagine pensate e sentite senza pensarle e sentirle davvero, applicandosi a mille diversi argomenti con il distacco di chi si sente completamente disincantato.
Per questo credo di essere molto normale. Perché penso che in giro si stia continuando a trincerarsi dentro una bolla di accettazione incondizionata su qualsiasi argomento venga trattato, come se questo fosse dettato dall’anima pura ed eletta di qualche tizio ispirato, quasi perso nella ricerca di qualcosa di nuovo e di meraviglioso da dire, non sapendo che oramai è stato già detto tutto, e che veramente di nuovo, in ogni libro pubblicato di fresco, con ogni probabilità c’è soltanto la sua copertina; perché il resto è soltanto retorica.
Bruno Magnolfi