Verso la normalità.

 

Loro quattro con il camper erano giunti a Nantes provenendo da Saint-Nazaire, praticamente poco dopo le nove di mattina. Avevano subito affidato il mezzo ad un parcheggio scambiatore della parte periferica della città, ed una volta acquistati i biglietti urbani in un tabac, erano saliti con convinzione su un convoglio del tram piuttosto affollato, per raggiungere in fretta, come già accertato sulla pianta della linea ferrata, la zona centrale della città. Non avevano un itinerario preciso, così si erano affidati quasi al caso per scegliere la fermata migliore alla quale scendere dal veicolo rispetto ai loro scopi. Si erano venuti così a trovare piuttosto vicini alla zona universitaria, ed avevano riscontrato, davanti e intorno a loro, la presenza di diverse persone che camminavano lentamente, guardandosi in giro quasi con un certo sospetto mentre percorrevano tutti il largo viale, anche se nessuno tra quei cittadini al momento pareva indossare qualcosa di giallo. Perciò non sembrava affatto che proprio quei personaggi isolati, o in gruppi di due, potessero mai dare inizio ad un vero corteo, anche perché pareva un’idea quasi lontana ed indefinita, almeno in quegli attimi, quella di formare un reale assembramento. <<Forse abbiamo capito male>>, aveva detto Lina con ironia mentre percorrevano con calma i larghi marciapiedi di quel quartiere centrale, e Renato si era lasciato andare ad una breve risata, come per ribadire che secondo il suo parere non ci sarebbe stata probabilmente nessuna manifestazione in giornata da quelle parti. Invece, davanti alle pattuglie della gendarmerie che presidiavano in assetto da sommossa i punti più salienti, ad un tratto diverse persone, quasi fosse scattato un meccanismo preciso, avevano iniziato dal niente ad indossare e sfoggiare i loro gilets jaunes, proprio nello stesso momento in cui erano stati srotolati diversi striscioni riportanti le parole d’ordine maggiormente in uso anche a Parigi durante quei mesi.

Tutto sembrava avvenire con calma comunque, senza che venisse mostrata una vera e propria sfida diretta, anche se in un attimo, proprio davanti a loro che camminavano insieme agli altri quasi per compiere una passeggiata di puro piacere, qualcosa aveva preso fuoco in una enorme vampata, ed immediatamente i poliziotti avevano iniziato col tirare in aria dei lacrimogeni. In un attimo Sandra era parsa smarrirsi dentro al fumo acre che adesso l’avvolgeva completamente, e gli altri tre, proprio accanto a lei, sembravano come colti da un’impreparazione talmente completa da lasciarli solo compiere il semplice e istintivo gesto di spostarsi verso i muri degli edifici al margine della strada. Molti dei manifestanti avevano subito iniziato a correre e a urlare, e ritrovarsi di colpo in quella confusione generale, proprio tra le forze dell’ordine e la testa del corteo, appariva improvvisamente la scelta più stupida e più sfortunata a cui si sarebbe potuto dar corso. Antonio tendeva a proteggere sua moglie e i suoi amici allargando le braccia e guardandosi attorno fortemente intimorito, mentre col corpo cercava di spingere tutti verso l’incavo di un portone, ma Sandra, colta quasi da un terrore isterico, sembrava impossibilitata persino a muoversi, limitandosi a coprire i suoi occhi e la faccia con le mani aperte. <<Siamo degli stupidi>>, continuava a dire Lina a voce alta, come per smontare con quelle parole la situazione difficile in cui erano andati ad infilarsi, e proprio in quell’attimo qualcuno correndo aveva spinto Renato fino a farlo cadere. Accanto a loro quattro qualcuno aveva preso sopra la testa una manganellata da un poliziotto, e adesso quel ragazzo con il gilet giallo si era seduto ormai inebetito e sanguinante, mentre le forze dell’ordine proseguivano il pestaggio di chiunque al momento trovassero a tiro. La guerriglia urbana mostrava adesso il suo volto più duro, e lo scontro cruento avveniva con dei corpo a corpo, dove la fuga repentina e veloce appariva quasi l’unica forma di difesa possibile.

Lina aveva alzato le braccia come per arrendersi, o per mostrare la propria estraneità a quanto andava accadendo in quei pochi minuti, e Renato, riuscito fortunatamente ad alzarsi da terra prima che qualcuno avesse potuto travolgerlo, si era andato subito a stringere contro il muro, mostrando anche lui le mani aperte, nel significato di mancanza di colpe. Si avvertivano infrangersi, poco lontano, le vetrine di qualche negozio; e le bottiglie molotov, un po’ più avanti, lasciavano partire da terra grandi pennacchi repentini di fiamme e di fumo nero, anche se erano i colpi secchi e terribili dei fucili per i lacrimogeni, o forse anche di altre armi, che incutevano maggiore paura. Loro quattro rimasero a lungo stretti davanti a quel benedetto portone, ed attesero terrorizzati, senza più neppure parlare tra loro, che le cose tornassero lentamente verso la piena normalità.

Bruno Magnolfi

Verso la normalità.ultima modifica: 2022-06-16T17:36:18+02:00da magnonove
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