Le sorti della mia giornata paiono gingillarsi con me, e in qualche caso prendermi deliberatamente in giro durante tutte quelle volte in cui ritengo di aver quasi ottenuto dei risultati minimamente positivi dalle mie attività. Non so come sia, però mi sembra ogni volta sempre più difficile riuscire in quello che ogni volta desidero fare, che sia anche soltanto compiere delle piccole operazioni mondane, come può essere acquistare qualcosa, sostituire una lampadina fulminata del mio appartamento, preoccuparmi di pagare l’affitto, oppure cucinarmi un piatto di cui ho sentito tessere le lodi per la squisita bontà. Non mi riesce ormai quasi nulla, questo è il punto, perché laddove l’elemento casuale entra nel circuito delle possibilità, a me si riserva quasi sempre la soluzione peggiore, quella che mi fa persino rimpiangere di aver perso solo del tempo nel compiere quel tentativo. Non mi piace avere sfortuna, però capita ogni poco che le cose non vadano bene per me, non tanto a riguardo degli elementi importanti o delle attività fondamentali di una persona come posso essere io, bensì per le cose più piccole a cui devo badare, le stupidaggini quotidiane alle quali sto dietro, quelle sciocchezze a cui solitamente ognuno concede anche meno peso che ad altre, ma che quando si piazzano di traverso risultano poi le più difficili da digerire.
Certe volte ho cercato di comprendere se ci fosse stato un nesso tra il mio modo abituale di comportamento e le minute sventure accadute ogni tanto nei miei tentativi di sentirmi una persona normale, ma non sono mai riuscito a trovare una relazione costante tra le due cose, tolto il fatto di immaginare spesso il risultato negativo ancora prima che questo si verificasse. Non so come si possa semplicemente accettare, ma di fatto quando qualcosa va storto – e si brucia una padella con dentro le uova, oppure scosto la tenda della finestra e viene subito giù il bastone a cui è stata fissata, vado a pagare una bolletta all’ufficio postale e c’è uno sciopero in corso o magari è appena avvenuta una cruenta rapina – mi domando se fosse stato possibile evitare quella piccola ulteriore calamità. Non trovo mai una risposta, ma vedo continuamente attorno a me persone appagate per quello che fanno, ogni volta con risultati per loro del tutto soddisfacenti.
Alla fine ho capito che probabilmente sono io che non riesco a fare le cose che fanno tutti, soltanto perché qualcosa si interpone immancabilmente tra me ed il raggiungimento del risultato che cerco, perciò non posso tentare di essere una persona normale, semplicemente perché in qualche maniera proprio non lo sono. Questa consapevolezza mi ha fatto tirare improvvisamente un grosso sospiro di sollievo. Non si tratta perciò di una particolare forma di sfortuna, di uno strano e personale malocchio, di una disgraziata iella cucita sopra di me, bensì di una mia predisposizione naturale ad essere sfortunato. Devo conviverci, è tutto qua. Devo soltanto alzare le spalle e tirare avanti come se tutto andasse ogni volta per il verso giusto, anche se non è vero.
Così ho iniziato a guardare le cose in un’altra maniera. Oggi la mia vicina di casa ad esempio mi ha bussato alla porta e mi ha chiesto in prestito un apriscatole. Ovviamente mi sono offerto di aprirle direttamente le scatolette che le servivano, e lei con un gran sorriso mi ha invitato a casa sua per la cena. Niente di speciale, però è stato un inizio, qualcosa che comunque è andato a buon fine, e mi ha reso appagato dei miei comportamenti gentili e rilassati. Domani con indifferenza affronterò la giornata che mi si apre davanti, e farò tutto quello che serve per renderla nel miglior modo fruttuosa, senza paure, senza immaginare già in precedenza quanto di negativo si potrà forse verificare, considerato che manterrò un contegno neutrale in qualsiasi caso, non perché mi senta già rassegnato, ma soltanto perché predisposto a qualsiasi evenienza, ritenendomi quindi soddisfatto senza alcun dubbio, in un caso o nell’altro.
Bruno Magnolfi