Variazioni minime.

 

Ogni tanto mi fermo, mentre percorro avanti e indietro, giusto per smuovere le gambe, il lungo corridoio che collega tutte le stanze del mio ampio appartamento, e mi sorprendo in alcuni casi a pensare certe cose che credevo ormai seppellite nella mia memoria, piccoli particolari che all’improvviso sembrano gettare come una nuova luce sulle vicende a cui si riferiscono. Poi sorrido di questi sciocchi lampi nel buio, e riprendo come sempre la mia camminata che reputo salutare ed instancabile. A metà della mattinata poi arriva una signora sempre giovanile e svelta a svolgere alcuni lavori domestici e a prepararmi il pranzo, così a me non resta altro che mettermi seduto nel mio studio a leggere qualcosa oppure a riflettere sulla mia passata attività di insegnante universitario ormai in pensione. “Clara”, chiedo alla donna che porta avanti da tanto tempo il suo mestiere dentro la mia casa, affacciandomi nella stanza dove lei si trova in quel momento. “Forse si ricorda quanti anni siano trascorsi da quando è entrata per la prima volta in questa abitazione”. E lei così mette in fila volentieri dettagli e particolari di tutto il tempo trascorso da quando mi conosce, e a me fa ritornare in mente mille cose, tanto che mi sento sempre obbligato di quei suoi piccoli sforzi di memoria.

Praticamente non esco quasi più da casa, e l’unica vita sociale che mi trovo a svolgere, a parte le poche chiacchiere con Clara, sono date dalle mie lunghe ed insistenti osservazioni delle poche persone che frequentano la strada secondaria e i marciapiedi che corrono sotto alle mie finestre, mentre appoggio la fronte ai vetri freddi. Certe volte chiedo a Clara se magari si rammenta di quel vicino di casa oppure di quell’altro, e lei con pazienza mi riporta sempre qualche particolare che non sapevo o che mi era sfuggito dalla memoria. È una vita minore la mia, me ne rendo perfettamente conto, quasi un surrogato di qualcosa senza più sapori, ma a questa età credo proprio di non potermi permettere null’altro. Perciò ho iniziato da qualche tempo addirittura ad annotare orari e spostamenti di qualcuno che abita di fronte a me, e che osserva delle abitudini ormai assodate. C’è Piero per esempio, che conosco da una vita, il quale esce da casa sempre alla stessa ora della mattina, e vi rientra regolarmente a mezzogiorno, quando si avvertono i rintocchi delle campane della Chiesa dei Cappuccini, poco lontano. Oppure Marta, sua dirimpettaia, che invece esce al primo pomeriggio, per rientrare a casa sempre verso le sei.

Appare abbastanza divertente tutto questo, come se molte persone fossero regolate da un misterioso congegno meccanico capace di far andare e venire ogni figurante con modi stabiliti. Ed infine c’è Rosanna, una signora distinta ed elegante con la quale non ho mai parlato in tutti questi anni, ma che ho sempre avuto modo di notare abitando accanto a casa mia. Lei esce con calma, finge di non guardare niente attorno a sé, forse per non apparire curiosa, ma si fa sempre un quadro preciso di chi vede e di chi incontra, lasciando sempre siano gli altri a volgerle per primi il loro saluto. Qualche volta si ferma a parlare con qualche persona che conosce, ma non allunga mai troppo il discorso, ed in pochi attimi lascia esaurire gli argomenti. Un paio di volte ho chiesto di lei qualcosa a Clara, ma oltre a dirmi che abita da sola, non ha saputo chiarirmi altro, ed io naturalmente non ho insistito per non apparire troppo interessato.

Invece mi piace Rosanna, mi piace molto, con i suoi modi pacati, la sua espressione mai troppo gioviale ma neanche seria, e quella sua maniera di tenere buoni rapporti con tante persone senza mai apparire né curiosa e tanto meno chiacchierona. Potrei uscire di casa per lei uno di questi giorni. Farmi trovare già sul marciapiede, davanti casa sua, e poi togliermi il cappello al suo passaggio, presentandomi con garbo, nel caso lei non mi avesse mai notato, e baciandole la mano come si fa tra persone d’altra epoca. Potrei dirle che l’ammiro, che la vedo spesso quando entra o esce dalla sua abitazione, e che mi piace anche solo guardarla, sapere che è lì, davanti a me, oltre i vetri delle mie finestre. Potrei farlo, uno di questi giorni penso, e forse lo farò davvero, perché è così che sento d’essere, e non ci può stare più niente a farmi variare d’opinione.

Bruno Magnolfi

Variazioni minime.ultima modifica: 2020-03-31T18:11:39+02:00da magnonove
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