Giusto verso.

 

<<Scusami tanto se ti disturbo>>, mi ha detto subito al telefono Carla, l’amica della mia collega di lavoro. Di fatto, non ricordavo neppure di averle dato il mio numero; perciò, sono rimasto, anche per più di un attimo, piuttosto sorpreso di questa sua chiamata. Lei ha cercato di spianare la strada a ciò che aveva in mente di dirmi, ponendomi piccole ed innocue domande interlocutorie su delle cose generiche, tipo: “come vanno le cose?”, oppure se il mio lavoro procedeva ancora bene. Ho dato risposte rapide prive di seguito e lei probabilmente si è resa conto velocemente che doveva andare al sodo per proseguire quella conversazione. <<Sono preoccupata per Elisabetta>>, mi ha confessato allora, cambiando anche il tono della voce. <<Si comporta con me come se avesse in mente qualcosa, ma cercasse di nasconderlo. Ho pensato a delle difficoltà per il lavoro, oppure al rapporto professionale con te nell’agenzia immobiliare, ma fino adesso lei è riuscita ad essere molto evasiva, tanto da lasciarmi completamente al di fuori della natura dei suoi pensieri>>. Mentre Carla parlava, riflettevo velocemente su quelle frasi, cercando di trovare il senso profondo di quella telefonata, anche perché, come anche lei si aspettava, non ho saputo risponderle assolutamente niente di importante nei confronti delle sue preoccupazioni. <<A me sembra vada tutto come sempre>>, le ho detto immediatamente; <<e proprio non ho notato negli ultimi tempi in Elisabetta particolari differenze di comportamento>>. Lei alla fine si è mostrata soddisfatta, e non ha voluto insistere, così ha ringraziato cortesemente e a lungo, e quindi mi ha salutato.

Naturalmente, quando poi sono andato in ufficio come ogni giorno, ho osservato subito Elisabetta con uno sguardo indagatore, come per cercare di comprendere a che cosa avesse voluto alludere la sua amica con quella sua insolita telefonata, ma non mi è riuscito di notare alcuna variazione nei suoi modi di fare. Così, ancora prima di uscire dall’agenzia per dar corso agli appuntamenti immobiliari della giornata, ho cercato di stuzzicare Elisabetta chiedendole qualcosa su di un certo cliente, e lei mi ha risposto quasi come ogni volta in casi simili, però con una leggera inflessione nuova nella voce, quasi un tremolio, che forse non avrebbe dovuto significare proprio nulla, ma che mi ha subito fatto pensare ad una relazione con quelle preoccupazioni avanzate dalla sua amica. Ovviamente, non ho insistito, tanto più che non sono certo affari miei, e poi non riesco a provare alcun desiderio di conoscere delle cose personali di una ragazza con la quale oltre al lavoro ho ben poco da spartire. Sono uscito, con la mia solita cartella piena di mappe sotto al braccio, e mi sono avviato al mio lavoro. Forse ha conosciuto qualcuno, in questo periodo, di cui per il momento non vuole mettere Carla al corrente, ho riflettuto con superficialità, magari soltanto per una sorta di riservatezza, oppure per una semplice difficoltà a dare spiegazioni di certe piccole premure; poi mi sono interessato soltanto di quello di cui dovevo occuparmi.

Più tardi sono rientrato in agenzia, e mentre Elisabetta era al solito posto di lavoro, davanti alla sua scrivania si trovava seduta proprio Carla, passata dall’ufficio forse per approfondire meglio quell’argomento di cui al telefono sembrava tanto interessata. Ho salutato ambedue con normalità, ho sistemato delle carte in un faldone, tirandole fuori dalla mia ampia borsa, poi mi sono seduto al terminale per aggiornare la lista dei miei appuntamenti. Ovviamente il mio più forte desiderio, considerate le dimensioni ridotte dell’agenzia in cui lavoriamo io ed Elisabetta, è stato subito quello di occuparmi delle cose più strettamente necessarie, e quindi andarmene, considerato che per contratto non sono tenuto a rispettare un vero e proprio orario di lavoro, in maniera da lasciare loro due da sole, libere così di parlare senza la mia presenza. Ma a quel punto la mia collega mi ha guardato con intensità, quasi sorpresa, oppure anche meravigliata che andassi via, tanto che mi ha chiesto qualcosa di un appartamento da tempo in vendita, come per trattenermi il più possibile in ufficio. Mi sono sentito quasi imbarazzato della situazione, considerato che Elisabetta non mi pone mai delle domande, se non sono strettamente necessarie, e soprattutto non sono riuscito a comprendere quale potesse essere lo scopo finale di tutto questo. In ogni caso ho tirato fuori la cartellina che riguardava l’immobile in questione, ed ho dato subito le spiegazioni che lei mi aveva chiesto. Tra le due amiche intanto era sceso il silenzio più completo, tanto che immaginavo già Carla prendere la sua borsetta e poi andarsene, come per togliersi dall’intralcio, ed invece mi sono accorto subito che ambedue adesso mi stavano osservando fisse, come per appurare con attenzione quali fossero le mie risposte, e forse i miei comportamenti. Infine, ho detto che adesso avevo proprio da fare, lasciando la cartellina sulla scrivania di Elisabetta, ma anche così qualcosa è parso non andare esattamente per il verso giusto.

Bruno Magnolfi

Giusto verso.ultima modifica: 2022-09-21T17:07:21+02:00da magnonove
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