Per qualcuno le voci

Mi ero portato un giornale, giusto per stare seduto da solo a leggere in pace sulla panchina nel parco; però, ero giusto arrivato da poco, mi ero sistemato per bene, tutto pareva perfetto, ed ecco che avevo di nuovo iniziato a sentire le voci. Erano già diversi giorni che non mi davano noia, tanto che avevo iniziato a pensare che si fossero dimenticate di me. E invece, purtroppo, come ogni volta, quando meno me le aspettavo, eccole pronte, a suggerirmi le cose da fare, ad indicarmi persone o vicende che non conoscevo, a confondermi, insomma, fino a farmi rispondere a voce alta da solo, qualche volta anche con un tono di rabbia, tanto riuscivano ad agitami e a rendermi pienamente nervoso. Le voci, non lo so da dove venivano; anni fa ne avevo parlato con diverse persone, poi avevo smesso, constatando che tutti tendevano a pigliarmi per pazzo. In effetti non era troppo normale quello che mi accadeva ogni tanto. Arrivava prima un brusio, poi qualche parola più comprensibile, alla fine dei veri e propri discorsi bisbigliati direttamente dentro a un orecchio, quello sinistro, generalmente, ma a volte anche quell’altro, quasi mai tutt’e due assieme. Certe volte erano diverse persone a parlare, anche se dicevano più o meno le medesime cose, in altri casi era un solo individuo, generalmente una donna, con una voce naturalmente che non conoscevo, e a volte rideva, innervosendomi ancora di più. Quando, diversi anni fa, lo specialista mi aveva parlato di difetto nel mio condotto auditivo, mi era venuto da ridere: io ci sentivo benissimo, così mi ero lasciato prescrivere le pastiglie da prendere, e non c’ero più andato dai medici. Le voci dicevano che io ero l’eletto, una persona importante, non dovevo dar retta a chi mi considerava una persona qualsiasi. Mi spiegavano spesso cosa dovessi fare per rendere tutti partecipi della mia posizione, ma poi si perdeva il senso delle loro parole, e i loro discorsi su questo punto apparivano vaghi, confusi, indefiniti. Qualche volta parlavano in due, all’unisono, scandendo le stesse parole come recitandole dentro a un teatro. In quei casi parlavano sempre di cose che non conoscevo, spiegandomi fatti e vicende di altre persone, qualche volta anche cose assai gravi, tanto che qualche volta mi avevano persino preoccupato. Ma la cosa più dolorosa arrivava quando le voci iniziavano i loro discorsi nei momenti in cui non ero da solo e magari stavo già parlando con qualche persona: le voci si accavallavano, tutto perdeva di senso, non riuscivo a seguire le cose che mi venivano dette, e qualche volta perdevo il controllo, tanto era forte la confusione che mi si formava dentro la testa. Il momento di gran lunga migliore invece era quando ero a letto, poco prima di prendere sonno. Avevo provato in quei frangenti a porre qualche domanda, e avevo scoperto che le voci mi rispondevano, ma solo a proposito di quello che a loro pareva. Quel giorno sulla panchina, però, mi parve nel tono di quella voce femminile che aveva iniziato a dirmi qualcosa, come di norma, sulla mia importante figura di uomo, che ci fosse qualche cosa di diverso dal solito. Avvertivo un’eco dentro le orecchie, come se le voci arrivassero da un luogo distante. “Basta!”, sbottai a un certo punto, e immediatamente un brusio formidabile arrivò direttamente nella mia testa. Mi alzai in preda al panico, ma come ad un comando preciso, una voce maschile, retta, definita, mi disse che dovevo spostarmi da dove mi trovavo, andare sulle sponde del fiume, e lì cercare una pietra appoggiata sul margine. Obbedii, cercai a lungo, e alla fine trovai quella pietra, la voltai e trovai inciso il mio nome. Caddi in ginocchio, capii in un attimo che qualcosa di incomprensibile stava avvenendo, e svenni. Il risveglio dentro al letto dell’ospedale fu brusco, ma la cosa incredibile era che tutti mi prestavano mille attenzioni, come ad una persona importante; mi chiamavano con un nome diverso dal mio, ma io mi riconoscevo in quel nome, era quello che mi avevano suggerito le voci, e consapevolmente lasciavo che la mia nuova identità soffocasse poco per volta quella vecchia. Le voci mi dicevano cosa rispondere, mi consigliavano quale comportamento seguire, mi aiutavano in tutto, senza confondermi, anzi, con precisione e in modo esauriente. Infine alcune persone mi vestivano in modo impeccabile, mi lasciavano salire sopra una bellissima auto e mi portavano dentro a una villa arredata di tutto, completa di servitù che mi chiamava “signore”. Le voci avevano avuto ragione, pensavo, avevo rappresentato per tutti i miei anni una persona diversa, senza rendermi conto che quella persona non era quello che sono davvero. Adesso le cose sono state corrette, le voci mi accompagnano in tutto quello che faccio, io mi sento felice, sono una persona importante, rispettata da tutti, e alla fine mi sono persino abituato ad avere le orecchie sempre piene di voci. In fondo, che male c’è, se ero io la persona predestinata per questo?

Bruno Magnolfi

Per qualcuno le vociultima modifica: 2009-09-26T21:10:15+02:00da magnonove
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