Aver convinto gli altri, subito prima di intraprendere la via del ritorno, a spingersi con il camper fino alla fine della penisola di Quiberon, per poi dedicare l’ultimo probabile giorno della loro vacanza francese alla città di Nantes, come sembra già deciso da tutti e quattro, rende Antonio orgoglioso delle proprie capacità. Certo, anche aver visitato precedentemente Carnac è stato bello, ma adesso per lui essersi ritrovati su questo istmo di terra proiettato verso l’oceano, gli ha fatto come riandare con i pensieri al vero senso per cui tutti loro si sono avventurati in questa affascinante Bretagna invernale, spazzata dai venti oceanici e priva in questo periodo di qualsiasi altro turista. Adesso invece stanno procedendo con calma verso Saint Nazaire, dove la Loira, dopo un lungo e meraviglioso viaggio, va a gettarsi nelle acque aperte del golfo di Biscaglia, e così hanno deciso di pernottare proprio da quelle parti, magari su di una delle sponde alla foce del fiume.
Renato, improvvisamente, al momento in cui si erano fermati per un’ora circa in un luogo abbastanza isolato, gli ha chiesto, con espressione estremamente seria e decisa, che cosa intendesse farsene di quella pistola che stava stupidamente nascondendo fin dalla partenza da qualche parte. Ad Antonio è venuto subito da ridere, ma l’altro al contrario sembrava quasi sul punto di arrabbiarsi seriamente. <<Non è una pistola>>, gli ha risposto allora con timidezza; <<è soltanto una piccola lanciarazzi, poco più che un giocattolo, un attrezzo buono per festeggiare qualcosa, insomma per sparare qualche fuoco colorato in aria; è una cosa che avevo pensato di utilizzare una sera, magari per fare a tutti una bella sorpresa, ma poi purtroppo non si è mai presentata l’occasione adeguata>>. L’altro improvvisamente si è sentito uno sciocco ad aver immaginato per diversi giorni, soltanto sulla base di un’occhiata rapida da dietro, degli aspetti un po’ inquietanti dell’amico mentre lui teneva in mano quel ferro, però adesso si è subito sentito più sereno per avergliene chiesta ragione.
Così, mentre alla fine si sono sistemati con la loro casa viaggiante dalle parti del Camping L’Estuaire, ovviamente chiuso in questo periodo, loro due si sono sentiti improvvisamente più vicini, forse anche soltanto per quel semplice chiarimento. Sandra invece è apparsa piuttosto nervosa o eccitata: ha trascorso una parte della giornata a spulciare i giornali che parlavano delle manifestazioni dei gilet gialli, e forse il fatto di trovarsi già domani stesso là in mezzo, proprio al centro di Nantes, magari a sfilare insieme a tutti gli altri cittadini, la fa sentire comunque finalmente viva, capace di dolersi o di gioire delle stesse cose per cui tutti i francesi si sentono in questo periodo come un solo popolo in movimento. Lina invece non ha più affrontato l’argomento negli ultimi giorni, ed anche se non si tirerà certo indietro domani per un moto di paura, o per la propria incapacità di sentirsi davvero una come tutti gli altri, in ogni caso cercherà di starsene abbastanza in disparte, senza assolutamente farsi prendere dalla presupposta foga dei manifestanti.
Antonio parcheggia il camper vicino alla riva sinistra del grande fiume, posizionandolo nel migliore dei modi, poi dà ai suoi amici il suo aiuto per preparare la cena. Niente di speciale stasera: alcune cose avanzate dai giorni scorsi, un piatto di spaghetti per ricordarsi dell’italianità, e poi un bel vino rosso della zona, giovane e leggermente aspro, ma buono. Renato sorride, ha una sua idea, ma la tiene per sé fino a quando non terminano con calma di cenare. Poi la solita partita a carte per stabilire di nuovo di chi sia il turno per lavare le stoviglie e sistemare il cucinotto ed anche la tavola, e mentre le cose procedono quasi come tutte le altre sere, lui sottovoce ha già suggerito a Toni di preparare la sua lanciarazzi per fare una sorpresa alle ragazze, come le chiama da quando sono partiti. <<C’è qualcosa da vedere qua fuori>>, fa René a un certo punto, mentre osserva le luci delle case dall’altra parte della Loira, quasi due chilometri da una riva a quella opposta. Tutti escono per ammirare il fiume lento che scorre maestoso, c’è persino un banco di sabbia al centro del rio, un isolotto cresciuto in mezzo al corso dell’acqua, come una balena di acqua dolce, emersa un momento a prendere aria. E’ in quel momento che Toni esplode il suo razzo, un fuoco rosso luminoso e brillante sopra di loro, calmo e leggero, che compie fedelmente la propria perfetta parabola, per poi andare inevitabilmente a cadere nel fiume, tra espressioni di gioia e di sorpresa; e senza neanche saperlo, il petardo va in aria adesso come per indicare finalmente quasi lo sbocco inaspettato e improvviso di un sentimento comune e infantile, forse tenuto a bada da tutti per troppo tempo, così racchiuso tra molti altri sentimenti, stretti in ognuno di loro.
Bruno Magnolfi