Parole di troppo

“No, non è niente”, aveva detto Gabriele. “Soltanto un po’ di malumore, niente che meriti alcuna importanza”. “Eppure, solo un attimo fa, sembravi sul punto di sbottare davvero…”, aveva risposto Elena sistemando qualcosa nello scaffale dietro alla sua scrivania. Poi, dopo che era passato qualche minuto senza affatto guardare dalla sua parte, e senza che lui peraltro l’avesse osservata neanche una volta, continuando ambedue a svolgere il proprio lavoro dentro l’ufficio, i loro pensieri sembravano addensarsi sotto al soffitto come una nuvola nera, pronta a rovesciare un temporale completo sopra le loro attività di impiegati. Infine, terminato quel periodo di tempo lunghissimo, con lo stesso modo leggero che Elena aveva sempre tenuto con lui, perlomeno da quando lavoravano assieme al progetto che avevano loro affidato, lei aveva detto, abbassando ulteriormente il timbro della sua voce: “Se qualcosa non va, nei miei confronti intendo, sei pregato di dirlo…”. Gabriele aveva continuato a ticchettare qualcosa sopra al computer, lasciando come cadere quel tema che dentro di sé sentiva a dir poco scottante. Poi, congiungendosi alle parole già espresse dentro la stanza, aveva detto di colpo: “Certo, per te è molto più facile…”. Elena lo aveva guardato forse per la seconda volta da quando, arrivati al mattino, si erano scambiati il buongiorno come dei bravi colleghi. In realtà trascinavano una storia tra loro poco ben definita, oramai da quasi sei mesi, con tutte le cautele possibili essendo ambedue coniugati e lavorando a stretto contatto con altri colleghi. “Si”, disse lei, “Facile come star qui, vederti con quella faccia imbronciata e non riuscire a decifrarne il motivo…”. Qualche volta il loro rapporto aveva assunto il sapore di una squallida e ordinaria relazione extraconiugale consumata sul posto di lavoro, ma c’erano anche stati momenti in cui loro due si erano veramente sentiti vicini. La parte difficile, però anche eccitante, era quel loro avere imparato poco per volta a recitare una parte quasi teatrale, davanti ai colleghi con i quali lavoravano assieme, in modo che nessuno capisse la loro intesa nascosta. E forse continuava ad essere quello l’elemento più insidioso e complicato di tutto, tanto che a volte avevano finto disprezzo, l’uno per l’altra, giusto per dare del fumo negli occhi. “Per esempio non capisco a quale bisogno hai dovuto prestar fede, parlando con la tua amica del cuore, sul fatto che io fossi in ritardo nell’inserimento dei dati”. “Io non ho detto una cosa del genere”, aveva ribattuto Elena colta sul vivo, “Ho detto soltanto che una parte della tua attività eri solito mandarla avanti con calma. Non è esattamente la medesima cosa, ne converrai…”. “Va bene”, riprese lui con una irritazione tenuta appena sotto controllo, “Però non capisco per niente che bisogno ci sia di andare a parlare con lei di cose che possono ritorcersi contro noi due. Basterebbe tacere, parlare di altro, dei mariti, di tutte quelle idiozie che avete di scorta…”. Elena non aveva aggiunto una virgola a quelle parole, neppure sentiva necessità alcuna di opporre una replica, così si era limitata ad andare nel corridoio dove si trovava la fotocopiatrice. Con intenzione aveva ritardato il più tempo possibile con quelle sue carte da duplicare, e quando era tornata dentro l’ufficio lo aveva trovato che stava piangendo, come un bambino. Lei aveva chiuso la porta, cosa che loro due avevano evitato da sempre, si era accostata alla scrivania di Gabriele con modo deciso, e lo aveva guardato: “Cosa è successo?”, aveva chiesto in un soffio. “Mia moglie ha un tumore”, aveva spiegato lui non riuscendo ad aggiungere niente. Poi, dopo un lungo momento in cui non erano riusciti a dirsi nient’altro, lui aveva ripreso: “Per favore, non dirlo a nessuno…”.

Bruno Magnolfi

Parole di troppoultima modifica: 2009-09-28T22:28:04+02:00da magnonove
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