Lineare e monotono.

 

Nel pomeriggio di oggi, come ogni giorno, stavo uscendo dall’agenzia immobiliare per cui lavoro, una volta lasciato in aria un semplice saluto ad Elisabetta, rimasta alla sua scrivania come sempre, quando, proprio davanti alla vetrina dove applichiamo ben esposte le locandine con le offerte delle case più interessanti e convenienti, ho incontrato Mannelli Lorena, quella stessa ragazza che era già venuta da noi diverse volte a cercare un appartamento da acquistare. Era ferma, come in attesa, e vedendomi si è subito voltata verso di me, come si aspettasse da un attimo all’altro di vedermi arrivare, per poi sorridermi timidamente come fa chi sta cercando di superare un po’ della propria vergogna, anche soltanto per farsi trovarsi proprio lì, davanti al nostro ufficio. Le ho rivolto un saluto, naturalmente, e lei mi ha spiegato che non le andava di entrare in agenzia, ma giusto per non trovarsi di fronte la mia collega, anche se aveva ancora bisogno dei nostri servizi. Mi ha detto di fretta che la sua recente relazione sentimentale era già andata ad interrompersi, e che in questo momento, con una certa tristezza, stava tornando da noi a cercare un monolocale per sé, com’era già stata tempo fa la sua intenzione iniziale. <<Il mio orario di lavoro per oggi però è terminato>>, le ho detto subito, anche per non darle troppa corda; però le ho anche promesso che avrei dato un’occhiata alle possibilità che avevamo, e se avesse voluto farsi rivedere tra un paio di giorni, le avrei sicuramente illustrato qualche soluzione abitativa.

Mi è parsa contenta, ha annuito con la testa, mi ha anche ringraziato per la mia pazienza, poi mi ha stretto a lungo la mano, ma ho capito immediatamente che forse avrebbe voluto addirittura abbracciarmi, tanto le ho letto negli occhi la tristezza e come un inizio spontaneo di commozione. Così mi sono offerto di accompagnarla almeno per un breve tratto di strada, e di offrirle un caffè nel locale meno lontano. Perciò ci siamo sistemati ad un tavolino, e la Mannelli mi ha spiegato che era rimasta molto male per la fine repentina del suo fidanzamento, e che avrebbe dovuto imparare a fidarsi un po’ meno degli uomini e delle loro promesse. Ho assentito, quasi facessi parte di un genere diverso, poi le ho detto che mi dispiaceva per le sue vicissitudini, ed alla fine le ho spiegato che a quel punto avrei proprio dovuto andarmene perché qualcuno mi stava aspettando, così mi ha salutato con la stessa cortesia, dandomi soltanto un appuntamento telefonico per i prossimi giorni, e passare dall’agenzia nel caso le avessi detto che c’era qualcosa di interessante per lei. Mi sono sentito meglio, una volta liberato dalle sue angosce stringenti, però anche un po’ dispiaciuto per quella sua evidente incapacità di comprendere bene la natura delle persone.

Poi mi sono fermato da Lorenzo, e visto che non c’era nessuno a quell’ora nella sua birreria, gli ho raccontato dettagliatamente la vicenda di questa ragazza. Lui ha ascoltato attentamente, poi mi ha spiegato che questi tipi di donna sono quelli che ti fanno impazzire, ed è quasi meglio non averci troppo a che fare, trattando questo argomento come se io avessi qualche robusta aspettativa nei confronti della Mannelli. L’ho comunque ascoltato in silenzio come sempre, e non mi è sembrato il caso di ribattere alcunché, nonostante non mi tornasse troppo neppure la sua analisi grossolana. Poi, mentre serviva altri clienti che erano giunti nel frattempo, ho immaginato per qualche secondo di mettere su veramente una storia sentimentale con la Mannelli, superando peraltro l’evidente differenza di età tra noi due, e mi è subito scappato da ridere, tanto che Lorenzo si è voltato a guardarmi con un’espressione interrogativa. Quindi l’ho salutato, e poi sono uscito, proseguendo la strada trafficata verso la mia abitazione, che da lì rimane poco lontano. Forse Lorenzo vorrebbe che mi trovassi qualcuna, ho pensato. Naturalmente una tizia che in qualche modo arricchisse la mia giornata, piuttosto che apportarvi degli ulteriori problemi.

Ma a quel punto mi è tornato a mente il comportamento della Mannelli, che non era voluta entrare in agenzia per non incontrarsi con Elisabetta. Strano, ho pensato; non mi risulta che tra loro ci fossero stati dei precedenti colloqui, visto che a trattare con lei sono sempre stato solo io. Forse tutto deriva dall’impressione che la mia collega sia legata a me in qualche maniera, e girarmi attorno possa portare a qualche discussione in ufficio. Oppure questo consegue dall’incapacità di una ragazza come Lorena nel trattare con le altre donne, come in certi casi si sente dire in giro di qualcuna di loro. Non ho saputo rispondermi, purtroppo, ma sono rimasto a lungo a pensarci, fino ad immaginare qualcosa che nella nostra agenzia è possibile notare da parte di chi ne è un estraneo, ma non da noi due, ormai abituati da tempo ad un comportamento lineare e monotono.

Bruno Magnolfi

Lineare e monotono.ultima modifica: 2022-09-28T18:07:16+02:00da magnonove
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