Sciocchi ed ingrati.

 

Mi sento stravolto, dico da solo a voce alta mentre stamani cammino per via xx settembre. Poi ascolto l’eco delle mie parole quasi gridate che si spande in mezzo alle case. Sembra incredibile che tutto stia assumendo in questi anni una forma così assurda, eppure non si può far altro che prendere atto della realtà, qualsiasi essa sia, perché è la fisica della materia che ce lo impone. Ho sempre avuto l’abitudine di parlare da solo ad alta voce, di dire le cose che leggo, quelle in cui credo, le verità concrete, ed è forse per questo motivo che tutti in paese mi trattano come un tipo strano, uno da cui probabilmente ci si può aspettare di tutto, anche se non è esattamente così. Chiunque trovo mi saluta, specialmente se passo dalle parti della Casa del Popolo; e allora mi chiamano, mi vogliono offrire da bere, mi battono una mano sopra le spalle, mi chiedono qualcosa di sciocco a cui generalmente non rispondo, mentre loro comunque ridono, ed io timidamente mi compiaccio della mia notorietà. Il “professore”, dicono tutti, perché quando ero più giovane ho frequentato per qualche anno l’Università a Pisa, ed anche se alla fine sono riuscito a dare soltanto un paio di esami, questi studi approfonditi mi sono stati utili per comprendere a fondo quasi tutta la scienza di cui mi sono sempre interessato. Conosco ancora a mente parecchie formule matematiche per il calcolo del moto terrestre ed anche degli altri pianeti del sistema solare, ed il fatto di citarle con facilità a chi oggi incontro per le strade di Calci, ha portato quasi tutte queste persone, nel corso degli anni, a considerarmi talmente competente degli astri da arrivare a chiedermi perfino la predizione per il futuro, se non altro per come andrà la prossima stagione climatica, ad esempio, o se l’inverno sarà troppo freddo, e l’estate non molto calda, e viceversa. Quando sono in casa, alla mia scrivania, apro i miei libri, e tra quelle pagine trovo quasi sempre le risposte precise a tutto quanto, tanto da poter mostrare a tutti, al momento in cui torno a camminare per strada, i motivi e le conseguenze degli allineamenti tra tutti i pianeti, e quindi naturalmente la risposta al fatto che possa piovere oppure no.

Mi reco molto spesso all’ufficio Postale, perché è evidente che i piccoli articoli che continuo a scrivere attorno alle teorie di fisica sulle quali nutro grande convinzione, devono essere per forza spedite agli editori ed alle riviste specializzate in questo settore, lasciando ai direttori ed ai responsabili delle pubblicazioni la possibilità di inviarmi, come a volte accade, una risposta cortese e concisa, che dimostra tutto il loro interesse per ciò che tento di dimostrare, anche se ancora nessuno si è lanciato nello stampare su carta uno qualsiasi dei miei studi. Così, almeno una volta a settimana, preparo un plico zeppo di fogli ben scritti, ben imbustati e adeguatamente sigillati, e poi mi reco allo sportello, affidando agli impiegati la mia descrizione meticolosa di quanto con evidenza sta ai fondamenti della scienza applicata. E forse per questa mia frequentazione delle Poste, a qualcuno del paese di Calci d’improvviso è venuto in mente che potessi essere proprio io quel pazzo che ha inteso mettere una bomba proprio in quell’edificio, forse per una sorta di controffensiva nei confronti di quelle pubblicazioni negate, laddove, al contrario di colui che vuole distruggere, le mie intenzioni vertono soltanto sul desiderio di spiegare ciò che già esiste, senza alcun tentativo di modificarlo. Ma il paese a volte è un luogo assurdo, dove una piccola voce in un angolo si amplifica a dismisura, tanto da diventare in un attimo un coro incontrollabile, fino a lasciare una coda di dispiacere anche in uno studioso come me che non ha mai neppure sognato di fare del male a qualcuno.

Eppure, succede, non si può far altro che prenderne atto, e per strada, ormai da qualche giorno, con grande difficoltà trovo qualcuno che ancora mi saluta, e a nessuno viene più in mente di chiedermi qualcosa, oppure di battermi di nuovo con fare amichevole una mano sopra le spalle. Così mi sento isolato, respinto, segnalato a dito come quello da cui ci si può aspettare di tutto, fino a vederlo compiere degli atti violenti. Ed io mi sento perplesso e amareggiato, tanto che ho quasi smesso di uscire da casa. Però, seduto alla mia scrivania ingombra di libri come sempre, ho iniziato a riflettere su come potermi vendicare davvero di un discredito così forte da parte della cittadinanza. Urlare, sbraitare, scacciare chi mi viene vicino, ecco cosa sogno di fare: dire a chiunque con voce ben alta che questi paesani sono persino indegni di avere in mezzo a loro uno scienziato e studioso del mio pari, e che avranno presto a pentirsi del loro comportamento, perché il “professore” troverà rapidamente la formula giusta per far smettere il cielo di piovere, fino alla completa essiccazione dei fiumi, delle piante, e di tutti i terreni, attorno ed in mezzo a questo paese di sciocchi e di ingrati.

Bruno Magnolfi

Sciocchi ed ingrati.ultima modifica: 2023-02-22T18:04:06+01:00da magnonove
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