Tutto passato.

 

Busso leggermente con le nocche della mano all’uscio del mio vicino di casa. <<Dino; signor Corradino>>, chiamo a bassa voce, <<mi apra per favore, se si trova in casa>>. Non ottengo alcuna risposta, e questo mi mette stranamente in allarme, quasi come corresse l’obbligo per lui di rimanere tra le sue mura domestiche ad attendere i miei tempi per le visite. Sorrido persino di me e dei miei pensieri: forse è soltanto andato a farsi un giro, o ad acquistare qualcosa, rifletto. Mi muovo per tornare nel mio appartamento, ma una strana apprensione mi serpeggia addosso più che nella testa. Non avrei mai voluto immischiarmi nei suoi affari di famiglia, ma è stato lui a chiedermi di farlo, spiegandomi come i suoi parenti secondo il suo parere lo stessero defraudando di una parte della sua eredità, senza dargli neppure troppe spiegazioni. Sta di fatto che il mio vicino di casa probabilmente non meriterebbe neppure la quota di quella successione, proprio perché precedentemente aveva chiesto in prestito dei soldi ai suoi parenti, e questi suoi debiti in seguito non sono stati più appianati. Vorrei dirglielo adesso, vorrei spiegargli che non mi è piaciuto ritrovarmi come è accaduto in mezzo alle sue faccende, senza neppure essere messo al corrente di tutta quanta la verità. Ma se ci penso meglio, in fondo non mi interessano neppure queste sue sciocchezze, anzi, vorrei proprio che si tornasse ai rapporti che tenevamo fino a poco tempo addietro, quando ci si limitava soltanto a salutarci con rispetto incontrandoci nelle aree condominiali delle nostre abitazioni, e poi nient’altro.

Mentre sono ancora sul pianerottolo, intravedo scendere dalle scale dei piani superiori un’inquilina anziana che conosco da diverso tempo, la quale mi saluta, si sofferma per un attimo con un’espressione sul viso come di sorpresa, e poi mi dice con voce tremula che il signor Dino, probabilmente, è stato portato all’ospedale qualche ora prima. Sembra difatti che mentre io mi trovavo fuori casa, sia giunta, senza usare comunque le sirene d’emergenza, un’ambulanza in piena regola, fermatasi davanti al portone del nostro palazzo, probabilmente chiamata direttamente da lui, e che un paio di barellieri, dopo essere entrati nel suo appartamento per qualche minuto, se lo siano portato via, senza che lui avesse detto niente a nessuno. Ringrazio questa donna delle informazioni che mi sta dando, mentre le spiego in fretta che neppure io ne sapevo assolutamente niente, e quindi le faccio anche presente che a mio parere deve essere accaduto qualcosa d’imprevisto, altrimenti Corrado mi avrebbe avvertito senz’altro di questa novità, oppure si sarebbe almeno lamentato con me per qualche patologia, qualcosa di cui rendere necessario ricorrere a delle cure ospedaliere.

Rientro in casa dopo qualche altra parola ed aver naturalmente salutato l’inquilina, e rifletto se sia forse il caso immediatamente di telefonare alla sua cugina Angelica, che magari è più informata di me su quanto sta succedendo, o almeno per darle io questa notizia fresca. Così, una volta tornato nel mio appartamento, prendo subito il mio portatile, ma all’improvviso mi rendo conto che è probabile che Dino si sia portato con sé il proprio cellulare, ed anche se non è mai successo fino ad oggi che io l’abbia dovuto chiamare al telefono, adesso forse è proprio il caso che lo faccia. Osservo l’orologio e decido di attendere un orario a mio parere più propizio per provare a disturbarlo, considerato che se deve fare qualche terapia nella clinica dove è stato trasferito, sicuramente verso il tardo pomeriggio mi si presenteranno maggiori possibilità di trovarlo a riposo nel letto che a quel punto gli avranno certamente assegnato, ormai senza più nessun sanitario attorno a sé. Giro nervosamente dentro le mie stanze, rifletto, ormai non sono più neppure capace di far nient’altro nell’attesa di chiamarlo.

Quando avrò sentito la sua voce, e lui, come spero, sarà stato in grado di rassicurarmi sulle proprie condizioni di salute, credo non mi resterà altro da fare che telefonare a quel punto alla sua cugina Angelica per metterla al corrente delle novità, e magari trovarmi anche d’accordo con lei per una visita congiunta all’ospedale dove con ogni probabilità si trova adesso questo degente. Continuo per un po’ a muovermi avanti e indietro, nervosamente, ma infine mi siedo sulla mia poltrona, e non so come, forse stanco della giornata, mi assopisco, non per molto, soltanto qualche minuto, il tempo giusto per dimenticarmi dolcemente di tutti i miei problemi. All’improvviso però sento suonare il campanello. Apro, già sulla difesa. È Corrado: <<cessato allarme>>, mi dice. <<Sono andato al pronto soccorso per uno strano moto di affanno che mi aveva preso; ma con una semplice iniezione, in poco tempo, mi è tranquillamente passato tutto>>.

Bruno Magnolfi

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Tutto passato.ultima modifica: 2021-04-24T20:24:57+02:00da magnonove
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