Qua non c’è posto.

 

E’ lui, è il colpevole, si dice in giro. Tutti hanno iniziato a parlarne negli ultimi tempi, dopo che per qualche anno era stato quasi ignorato dagli abitanti di questa cittadina, praticamente fin dall’epoca in cui si era trasferito giungendo da chissà dove per fare l’insegnante di musica nelle scuole di qua. Molti avevano mostrato un’indifferenza generale verso le sue stranezze, come se fosse normale vagare per la strada sempre da solo, o restare seduto a lungo su qualche panchina, oppure fermarsi per ore alla fine del centro abitato ad osservare semplicemente i campi di granoturco, o magari anche il semplice tramonto del sole nel tardo pomeriggio, quando chiunque al suo posto avrebbe sicuramente avuto qualcosa di meglio di cui occuparsi. Forse fino a ieri proprio per questo tutti avevano evitato di mostrarsi interessati ad uno esattamente come lui, per non doversi preoccupare di un individuo che sfugge alla logica corrente: un solitario, si diceva, anzi un isolato, uno praticamente differente da ogni altro cittadino di qua, un tizio innocuo, ma che ha solo adottato quel suo modo assurdo di guardarsi sempre in giro, di scrutare l’aria, quasi come un animale che si ferma per fiutare l’aria ed anche il vento, magari soltanto per sentirne l’odore.

Ma adesso tutto sembra diverso: l’atteggiamento che quasi ogni paesano si sente di mantenere nei suoi confronti in questi ultimi tempi è, per la maggioranza, quella del sospetto, e per qualche testa più calda perfino la certezza che sia davvero soltanto lui a montare la testa dei ragazzi giovani, dei loro figli, quelli che tra poco avranno in mano il futuro e le sorti della propria cittadina, fino ad inculcare nella loro testa che la cosa più bella del mondo sia la musica, e che non ci sia niente di maggiormente importante che ascoltarne il più possibile, e poi anche comprenderla naturalmente, e soprattutto studiarla. “Sono sciocchezze”, ha gridato qualcuno dei genitori davanti alla scuola media Don Milani, ma intanto diversi ragazzi non vogliono parlare d’altro che di violini, di pianoforti, di clarinetti, e così via, come non ci fosse altro di importante davanti ai loro occhi. Farli appassionare alla musica secondo molte mamme e papà andrebbe anche bene, ma adesso questi allievi vogliono tutti studiare composizione, direzione d’orchestra, cimentarsi nello studio di uno strumento, e soprattutto sprofondarsi in un mondo che non è assolutamente il loro, quello per cui sono stati concepiti e per cui sono stati fatti crescere.

Qualche genitore ha affrontato direttamente l’insegnante in questione, e gli ha detto chiaro e tondo che tutto andava bene fino a quando non è arrivato lui. Il maestro di musica naturalmente si è difeso, ha detto a suo discapito che lui svolge soltanto il suo mestiere, parla della sua materia ai ragazzi nei termini in cui qualsiasi altro farebbe al posto suo, e che non è proprio una colpa se un sacco di questi allievi si siano appassionati alla disciplina che lui cerca di insegnare, tanto più che sono tutti giovani, avranno in seguito tutto il tempo per maturare anche altre passioni nel corso dei loro anni scolastici. Ma nessuno dei genitori è rimasto convinto da queste argomentazioni, tanto più che ognuno di loro spera di mettere un giorno nelle mani del proprio figlio la stessa attività che adesso porta avanti: chi fa il vetraio, chi ha un negozio di generi alimentari, chi ha un piccolo allevamento di suini, oppure coltiva intensivamente certe piante di ortaggi o di cereali.

Si è studiato persino un piano per far disamorare i ragazzi dallo studio della musica, spiegando loro le difficoltà, tutte le incertezze, il percorso complesso e accidentato di un’attività di quel genere, e nonostante si sia cercato di farlo applicare soprattutto al maestro, obbligandolo a parlare con loro in termini quasi dispregiativi della propria disciplina, alla fine non si è ottenuto proprio nulla, anzi, qualcuno tra gli alunni della scuola si è anche irrigidito sulle proprie scelte. Per questo si è pensato di far andare via il maestro dal paese, e considerata la fatica necessaria per ottenere un trasferimento da parte delle autorità scolastiche, si è fatto delle pressioni direttamente su di lui, minacciandolo persino di fargli del male, se non fosse ritornato subito là da dove era venuto.

Bruno Magnolfi

Qua non c’è posto.ultima modifica: 2020-09-17T20:35:25+02:00da magnonove
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