Rispetto dovuto.

 

Il ragazzo, non proprio giovanissimo, dietro al bancone della boulangerie, aveva capito immediatamente che eravamo degli italiani, e così si era prodigato frettolosamente a spiegarci, nella nostra lingua, però piuttosto stentata, che aveva avuto una fidanzata di Roma in passato, e che era riuscito a visitare con lei, negli anni addietro, diverse località della nostra penisola. Noi gli avevamo sorriso, Sandra gli aveva subito confessato di dove eravamo esattamente, e che cosa stavamo facendo in Bretagna nel mese di febbraio. Lui si era mostrato meravigliato per la coraggiosa scelta di affrontare in inverno un periodo di vacanza in un camper, e poi aveva accennato, quasi come fosse un serio pericolo per i turisti, come nelle città francesi più grandi fosse in atto da settimane questa grossa protesta dei gilet gialli, ma in ogni caso si era subito personalmente dichiarato d’accordo con quelle rivendicazioni. Noi con naturalezza gli avevamo anche chiesto, pur con un certo tatto, delle informazioni aggiuntive, ed il ragazzo, approfittando del fatto che nel negozio in quel momento non c’era nessun altro che noi, ci aveva spiegato, abbassando la voce, di come si dicesse oramai dappertutto che il governo francese da lì a poco avrebbe sicuramente piegato la testa, finendo per accettare molte delle richieste dei manifestanti. Poi però era giunta nel panificio, per acquistare delle baguettes, una signora sui sessant’anni che conosceva bene l’esercizio, e noi avevamo lasciato cadere l’argomento preparandoci ad andarcene con i nostri acquisti di pane e di croissants fragranti, quando lei aveva aggiunto, sulla coda dei nostri discorsi, che secondo il suo parere era giusto protestare, perché nella maniera attuale i francesi non potevano più tirare avanti, mostrando così che tanta gente semplice, proprio come lei, stava dalla parte dei gilet gialli.

Eravamo usciti da quel negozio tutto sommato soddisfatti di aver almeno trovato qualcuno pronto a spiegarci quanto fosse proprio di popolo quella specie di rivolta, anche se forse era più facile essere favorevoli a quelle proteste per delle persone che vivevano in una cittadina della provincia del Finisterre come Morlaix, che non per gli abitanti di qualche grande città francese. Tornammo sul nostro mezzo sostanzialmente provando una vaga simpatia per i discorsi che avevamo ascoltato, anche se le notizie di cronaca sui cortei in atto parlavano di frange violente e di vere e proprie devastazioni da parte dei manifestanti. <<Deve essere una sensazione forte ritrovarsi in piazza a migliaia senza neppure seguire un partito o una bandiera precisa>>, diceva Sandra quasi invidiando la determinazione dei partecipanti alle proteste. <<Qualcuno o qualcosa ci deve pur essere comunque alle loro spalle>>, smorzava allora Lina, con il suo modo distaccato e poco favorevole agli entusiasmi.  L’idea generale al momento era quella di riempire la piccola dispensa del camper ed andarcene a preparare la cena dalle parti di Carantec, lungo la costa, e addirittura spingerci durante la bassa marea fino a l’Ile de Callot, collegata alla terraferma da una strada sottomarina a seconda delle fasi lunari. Da un certo punto di vista il nostro pareva un percorso di allontanamento dai problemi reali del paese, ma di fatto nessuno di noi dimenticava facilmente il momento politico francese. Renato ribadiva allora con un semplice: <<andiamo>>, che la nostra era soltanto una semplice vacanza, ed Antonio metteva in movimento il motore senza commenti.

Il viaggio era brevissimo, ed il vento al momento pareva quietato, tanto che la temperatura atmosferica sembrava molto meno bassa di quanto ci potevamo aspettare. Le tante villette ad un piano edificate vicino alla costa oceanica, ognuna circondata dal suo verde giardino, mostravano con estrema chiarezza quanto la località fosse apprezzata nel periodo estivo, e la nostra ricerca di un luogo abbastanza isolato e tranquillo in altri periodi dell’anno forse sarebbe stata molto difficile. <<Una cittadina piuttosto borghese>>, esordì Lina manifestando la propria distanza da posti del genere, ma Antonio la corresse invitandola ad osservare meglio il lato naturalistico della costa e di quanto avevamo di fronte, e così quelle basse scogliere frastagliatissime con i suoi tanti isolotti di fronte, ci apparvero all’improvviso per quello che erano veramente. Arrivammo fino a Roscoff allora, e  l’Ile de Batz apparve di fronte a noi come una grande nave composta di scogli e di vegetazione lussureggiante. Dal piccolo porto locale salpavano ogni giorno delle imbarcazioni dirette in Inghilterra e addirittura in Irlanda, e la vicinanza improvvisa con tante culture diverse, così a portata di mano per tutti, ci fece sentire più piccoli, tanto che quella sera preparammo e consumammo la nostra cena nel camper quasi in completo silenzio, forse proprio per una forma di dovuto rispetto per un luogo affacciato e proteso verso l’Oceano immenso e pieno di storia.

Bruno Magnolfi

Rispetto dovuto.ultima modifica: 2022-06-13T15:18:35+02:00da magnonove
Reposta per primo quest’articolo