Incomprensioni.

 

Carla mi ha telefonato nuovamente, e con naturalezza mi ha chiesto scusa per il disturbo; poi ha anche aggiunto altre cose del genere, però sempre senza troppa importanza; ed infine, con voce vagamente preoccupata, mi ha chiesto come stessero andando in ufficio le cose con Elisabetta. <<Come sempre>>, le ho risposto senza neppure soffermarmi troppo a riflettere, tanto mi pareva inutile e scontata la domanda. Però subito dopo mi sono reso conto che forse la sua richiesta era frutto di una certa mia inconsapevole mancanza di sensibilità nei confronti della mia collega di lavoro, probabilmente maturata nella monotonia di tutti questi anni trascorsi con lei gomito a gomito, tanto da non lasciarmi far accorgere di qualcosa che invece, chissà da quanto tempo e forse sempre di più, sta scavando persino adesso nel temperamento di Elisabetta. Così quando le ho chiesto a Carla se ci fossero delle novità di cui non ero a conoscenza, o delle quali purtroppo non mi ero proprio reso conto, lei si è subito ritirata attorno ad alcune frasi generiche, alla fine senza spiegare niente di importante. Poi abbiamo chiuso la conversazione, considerato che non avevamo molto altro di cui discorrere, ed io, in casa da solo come ogni sera, ho iniziato a riflettere attentamente su tutto quanto, per vedere se magari mi tornava in mente qualcosa capitato nelle ultime settimane, eventualmente un dettaglio a cui proprio fino ad ora non avevo dato peso. Non so, ma a me, persino in questo esatto momento, non pare sia accaduto qualcosa di particolarmente rilevante; anzi, nella sostanza devo dire che in agenzia le cose scorrono in maniera sempre uguale, ed i rapporti di lavoro tra me ed Elisabetta sono rimasti sempre invariati. Non abbiamo avuto discussioni, non c’è stato nulla che si è frapposto tra me e lei, ed ognuno di noi due ha sempre costantemente atteso ai propri compiti.

Allora ho pensato che le fosse accaduto qualcosa al di fuori dell’orario di lavoro, qualcosa di cui la sua amica Carla cercava adesso di sapere un po’ di più, ritenendo che con lei non ne avesse fatto parola. Oppure, ho immaginato di essere davvero io che non mi sono reso conto di aver urtato in qualche modo, senza minimamente volerlo, la sensibilità oppure l’amor proprio della mia collega, la quale adesso potrebbe attendere solo l’attimo e le parole giuste per rinfacciarmi il suo disagio, parlandone, almeno per il momento, solamente con la sua amica più intima, che però, con questa telefonata, desidera ora lanciarmi un semplice segnale. Non so, non riesco a capire, mi pare quasi di rivivere la situazione inverosimile del momento in cui mia moglie Laura disse all’improvviso che se ne andava, che era stufa di tutto, che avrebbe chiesto il divorzio, senza peraltro che io avessi minimamente compreso il motivo principale per comportarsi in questo modo. D’accordo, non ci può essere nessuna relazione tra le due cose, però è del tutto sgradevole assistere al compiersi di certi fatti senza riuscire a decifrarne il senso. Così sono uscito di casa, anche se era tardi, tanto per prendere un po’ d’aria e cercare di sbrogliare in qualche modo questo concatenarsi di elementi.

Quasi senza volerlo, percorrendo i marciapiedi così, uno di seguito all’altro, ma senza alcun particolare itinerario, sono arrivato fin sotto all’appartamento dove abita Luciana, e mi sono subito soffermato un attimo sotto alle sue finestre, quasi immaginando, da un attimo all’altro, che potesse proprio affacciarsi, magari magneticamente richiamata dalla mia presenza da quelle parti. Ho sorriso tra me di questo pensiero, e poi ho subito proseguito con la mia passeggiata. Anche con lei le cose non mi pare stiano andando in maniera troppo chiara. Qualche sera fa, quando sono andato a cenare alla tavola calda dove lavora, mi è sembrato tenesse, rispetto a tutte le altre volte, un comportamento più distaccato verso di me, come se fosse, al contrario di sempre, meno contenta di vedermi insomma, tanto che le ho chiesto se c’era qualcosa che non andava bene. Mi ha risposto di essere semplicemente stanca quella sera, ed io non ho insistito, visto comunque che aveva da servire oltre me anche altri clienti. Forse ha ragione il mio amico Lorenzo, quando afferma che spesso le donne risultano del tutto incomprensibili, almeno per noi maschi che siamo probabilmente più sempliciotti e più diretti. In ogni caso ho pensato che fosse il caso di farmi vedere meno spesso nella rosticceria-tavola calda che Luciana manda avanti con suo padre e un paio di dipendenti, anche se un po’ mi dispiace, non foss’altro per la comodità di poter frequentare un locale del genere proprio vicino casa mia.

Bruno Magnolfi

Incomprensioni.ultima modifica: 2022-09-30T16:23:31+02:00da magnonove
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