Opera aperta.

 

Non si sono parlati molto nel corso degli ultimi giorni, pur essendo vicini di banco nella classe del liceo. Sarà perché nessuno dei due desidera vedere sciupata l’atmosfera di sospensione e di attesa che in questo momento si è creata, da quando hanno deciso di provare sul serio a suonare assieme, ed anche con gli altri ragazzi della formazione. Però è stato pubblicato da poco un trafiletto su un giornale locale che recensisce le sorti della serata all’interno del piccolo locale in cui si è esibito qualche giorno addietro il quartetto jazz di Lorenzo, e lui sul banco lo ha mostrato a Franca, quasi senza aggiungere alcuna parola. Lei lo ha letto subito con interesse, durante la pausa per il cambio di insegnante, approfondendo così qualche notizia che fino adesso le era parsa vaga. Si spiega là sopra, da parte del giornalista, come la musica ascoltata in quella sera affondi le proprie radici, pur con tante variazioni verificatesi in periodi più recenti, in ciò che è accaduto dopo gli anni sessanta, quando molti musicisti in ogni parte del mondo avvertirono un fremito di libertà soprattutto dai vincoli armonici e ritmici, inseguendo così dei nuovi modelli da sperimentare.

<<Si tratta di un processo musicale, quello ascoltato l’altra sera>>, prosegue quindi il giornalista nell’articolo, <<in cui il fluire delle note avviene tra i suonatori di questa band quasi per una sorta di telepatia, tanto si avvertono vicini e solidali i loro modelli, introducendosi insieme oppure a turno, ma quasi in punta di piedi, nell’arte sacra dell’improvvisazione, e ritrovando solo ogni tanto dei punti fermi melodici, ritmici o armonici, che in ogni caso non ne frenano affatto l’espressività>>. Per Franca è quanto di più bello ed invitante possibile il definire così, con poche e semplici parole, quel materiale musicale di cui ha ascoltato le registrazioni; un mondo sonoro a cui improvvisamente sente, ed ogni volta con maggiore intensità, il desiderio forte di contribuire personalmente con il suo pianoforte, nonostante la paura comprensibile di non essere all’altezza della situazione. Poi entra in classe l’insegnante di lettere, ed in lei le cose d’improvviso assumono un senso diverso, come se l’aspirazione alla libertà in quel tipo di musica avvertisse comunque la necessità improvvisa di regole, di studio, e di condizioni più concrete e precise, alla stessa maniera di come la storia del pensiero e della letteratura sia molto spesso da ricondurre a coloro che hanno sempre avuto le idee più chiare, ferme e definite, rispetto a tutti gli altri.

<<Va bene>>, dice poi Franca a Lorenzo sottovoce; <<sono contenta che tutto questo stia davvero avvenendo, qualsiasi possa essere il risultato del nostro tentativo>>. Lui sorride e apre il quaderno dei propri appunti sopra al banco, proprio mentre l’insegnante Sarti, dietro la sua cattedra, intercetta, come peraltro era già accaduto altre volte, questa loro invidiabile sintonia, tanto che, anche per introdurre l’argomento previsto per la sua lezione del giorno, pone d’improvviso un interrogativo fondante proprio ai due ragazzi, riportandoli subito a riflettere, con le proprie capacità, su quanto la letteratura italiana abbia giocato un ruolo all’interno del romanticismo europeo, anche se quasi esclusivamente come anelito alla libertà dall’oppressione degli altri popoli sulla propria nazione. <<Credo che nel momento in cui un letterato, o in generale un artista, si ponga al servizio di un’idea diffusa e pressante data dal bisogno della libertà>>, dice Franca Neri adesso in piedi, con impeto, e quasi di getto, <<questo suo comportamento si mostri immediatamente come la chiave di volta più importante a cui è possibile dare un seguito; allo stesso modo in cui, ad esempio nella musica attuale, sia da ricercare per assolutamente encomiabile colui che sfugge per evidente scelta a delle idee puramente commerciali, come da parte di chi, avvertendo la costrizione del mercato imperante, ricerca il senso vero delle note che sta racchiuso all’interno del linguaggio sonoro>>.

<<Benissimo>>, dice subito la Sarti; <<così in questa maniera abbiamo collegato rapidamente la storia della letteratura con gli argomenti segreti di cui la nostra alunna Neri si confida a volte con il suo compagno di banco>>. Qualcuno ride tra i ragazzi della classe, ma in fondo non c’è neppure molto di cui discutere, considerato che l’argomento principale sfiorato in queste tematiche, non risulta esattamente qualcosa da prendere troppo alla leggera. L’insegnante inizia così la sua lezione intorno alle spinte risorgimentali della letteratura italiana nell’ottocento, e tutti quanti nel silenzio generale prendono i loro doversi appunti, compreso Lorenzo, rimasto colpito dall’argomentare di Franca: qualcosa che forse dentro di sé ha sempre provato, ma che in questo momento, senza di lei, non sarebbe mai stato capace razionalmente persino di riflettere.

Bruno Magnolfi

Opera aperta.ultima modifica: 2021-09-26T20:38:58+02:00da magnonove
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