Tutto dovrà terminare, penso certe volte. Non sarà certo possibile che le cose proseguano ancora molto in questa maniera. Soprattutto, in alcuni casi, mi sembra proprio che i miei piedi non riescano a portarmi di nuovo fino là, dove adesso mi reco, ogni giorno. Tiro dritto anche se sento dolore, stringo i denti, penso ad altro, proseguo senza tentennamenti lungo la strada.
E’ la mancanza di entusiasmo che interromperà il mio passo, penso, ed ogni giorno sento che il mio spirito ne è carente di un pezzettino di più, e non posso far nulla, non posso sopperire con nient’altro. Sono ormai anziano, mi fermerò, un giorno, dirò basta, anche se dentro me stesso non mi sentirò arreso: arreso è chi non riesce a credere più in ciò che fa, in quello che pensa; non è così per me, non lo sarà neanche quel giorno.
Costeggio il viale, giro attorno alla piazza, poi prendo sul marciapiede che passa accanto al torrente: sempre quella è la strada, e quando arrivo so che valeva la pena percorrerla; ci sono gli amici alla casa protetta, ci sono persone che non possono muoversi, e stanno lì aspettando qualcuno che porti loro un saluto, quattro parole, la compagnia di persone come me che arrivano fino a quella struttura senza darsene peso, non chiedendo nulla nel cambio.
La chiamano solidarietà questa maniera di stare vicini tra vecchi, io non lo so se è questo il suo nome, però so che siamo tutti persone, ed ognuna di noi ha la propria storia da esprimere e da raccontare. Sto lì nei pomeriggi, lascio che ognuno dei degenti mi dica le cose che vuole, io ascolto, annuisco, qualcuno a volte mi chiede se per caso mi sta annoiando. Impossibile, rispondo io, ognuno di noi ha una cosa importante da dire, siamo fatti per parlare e ascoltare, e chi riesce ad ascoltare più a fondo le cose degli altri sarà sempre colui che avrà un maggiore bagaglio, di vita e di esperienza.
Poi vengo via, si è fatta ormai sera, penso, e mi rimetto in moto, saluto tutti e rimando qualsiasi altra cosa al giorno seguente. Dentro di me rifletto che forse anche questa maniera di fare e di comportarmi da parte mia è egoismo: cercar d’essere migliore di altri, lasciare che tutti mi dicano grazie, arrivare sin lì con la certezza di essere atteso. Quando quell’insegnante in pensione me ne ha parlato, sul momento mi pareva impossibile. Poi ho riflettuto su quelle parole, e forse ho iniziato a riconoscere qualcosa come fondamento di verità. Ed è stato allora che ho iniziato a starmene un po’ più in disparte.
La vita è strana, dicono tutti coloro che non sono riusciti a carpirne il segreto maggiore, quello più alto: anche io potrei dire così, ma non mi va; a me pare che il meccanismo principale che tiene tutti in un moto perpetuo, sia quello della curiosità e dell’entusiasmo. Eppure, anche se rimango da solo lungo la strada di ritorno, quella che costeggia il torrente mentre scorre sereno di là dalla spalletta di pietre, non sento mai dentro di me alcuna solitudine: forse è vero che non sono stato migliore di quanto volessi essere, però ognuno deve tener fede a se stesso, penso, e cercare di fare ogni cosa che sente davvero, nel più profondo di sé.
Bruno Magnolfi