Sono inquieto, inutile negarlo.

 

Vorrei tanto essere capace di infischiarmene di tutti. L’indifferenza, ecco la dote che ritengo più efficace ed utile per quelli che come me desiderano preoccuparsi soltanto di se stessi. Questo è il fine ultimo e il più alto penso, quello di interessarsi solamente a quelle cose che rimangono nella distanza di una sola spanna dalle proprie braccia, vicine a sé, come gli elementi propri di una persona circondata da costrutti conseguenti direttamente dalle azioni eseguite con più individualità. Però non ci riesco. Sono convinto che sarebbe meglio per tutti imparare a coltivare soltanto gli interessi più strettamente personali, ma alla fine so per certo che un tale impeto è impossibile penso, qualcosa si mette sempre di traverso a svincolare e distogliere chiunque da questa direttiva, anche se gli resta propria una tale precisa caratteristica. Così anch’io come tutti quanti mi sento preda delle cose che accadono anche agli altri penso, preoccupandomi spesso, persino a volte non volendolo, di qualsiasi problema riguardante giusto il primo che mi passa davanti agli occhi, figuriamoci poi se quella è una persona che sto frequentando già da diverso tempo, una conoscenza, una figura familiare, quasi un’amicizia; no, mi sono spinto persino troppo oltre, devo almeno tentare di rimanere entro i confini della mia personalità sorretta soltanto da se stessa penso, quella che non concede troppo, e si preoccupa, nella maggior parte del suo tempo, unicamente dei propri guai.

Così proseguo a pensare, mentre sistemo le cose di ogni giorno dentro la mia modesta abitazione, e immagino questa giornata che ho ancora di fronte come il frutto di pochi desideri semplici, diretti, già considerati, e che non vanno ad intrecciarsi con qualcosa che non sia esclusivo di quel cammino ordinario di un soggetto trasparente che coltiva soltanto l’ambizione di una vita pacata e regolare. Il mio vicino di casa a questo punto riposa tranquillo nel proprio appartamento penso, considerato che tanto attorno a lui qualcuno, o addirittura anche molti altri, sembrano preoccuparsi in vece sua dei problemi da cui sembra spesso ottenebrato. Certo è che le sue maniere di comportamento appaiono sempre più sfuggenti, e non si riesce neppure a darne una motivazione legata magari all’emotività, o ad un profilo esageratamente dimesso, oppure ad un disegno personale più ponderato e ben preciso. In fondo non fa neppure troppa differenza penso, e in ogni caso se intendo comprendere qualcosa di più sul suo carattere bizzarro, la sola maniera a cui posso dare seguito è quella di chiedere notizie a quei cugini suoi, ad iniziare da quella Angelica con la quale mi sento quasi affine, naturalmente non in modo proprio diretto, considerato che sembrano tutti in apparenza dei superficiali e degli egoisti, ma che sotto queste loro maschere nascondono forse delle concezioni precise, ed anche delle opinioni comprovate, sugli altri componenti dell’intera famiglia.

Non so se attendere nei giorni prossimi qualche possibile novità da parte del mio caro signor Corrado, o se invece di aspettare mi convenga tentare di stanare l’orco, magari telefonando proprio all’Angelica, con la quale peraltro sono rimasto quasi a mezzo di un discorso, così da portare in avanti tutti gli argomenti che prima o dopo dovranno indubbiamente essere chiariti. Potrei addirittura disinteressarmi di tutto a questo punto, considerato che non ho alcun vantaggio in tutta la faccenda penso, ma rimane il fatto di sentirmi ormai troppo implicato in questa situazione per tentare di defilarmi proprio quando le cose hanno già raggiunto questo stadio. Rifletto in questo modo mentre sento il mio telefono che suona. È l’Angelica che mi chiama all’apparecchio, come se esattamente nello stesso attimo mio, stesse anche lei meditando intorno a degli identici argomenti, tanto da sentirsi in dovere di capire quale sia la mia opinione, i miei punti d’arrivo, il mio parere. Rispondo con espressione neutrale e quasi distaccata, cercando di non mostrare affatto nella voce l’apprensione che in questo attimo mi sento addosso e nella mente, ma lei mi chiede subito, come se fosse l’unico argomento di suo proprio interesse, come stiano andando i rapporti tra me ed il mio dirimpettaio, suo parente diretto, e soprattutto frutto di tante inquietudini nascoste o manifeste.

 

Bruno Magnolfi

Sono inquieto, inutile negarlo.ultima modifica: 2021-04-26T20:47:32+02:00da magnonove
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