Giornate irripetibili.

 

Diario. 15° giorno. Oggi purtroppo abbiamo compiuto un grave errore, immaginando che la gente potesse mettersi per sua natura sempre e comunque dalla parte della ragione. Ho visto così soltanto la violenza cieca, e dei comportamenti ingiustificabili, assieme alla voglia quasi disumana di affibbiare la colpa di qualcosa a qualcuno, senza nessuna riflessione preventiva. Noi ci siamo fidati di uno stupido ottimismo, dell’entusiasmo di chi divide tutto in due semplici parti, e si schiera sempre e comunque per una delle due, senza cercare mai dei compromessi tra le due fazioni. Siamo andati alla manifestazione dei gilet gialli di Nantes purtroppo così come si va ad una scampagnata, forse per sentirsi circondati da dei cittadini in tutto simili a noi, con gli stessi principi e magari i medesimi diritti; ma non è stato così, e siamo rimasti investiti da una realtà che probabilmente fino ad allora non potevamo neppure sospettare. Siamo così fuggiti al più presto da quella violenza inaudita a cui fino ad un minuto prima quasi non avevamo voluto credere, e comunque ci siamo subito sentiti distanti da tutti gli altri, persuasi come eravamo da una diversa logica, forse più ingenua, senz’altro più semplice e immediata, certamente incapace di scendere allo stesso pari di chi forse non aveva proprio niente da perdere. Ci siamo ritrovati addosso anche delle piccole contusioni alla fine, ma non ci siamo fatti curare da nessuno, aspirando solamente a fare ritorno alla svelta dentro al nostro camper, fermo in un parcheggio scambiatore della periferia della città, dove siamo rientrati in fretta alla stessa maniera come si giunge a casa propria.

Persino il mio cagnolino, che avevo portato fiduciosa con me alla manifestazione, naturalmente chiuso dentro ad una borsa appropriata, è apparso subito turbato, sconvolto da quanto stava accadendo, come fosse proprio lui la coscienza critica di quanto ci stava passando di colpo davanti agli occhi. Forse siamo tutti sbagliati, ho pensato in quel momento: dei sempliciotti che vanno dietro a degli slogan, senza immaginare che la violenza è solo la sponda estrema della nostra umanità, e che quel limite viene oltrepassato da qualcuno soltanto quando questi con arguzia  riesce a coinvolgere per uno stesso scopo tante altre persone ignare, magari convinte di affrontare così una lotta lecita, giusta, giustificata. Abbiamo voluto manifestare insieme ai cittadini francesi, ma per qualcosa che forse neppure ci apparteneva, immaginando di essere tutti quanti dalla stessa parte, e scoprendo invece che a volte non c’è alcuna saggezza nel farsi massa senza testa, accecata spesso solo dall’odio. Mio marito stasera aveva un polso dolorante per la sua caduta incolpevole sull’asfalto; Lina per suo conto sembrava ancora in preda al panico; Antonio invece si era fatto male chissà come ad una spalla, ed io ad una gamba, inciampando nella corsa disperata; e tutti noi conservavamo un fischio lancinante nelle orecchie, quello prodotto dagli scoppi troppo vicini, dalle fucilate dei tanti lacrimogeni, dalle urla assurde, dalle sirene che ci passavano a due metri.

Tutti contro tutti, spesso a mani nude, ma perché no anche con le spranghe, questa è la logica diffusa che ho riscontrato lungo i viali cittadini di Nantes, senza peraltro che ci fosse un vero senso nello scatenare l’inferno in questo sabato, quando al contrario ci sarebbe stato soltanto da mantenere la calma e magari ripetere con forza e con gran voce le semplici e corrette rivendicazioni. Allora ho capito quanto probabilmente tutto fosse già manipolato, indirizzato, messo su ad arte, sotto l’egida di un populismo becero, colmo di interessi, capace di tutto in determinate condizioni. Fingere di stare esattamente dalla parte della gente, di sorreggere proprio gli interessi veri di tutti quanti, e rendere assolutamente condivisibili le loro stesse parole d’ordine, per poi furbescamente spingere invece la massa inconsapevole a soverchiare dei poteri democraticamente eletti. Ci siamo caduti anche noi in questo tranello, senza dubbio, forse io stessa anche più dei miei compagni di viaggio, però è stato importante rendersi conto in prima persona che cosa fosse realmente questo movimento popolare, e cosa rappresentasse.

Adesso l’unico desiderio rimasto per noi quattro è quello di tornare rapidamente indietro, giudicare una volta per tutte terminata questa strana vacanza francese, e rientrare il più velocemente possibile alle nostre vite ordinarie, come fossero quanto di meglio possibile tra tutte le nostre possibilità. Dispiace pensare che le vicende negative siano state così capaci di oscurare improvvisamente tutte le esperienze più belle di questo breve periodo, però sicuramente ci vorrà del tempo per essere in grado di riconsiderare tutto quanto sotto una luce più matura, e saper vedere ogni aspetto di questo viaggio anche come il semplice frutto di un preciso periodo storico, per sua natura irripetibile, capace di pensieri e di riflessioni probabilmente quasi infinite.

Bruno Magnolfi

Giornate irripetibili.ultima modifica: 2022-06-23T17:32:04+02:00da magnonove
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