Consiglio decisivo.

 

 

Non c’è anima viva qua attorno, così mi siedo anche stasera su questa grossa pietra che sporge dalla terra fatta di stoppie e di pruni, e poi resto qui, a guardare attorno questa campagna così assetata d’acqua nella stagione corrente, ed il cielo là in fondo quasi bianco di caldo e di sole. Non so proprio cosa io debba fare, non so decidere niente: forse riprendere il viottolo che mi riporta indietro, fino alle prime abitazioni del paese dove abito; oppure restare ancora qui, a sperdermi su questa terra arsa, priva di tutto, senza trovare dentro di me alcun motivo valido che in qualche modo mi indichi la cosa più importante di cui preoccuparmi. Immagino, come tante altre volte ho già fatto, la collina verde chiaro poco più avanti come un luogo finale a cui dedicarsi: coltivare del grano, mettere a dimora le piantagioni, oppure seminare erba medica e foraggio per il pascolo degli animali da tenere di notte dentro una stalla, una costruzione di legno che potrei fare con le mie mani. Non so come potrebbe essere la mia vita, se soltanto trovassi il coraggio o una ragione che ne definisse i contorni, piuttosto che continuare soltanto a mandare avanti i miei piedi, un passo di seguito all’altro, senza mai fare niente, senza preoccuparmi di nulla, attingendo tutto ciò che mi serve soltanto da quei pochi soldi ed il terreno che i miei genitori mi hanno lasciato.

Abito da solo una piccola casa di pietra, e giù in  paese più o meno mi conoscono tutti, anche se difficilmente qualcuno di loro mi rivolge anche semplicemente una sola parola. Non sono violento, e neppure sgarbato: sono solamente uno a cui piace il silenzio, starsene a lungo per i fatti propri, volgere lo sguardo sempre più avanti, mai dentro gli occhi di una persona che sta guardando nei miei. In tutti questi anni non ho trovato ancora una ragione efficace per fare qualcosa, però proseguo ad osservare tutte le volte che posso questa collina deserta, con il dorso pulito, senza un bel niente là sopra, oltre qualche sterpaglia, come una carta sbiancata su cui poter lasciare un segno qualsiasi. Le giornate si sono accorciate, il tramonto si fa avanti più in fretta da qualche tempo, ed allora devo tornare purtroppo sopra i miei passi, e percorrere tutto il sentiero tortuoso prima di rientrare in paese, anche se non ne sento la voglia, quasi che qualcosa tra quelle case mi respingesse, magari forzando la mia volontà per incoraggiarmi ad andarmene via, chissà dove, lontano da questi paraggi, senza guardarmi più addietro, come non ci fossi mai stato da queste parti.

Poi penso che in fondo siamo tutti così, persi dietro a pensieri del genere, lasciando bastare in qualche occasione le poche cose che ciascuno ha messo da parte. Però io non ho niente, nessun bene caro, neppure dei ricordi che valga la pena di essere riportati alla mente. C’è soltanto questa collina che spesso mi chiama, mi parla, chiede alle mie povere ossa di starmene qui, su questa pietra, seduto, a parlarle, come se già solo questo fosse sufficiente per sentirsi più realizzati, quasi non ci fosse bisogno di altro per avere dentro se stessi la forza di affrontare le cose.  Infine rientro in paese, lentamente, un passo dietro quell’altro, affrontando la poca gente dentro la piazza e davanti ad un’osteria, con qualche tavolo fuori, come se fossero tutti semplici estranei, persone che non ho neppure mai visto, e non ingenerassero in me alcuna curiosità. Invece stasera mi fermo, osservo una sedia, mi sistemo ad un tavolo, dove un paio di paesani condividono un quarto di vino.

“A cosa serve stare qui”, chiedo loro, “se non a raccogliere dei segnali, fare proprie certe iniziative, valutare i pensieri degli altri, sempre che siano sinceri, meditati, positivi”. Loro mi guardano senza rispondere niente, attendono ancora un momento, poi chiedono se abbia voglia per caso di bere con loro. “Va bene”, rispondo, “in fondo non c’è niente di male”. Sorseggio quel vino, osservo qualcosa in fondo alla strada, poi torno ad alzarmi; ringrazio per la loro ospitalità e quindi me ne vado, consapevole di qualcosa di più. Andrò sulla collina domani, rifletto; e poi rimarrò a lungo là sopra, a lasciare che la terra per un’ultima volta mi parli e mi dia il suo consiglio.

Bruno Magnolfi

Consiglio decisivo.ultima modifica: 2020-08-24T17:51:06+02:00da magnonove
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