Minore interesse.

 

Oggi sono venuto a scuola con una consapevolezza ferrea, con una determinazione a cui non potevo negare un preciso seguito. All’improvviso, perciò, mi alzo in piedi, mentre sto come sempre nel banco scolastico di terza fila della mia classe, proprio nell’attimo in cui l’insegnante in silenzio sembra impegnata a controllare qualcosa tra i registri aperti sopra al piano della sua cattedra. Non so perché faccio così, ma è come se qualcosa dentro di me imponesse in questo preciso momento esattamente un comportamento del genere. <<Io, signora maestra, riesco a leggere nel mio futuro>>, dico con serietà e a voce alta, mentre i miei compagni, dopo un attimo di silenzio, danno corso ad una breve risata generale. La maestra solleva lo sguardo, lascia passare qualche attimo silenzioso, poi mi chiede semplicemente:<<E che cosa leggi?>>, come se avessi detto che consulto dei libri, oppure dei fumetti. <<Mi incontro con me stesso, principalmente, l’uomo che sarò tra una quarantina d’anni, e lui qualche volta mi spiega cosa potrà accadere in questi anni che ci dividono>>. Adesso nessuno tra i miei compagni si muove dalla propria posizione, e tutti naturalmente si sono voltati per guardarmi, come se non ci fosse da perdere neppure una sillaba di quello che sto dichiarando. L’insegnante si alza dalla cattedra, credo che non se la senta di chiudere la mia rivelazione con una semplice battuta di spirito o con delle domande superficiali, così ci pensa un momento mentre si avvicina lentamente, e poi dice: <<E come sarebbe il tuo futuro tra tutti questi anni?>>. Mi sento improvvisamente felice, era esattamente la domanda che desideravo, così, senza perdere niente della serietà che cerco di dimostrare, le rispondo in fretta: <<Farò il portiere di notte in un albergo, e purtroppo non avrò alcun amico, proprio come oggi>>.

<<E dove lo incontreresti, questo tuo te stesso, forse mentre sei nel letto e magari fai qualche sogno?>>, insiste adesso la maestra, dimostrando dal tono della voce una disposizione sempre più scarsa a prendere per serio ciò che sto dicendo. <<No, non mentre dormo>>, dico subito io. <<Però è vero che devo chiudere gli occhi, ma va bene anche se rimango in piedi, oppure se mi piazzo seduto in un luogo qualsiasi, non necessariamente quando sono a letto. Mi concentro per un attimo su ciò che desidero vedere, e subito sono lì, accanto a questo Paolo che ha quasi cinquant’anni, e che appunto sono io stesso>>. La maestra adesso scoppia a sua volta in una breve risata, <<Scusa>>, mi dice, <<ma questa è la storia più assurda che nella mia carriera scolastica abbia mai sentito. Quello che affermi è impossibile>>, dichiara adesso con grande serietà. <<Non ho neanche più voglia di porti delle domande perché sono sicura che subito ti avvolgeresti attorno ad una lunga serie di bugie, ed io non ho proprio alcuna voglia di ascoltarle>>. Così io mi siedo, non credo di avere niente da aggiungere, ma in questo momento mi sento estremamente meglio, quasi liberato da un peso che proseguivo a portare celato dentro di me e che avevo una forte voglia di rivelare a qualcuno. È tale la mia emozione, anzi, che forse proprio per questo mi viene subito da piangere, e di colpo non faccio niente per limitare i miei singhiozzi. <<Vuoi forse andare nei bagni per riprenderti un po’, Paolo?>>, chiede svelta la maestra, ed io mi alzo subito, seguito dallo sguardo dei miei compagni, ed esco dall’aula senza aggiungere niente.

Lungo il corridoio chiudo gli occhi per un attimo, e subito mi ritrovo insieme a lui, mentre sta chiuso in casa, da solo, a sbrigare le faccende domestiche. Forse lui è il mio vero antagonista, penso, oppure è soltanto una proiezione della mia mente, qualcosa che non riesco assolutamente a controllare. Sono lì, vicino a lui, non saprei neppure spiegare come ci sono arrivato in questo luogo, che cosa sia successo dentro di me per farmi lasciare alle spalle la mia scuola e farmi ritrovare così da tutt’altra parte. Apro gli occhi, dopo qualche minuto, e c’è Aldo, il custode, che mi sta chiamando; qualcuno si preoccupa per me, immagino, così scivolo verso di lui che mi accompagna subito verso la mia classe, e ad occhi bassi mi avvicino alla porta chiusa dell’aula. <<La maestra mi ha detto di cercarti>>, dice il custode, ed io annuisco, perché comprendo bene la sua preoccupazione. Apro la porta, muovo un passo appena, e tutti nell’aula tornano a guardarmi, l’intera classe sembra che stia osservando uno spettro, o un fantasma, oppure semplicemente un ragazzino diverso in qualche modo da tutti gli altri. Resto fermo un momento: in fondo all’ampia stanza c’è lui che resta in piedi appoggiato alla parete. Lo ignoro, non desidero affatto esagerare, adesso mi sento leggero per essermi liberato finalmente del mio segreto, e questo mi basta. Anche l’insegnante mi ignora, probabilmente vorrà parlare con la mamma uno dei prossimi giorni, ma a me non importa, ho cercato di trasmetterle la verità, e quello che mi succede realmente, il resto per me è di minore interesse.

 

Bruno Magnolfi

Minore interesse.ultima modifica: 2024-07-05T16:50:52+02:00da magnonove
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