Strettamente necessario.

 

Lei aveva iniziato a sentirsi già una mamma fin da quando era ancora una ragazzina. Aveva precocemente maturato la convinzione che il suo scopo principale, negli anni seguenti, sarebbe stato proprio quello, cioè sposarsi con un uomo cortese e comprensivo di poco più grande di lei, e di mettere al mondo con lui al più presto due figli; due perché quel numero le era sempre sembrato perfetto per completare adeguatamente una famiglia, e poi perché c’era la possibilità che uno magari nascesse maschio, e l’altro femmina, per completare bene il quadro d’insieme, anche se a lei non interessava poi molto questo aspetto, e le sarebbe stata sufficiente la gioia di allevare due bei bambini, ed in qualsiasi caso si sarebbe adattata volentieri alla situazione. Era andata a scuola come tutti, naturalmente, fino agli esami di maturità, e i suoi compagni, quando qualche volta lei aveva tirato fuori la sua idea di fondo, erano sempre stati pronti a prenderla un po’ in giro, come se non credessero a quel suo percorso già così ben definito. Invece le cose, con l’andare degli anni, erano andate proprio in quella maniera come lei aveva previsto, e nel giro di soli quattro anni, dopo il suo matrimonio, aveva partorito due simpatici maschi, molto simili l’uno all’altro al momento della nascita.

Tutto si stava compiendo in quel periodo, e a lei sembrava aver raggiunto molti dei suoi scopi, anche se evidentemente giungeva così la fase in cui occuparsi della crescita di quei bambini. Marco, il più grande, aveva iniziato verso i cinque anni a dare segni di scarsa socievolezza: già all’asilo tendeva a starsene per i fatti propri e a giocare con balocchi piccoli, poco appariscenti, come se fossero oggetti solamente suoi. <<Nessun problema>>, dicevano gli educatori, <<è soltanto una precoce forma di personalità, una maniera di stare al mondo più intima e riservata rispetto ad altri coetanei più protesi verso i compagni>>. Ed anche in seguito, alla scuola elementare, quelle caratteristiche avevano proseguito con linearità e coerenza, come un disegno definito. Per sua madre non c’era mai stato proprio niente di cui seriamente preoccuparsi, ed il fatto che il fratello più piccolo, Federico, si dimostrasse al contrario ogni giorno sempre più estroverso, lasciava pensare che prima o dopo i due bambini avrebbero trovato facilmente un compromesso tramite il quale mostrare maggiore somiglianza di carattere di quello che sembrava definirsi al momento. In seguito, tutto ciò smise di apparire come una pur lieve preoccupazione: ognuno dei due bambini mostrava un lato proprio di personalità, e tutto questo venne comunque facilmente assorbito all’interno di una famiglia piuttosto felice, paga di due figli da tirare su, indipendentemente dalle caratteristiche di ognuno.

Suo marito in quegli anni era sempre molto impegnato con il lavoro, e quando si trovava in casa gli sembrava che tutto scorresse in maniera assolutamente naturale, forse mostrando così poca attenzione ed una scarsa sensibilità, ma dobbiamo anche dire che lei tendeva regolarmente a sminuire qualsiasi preoccupazione potesse apparire all’orizzonte, rivelandosi sempre entusiasta, come il primo giorno, del suo grande sogno di famiglia divenuto realtà. E poi i due bambini crescevano bene e regolarmente, anche se, non evidenziando mai quella complicità nei giochi che tra due fratelli ci si sarebbe potuto aspettare, definivano sempre di più una netta demarcazione tra i loro modi di essere. Anche a scuola, con i propri compagni, Marco non mostrava socievolezza, stando costantemente per i fatti propri, ma in compenso i suoi risultati nella normale didattica, apparivano sempre eccellenti, tanto da lasciare piuttosto contenti e soddisfatti i propri insegnanti. Federico era più svogliato, ma in compenso era l’amicone di tutti, e se ci si fosse aspettati che il fratello maggiore almeno gli spianasse la strada degli studi, ecco, va detto in piena sincerità, che questo proprio non succedeva.

Alla domenica qualche volta tutta la loro famiglia andava in qualche ristorante fuori città, oppure, nei pomeriggi di sole, a sdraiarsi sull’erba di qualche parco cittadino, giusto per rilassarsi, ma tutto quello che era già evidente dentro al loro appartamento, si verificava esattamente in ogni altro luogo si trovassero con i loro bambini. Federico stesso, anche in questi luoghi più socievole di suo fratello, aveva presto imparato a tenere Marco a distanza, in un modo tale che i due, anche trovandosi su un prato con altri per giocare con una palla, parevano regolarmente ignorarsi. Forse la loro madre in quei frangenti avrebbe potuto in parte soffrirne cogliendo un atteggiamento del genere, ma la sua indifferenza era proprio volta a non dare alcuna importanza a quei loro comportamenti. Così, quasi troppo in fretta, si erano fatti più grandi, mai cambiando il loro reciproco atteggiamento, anche se molto difficilmente si era verificata l’occasione di assistere ad un litigio vero e proprio. Ormai non si chiamavano neanche per nome, limitandosi a riferirsi l’uno all’altro soltanto in maniera diretta, ed esclusivamente in quei casi in cui appariva strettamente necessario.

Bruno Magnolfi

Strettamente necessario.ultima modifica: 2023-07-03T17:28:51+02:00da magnonove
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