Errori esistenziali.

 

La chiave, nella porta dell’appartamento di Corrado, entra subito senza alcun intoppo, e compie un primo giro in modo del tutto naturale, anche se, subito dopo, quel meccanismo interno al serramento provoca uno scatto vagamente insolito, ma tutto sommato qualcosa di un tipo che ancora ci si potrebbe facilmente attendere da un ingranaggio, ma che lascia a Domenico la sgradevole sensazione da intruso che avrebbe proprio voluto evitare, e quando, dopo il secondo giro di serratura, lui imprime una leggera spinta a quell’uscio per aprirlo, mettendo finalmente piede nel piccolo corridoio dell’abitazione, mostra comunque, proprio per questo, una calma al momento quasi meticolosa nei suoi gesti, come se fosse del tutto impaurito da quell’insolito ritrovarsi da solo in casa d’altri, e senza far niente di più annusa per qualche momento l’aria vagamente stantia di quelle stanze, timoroso persino di provocare, con la sua sola presenza, qualche improbabile danno, oppure anche dei nuovi rumori insoliti, quasi qualcuno là attorno fosse in ascolto. Ad un primo sguardo dato in giro comunque tutto gli appare ordinato, a posto, peraltro come evidentemente lo ha lasciato colui che fuor di dubbio ci tiene molto alla propria abitazione, e dove vive ormai da molti anni, anche se adesso momentaneamente ricoverato in ospedale, e lui, misurando i propri passi leggeri fino al finestrone della cucina che si apre sul giardinetto del retro, non nota niente fuori posto nell’arredamento e in tutto il resto, tanto che si sofferma soltanto per qualche attimo dentro le stanze, giusto per sincerarsi, proprio come promesso, che tutto sia ordinato, e senza comunque trarre delle particolari impressioni negative o di sorpresa. Poi esce all’aperto, dopo aver preso il foglio di carta lasciato appositamente sul tavolo da Corrado: alcune note segnate con un certo scrupolo, degli appunti in fondo semplici e accurati, in cui vi sono riportate le diverse raccomandazioni che Domenico trova in questo momento quasi superflue, ma che riesce a comprendere assolutamente, nel loro mettere in risalto lo stato d’animo generale del vicino.

Così cerca i vasi giusti da annaffiare subito per primi, proprio come suggerito, poi saggia il rubinetto dell’acqua, prepara l’innaffiatoio, il tubo flessibile, e quindi regola la forza del getto che deve essere minima, ed anche il sifone che deve rompere il flusso spolverandolo in una leggera doccia diffusa. Segue a puntino le diverse direttive riportate sul foglio scritto fitto, e poi va avanti, riconoscendo l’attenzione con cui sono state raggruppate le varietà vegetali presenti nelle aiuole. Toglie qualche foglia secca che nota qua e là, e poi sistema, usando dei guanti, anche qualche rametto della fitta siepe fiorita, limitandosi a spostare leggermente qualche vaso, per evitare che le piante con la brezza finiscano per intrecciarsi tra di loro, e da ultimo rimette tutte le attrezzature al proprio posto, esattamente come le ha trovate al proprio arrivo. Per un momento si sente quasi un’altra persona, lui che non si è mai interessato di giardinaggio, e questo improvviso semplice incarnarsi in una persona che sente così diversa da sé come Corrado, lo porta quasi a misurare pur in maniera grossolana i limiti della propria personalità. Forse ha perduto molto mostrando sempre una certa indifferenza, se non direttamente aperta ostilità, nei confronti di tutti gli argomenti evitati dai percorsi di tutte le sue scelte. Eppure, forse per il semplice personale carattere che si ritrova, a lui in passato è continuamente sembrata la cosa più giusta da mandare avanti, considerato che le materie di cui si è ritrovato a interessarsi durante tutto un lunghissimo lasso di tempo, non permettevano quasi la possibilità di contaminazione con delle altre discipline.

Forse per il suo vicino di casa invece, il problema posto dall’affrontare ogni aspetto della realtà senza grandi distinzioni, è sempre apparsa la maniera migliore di comportamento, e la mescolanza di colori e di varietà dei fiori e delle piante in terra o nei vasi di quel suo giardino, dimostra adesso con una grande chiarezza il bisogno suo di riferirsi a tante cose anche tra loro molto differenti, tentando un comportamento il più possibile ordinario e mai specializzato, lasciando mescolare con grande facilità vari argomenti, ed evitandone perciò ogni approfondimento, forse giudicato nello specifico quasi deviante, evidenziando in questo modo, che pensare ad una cosa sola, e per un tempo decisamente troppo lungo, fosse alla fine l’errore più grande da evitare.

 

Bruno Magnolfi

Errori esistenziali.ultima modifica: 2021-06-03T19:48:27+02:00da magnonove
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