Coscienza sporca.

 

Certo, durante ogni notte naturalmente in questo albergo sono da solo a svolgere il ruolo di portiere, ed è proprio questo probabilmente il motivo principale che spinge i miei pensieri ad inerpicarsi senza sosta su degli strappi di memoria che affiorano praticamente in automatico dalla mia mente. Però il fatto di vedere di fronte a me, praticamente in carne ed ossa, quel ragazzetto che ero io stesso tanti anni addietro, ai tempi lontani della scuola elementare, è qualcosa che, andando ancora avanti, poco per volta inizia seriamente a preoccuparmi. Subisco quasi uno sdoppiamento di personalità durante questi momenti, rivivendo come attuali i piccoli fatti accaduti tanti anni prima e comunque ascoltandoli raccontati da quel me stesso in calzoni corti che mi appare di fronte armato adesso quasi di alterigia, come se lui potesse avere dei pareri del tutto differenti dai miei, e persino dei diversi punti di vista, tanto che tutto questo, a lungo andare, mi sembra ormai proprio qualcosa sinceramente di troppo innaturale. Sto qui, gli chiedo per quale motivo si sia comportato in un modo invece che in un altro, e lui appare subito sfuggente, come se fosse restio a darmi delle vere spiegazioni, o desse per scontate molte cose che invece a mio parere proprio non lo sono.

<<Sei tu che hai sciupato tutto>>, sembra volermi dire, mentre io sono sicuro che i miei problemi di adulto derivano direttamente dal comportamento che ha tenuto lui durante gli anni dell’infanzia e dell’adolescenza. <<Sei sempre stato un isolato, uno che non ha mai cercato l’amicizia di nessuno, e persino nella scuola di via delle matite pareva che tu non riuscissi a sopportare neppure i tuoi compagni>>, gli dico io. Lui resta in silenzio, forse riflette meglio le cose dirette che gli faccio notare, ma infine volta le spalle e poi se ne va, come se niente di quello che cerco di spiegargli avesse un senso compiuto. <<Mi sento un po’ deluso>>, lo ascolto dire tra sé mentre tiene le mani nelle tasche. <<Avevo delle grandi potenzialità, delle risorse mentali indubbie, peculiarità che mi avrebbero sicuramente fatto eccellere in seguito almeno in qualche settore. E invece lui è stato capace di sciupare tutto, con quel bisogno di affermazione economica che ad un certo punto sembra sia stata quasi l’unica molla nel farlo andare avanti. Io mi sarei accontentato di pochissimo, perlomeno ai tempi della scuola; lui invece ha iniziato subito a pretendere chissà che cosa, fino a scadere in forme di comportamento addirittura poco legali>>.

Non ribatto niente, non ho niente da rispondergli, perché una parte di ragione forse ce l’ha, altrimenti non sarei finito in galera per tre anni. Però non sopporto che sia lui a farmi le pulci su certe cose, come se gli avessi tolto qualcosa. Gli vado dietro mentre percorriamo il tragitto che da casa mia arriva fino in albergo, presso cui tra poco dovrò prendere servizio, e ad un tratto mi pare perfino odioso dover seguire le sue orme, tanto che ad un certo punto cambio marciapiede, attraversando la piccola strada che ho di fronte. Lui con la coda dell’occhio mi vede compiere questa manovra e resta indifferente, limitandosi a rallentare leggermente il passo. Mi piace mettere questo ragazzetto un po’ in difficoltà, sono sicuro che non accetta in nessun caso il mio comportamento nei suoi confronti, ma in ogni caso capisce che deve tollerarmi, che deve abbassare la testa di fronte a quello che io sono. Ad un tratto ci troviamo appaiati, uno da una parte e uno dall’altra di questa strada stretta e poco frequentata, e lui fa di tutto per non voltarsi neppure una volta verso di me. <<Paolino>>, gli dico senza alzare troppo la voce, e lui mi guarda un attimo, ma sembra indifferente a tutto quello che posso dirgli adesso. Poi, mi volto un momento, e lui è sparito, come in uno strano gioco di magia.

Non importa, tornerà, penso mentre continuo a camminare per raggiungere il mio luogo di lavoro, ma prima di arrivare nei pressi dell’albergo, questo ragazzetto eccolo qui di nuovo, uscendo all’improvviso forse da una piccola via laterale. A lui non interessa farmi compagnia, e in fondo neanche a me fa troppo piacere che mi stia troppo vicino. Preferisco ritrovarlo magari quando sono da solo dietro al banco del ricevimento, al momento in cui posso rivolgergli delle domande dirette e riflettere adeguatamente a tutte le sue risposte, sempre che mi risponda. <<Vieni più tardi a trovarmi?>>, gli dico adesso, e lui alza le spalle come per mostrare che non lo sa se più tardi sarà proprio dell’umore giusto. Poi alza una mano senza più guardarmi, e prende per una contrada senza dirmi altro. Certe volte riconosco in me qualcosa del suo stesso carattere, ma in altri casi non lo comprendo, mi pare che non intenda ancora riconoscere tutti gli errori di comportamento che gli ho attribuito. Ci sono stati degli errori, delle valutazioni sbagliate, degli scatti d’ira forse evitabili, e portatori solo di problemi, rifletto adesso, ma tutto ciò devo farlo presente almeno a lui, se non altro per alleggerire un po’ la mia coscienza.

Bruno Magnolfi

Coscienza sporca.ultima modifica: 2024-04-05T21:39:06+02:00da magnonove
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