Dolore necessario.

 

Oggi ho camminato da solo per un po’, cercando di tenere la mente leggera, in questo vento invernale che da due giorni spazza violentemente la costa bretone. Non so neppure cosa intenda cercare dentro me stesso crucciandomi così mentre muovo questi passi; in ogni caso, a ripensarlo meglio, adesso mi sfugge addirittura il senso esatto delle mie parole di poco fa vicino al camper, e non riesco neppure a comprendere e a controllare quei sentimenti che sono stati capaci di dare la voce ai miei pensieri. Lei però mi prende completamente, all’improvviso, come per sconvolgere ogni mio gesto, ed io di colpo so di averle voluto dire così che è come se la conoscessi ora per la prima volta, ma contemporaneamente come se avessi saputo che lei era sempre stata presente dentro di me, e che era rimasta lì da tanto tempo, quasi sospesa, forse ad attendere da me ciò che solo ora sto svelando, anche se fino a questo momento io stesso non ne avevo la minima coscienza. Non so per quale motivo succeda questo, le ho detto, non so spiegarmelo, però è così, e so che lei deve comprendermi ed accettarmi, perché non vedo nessun’altra possibilità. <<Ho voglia di ridere, Lina>>, le dico; <<di guardarti e non riconoscerti, starti vicino e scoprire che sei proprio tu, la medesima di sempre, eppure anche una persona tanto diversa>>. Lina sorride, forse si schernisce, cerca delle frasi razionali che stridono nel tentativo di spiegare qualcosa che non ha una vera logica. <<Ci passerà>>, aggiunge subito, <<è soltanto un’infatuazione passeggera che tra non molto sparirà da dentro di noi, esattamente com’è nata.>>. Le ho tenuto una mano, dieci minuti fa, di nascosto a tutti come purtroppo dobbiamo fare, ed ho scambiato con lei qualcosa di estremamente superiore a qualsiasi aggettivo, e per tutta quella serie di momenti non c’è stato proprio bisogno d’altro.

E’ una pazzia quella a cui stiamo dando seguito, lo comprendiamo ambedue perfettamente; eppure è come se qualcosa dentro di noi proseguisse a spingerci, e persino a suggerire delle parole: <<Perché no. Perché non dare libero corso a questo nostro sentire, seppure in noi quasi dimenticato o messo da parte. Perché non tentare di immaginarci quale mai possa essere la prospettiva, il risultato, le conseguenze di questo stato d’animo, anche se niente di tutto quanto potrà mai avere un reale futuro>>. E lo struggimento che giunge facilmente ad ogni occhiata, è lì a consumarsi in noi come l’ultimo possibile, come per un’ultima volta, e dopo basta. Continuo a camminare e forse sono investito continuamente da masse di pensieri assurdi, nella stessa maniera come questo vento oceanico porta ad infrangere onde gigantesche sopra gli scogli. C’è qualcosa di malato in tutto questo, lo capisco benissimo, ma non so frenarmi, e non sa farlo neppure Lina, anche quando volge lo sguardo altrove per evitare di incoraggiarmi ancora. Cosa mai potremo fare, mi chiedo, se non assolutamente niente, proseguendo la nostra vacanza in quattro dentro al nostro camper, così com’è iniziata, e tentare di smetterla con questo gioco di velati sottintesi e di sfioramenti nascosti delle mani. Funziona questa complicità, visto che proseguiamo a tenerla viva, ma forse è il pericolo stesso che la tiene in vita, questa logica impossibile che la spinge avanti, il senso del proibito assoluto che ne produce e ne distilla ogni goccia di linfa vitale.

Poi mi fermo ad osservare una cresta di rocce che vengono ricoperte di schiuma ad ogni onda di mare: forse è stato un errore tutto quanto; anche soltanto non riuscire a riflettere fin dagli inizi che sarebbe stata, come poi realmente si è verificato, l’improvvisa noia di sempre a darci proprio la forza per superare ogni barriera. Evidentemente in seguito qualcosa, già uno di questi giorni, inizierà nei nostri rispettivi matrimoni a funzionare sempre peggio, e diventerà rapidamente un bel problema, mostrerà subito qualcosa da isolare, sempre che questo sia possibile. Qualcuno di noi ci rimetterà direttamente di persona, proprio in quegli stessi termini di tutte le cose quando si sgretolano improvvisamente, e non funzionano più, perdono di senso, senza aver mai neppure riflettuto che sarebbe potuto accadere per davvero; e forse tutta quanta questa vacanza a quel punto potrà mostrare il senso delle strade che all’improvviso prendono ognuna per il proprio corso, deviando con forza e con dolore da ciò che ci eravamo immaginati appena poco tempo prima. Forse dobbiamo arrestare immediatamente questo processo che ora sembra inevitabile, forse dobbiamo insabbiare ciò che appare adesso tanto importante, eppure privo di qualsiasi significato logico; soprattutto se accostato al dolore che tutto questo potrà facilmente provocare.

Bruno Magnolfi

Dolore necessario.ultima modifica: 2022-02-09T16:53:32+01:00da magnonove
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