Nessuna opportunità.

 

<<Sono qua>>, dico all’amico che mi sta aspettando come sempre, seduto dietro ad una birra nel nostro solito locale dove ci rifugiamo quasi ogni giorno <<Adesso dobbiamo proprio deciderci a combinare qualcosa>>, gli faccio come per affrontare immediatamente l’argomento più spinoso. Lui sorride, tracanna un sorso della sua birra mentre io mi lascio servire dal barista una rossa media alla spina; poi con calma mi spiega: <<forse ho trovato la soluzione che fa al caso nostro>>. Mi fa vedere un foglietto su cui è riportato un numero di telefono scritto di fretta, e lui, sempre sorridendo, mi spiega che dietro a quel numero c’è un tizio che potrebbe darci da lavorare. Gli dico che per me va bene, sono quasi agli sgoccioli, qualsiasi cosa sia sono pronto per affrontarla, ma lui dice di mettersi tranquilli perché probabilmente ci sarà da trattare solo un po’ per le condizioni e per la nostra retribuzione. Poi lentamente compone il numero, e subito gli risponde una voce femminile che dice di aspettare in linea qualche momento. Buttiamo giù un sorso, tanto per non dare importanza all’attesa, ma subito dopo il tizio che stiamo cercando dice che al telefono non si può parlare, e che dobbiamo incontrarci di persona per trattare la faccenda.

Fissiamo per il pomeriggio in un caffè elegante della zona, e quando il mio amico riattacca, forse per la troppa semplicità, inizio a sentire l’odore di una solenne fregatura, anche se non so spiegarne il vero motivo. Tutto sommato, comunque, possiamo sempre dire che non ci interessano i suoi affari, e chiuderla lì con le sue proposte, penso. Il mio amico adesso dice che quel numero di telefono l’ha avuto da una donna del giro che conosce oramai da un po’ di tempo, e quindi pensa ci sia sicuramente da fidarsi, e che dobbiamo soltanto verificare il lavoro e le condizioni. <<Forse ci sarà da fare gli intermediari con dei corrieri>>, dico io; <<probabilmente avremo a che fare anche con dei piccoli consumatori che ci daranno sicuramente un sacco di problemi>>. Il mio amico annuisce, in effetti pare strano pure a lui che questo tizio ci proponga del lavoro buono, senza neppure averci conosciuto in precedenza, però tutto è possibile in certi ambiti. Facciamo un giro a piedi nel quartiere e intanto chiediamo per telefono alle nostre conoscenze, naturalmente senza troppa insistenza, qualche generica informazione sul nostro gancio, anche se sembrano tutti molto abbottonati sull’argomento, oppure veramente non sanno quasi nulla.

Mi viene in mente all’improvviso di far chiamare dal mio amico questa sua famosa conoscente, e senza farle delle domande dirette, sentire che cosa sappia del tipo di cui si permette di dare così il numero in giro. Lei ride adesso, spiega che è soltanto uno che sta cercando di allargare il proprio ambito di affari, e che comunque è un tipo a posto, viene dalla gavetta come tutti, ma sembra che da un po’ di tempo le cose per lui stiano navigando piuttosto bene. Il mio amico ringrazia e poi riattacca, ma io ci vedo sempre più qualcosa che non torna in tutta la faccenda. Nel pomeriggio andiamo al nostro appuntamento, e quando arriviamo ci fanno attendere un sacco di tempo prima di essere ricevuti in una saletta sul retro del locale. Il nostro uomo è un tipo elegante, sicuro di sé, senz’altro uno che sa trattare perfettamente le mezze cartucce come noi, ma ugualmente decido di non dargli la possibilità di considerarmi troppo dall’alto al basso.

Lui ci osserva, parla sottovoce con uno dei suoi, ci tiene in piedi ad una distanza di tre metri dal suo tavolino, poi ci chiede i nomi, segna qualcosa sopra un taccuino, riflette, pare quasi che impieghi tutte le sue capacità per tenerci in una situazione poco piacevole. Il mio amico si volta un attimo verso di me, come per farmi comprendere che neanche lui capisce che cosa stia succedendo. Poi arriva qualcuno che porta un foglietto, il tizio osserva la scrittura sulla carta, forse è l’informazione che aspettava, penso io, magari adesso si potrà parlare delle cose che maggiormente ci interessano. <<Mi dispiace ragazzi>>, dice improvvisamente il tizio che gli sta accanto in piedi. <<Per il momento almeno, non c’è nessun lavoro per voi due>>. Il nostro uomo ci guarda compassato, forse studia la nostra reazione, ma io personalmente decido di non averne alcuna, così faccio un gesto di saluto senza neanche ringraziare, e poi mi volto per uscire, mentre il mio amico balbetta qualcosa come per evidenziare il fatto che siamo gente a posto, con delle buone capacità e tanta voglia di fare, anche se non giunge alcun ripensamento da dietro il tavolo.

Usciamo, forse ci siamo giocati un’opportunità senza neppure comprendere il motivo per cui siamo stati scartati in questo modo. <<Non fa niente>>, dico al mio amico appena raggiungiamo il marciapiede. <<Per un tipo del genere non avrei mai lavorato volentieri>>.

Bruno Magnolfi

Nessuna opportunità.ultima modifica: 2022-07-04T14:58:31+02:00da magnonove
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