Inno alla vita

Il ragazzo e la ragazza avevano sedici anni e da quasi due mesi si ritrovavano ogni giorno, dopo la scuola, all’angolo della strada dove abitava lei. In genere facevano una lunga passeggiata, andavano a sedersi sopra una panchina dei giardini comunali, parlavano, si tenevano per mano, poi lui la riaccompagnava a casa. Lei era carina, un viso dai lineamenti fini e le espressioni sempre garbate; lui era simpatico, sanguigno, con la faccia buffa. A lei piaceva molto avere qualcuno che si prendesse cura di lei. A lui piaceva molto prendersi cura della sua ragazza. “Forse dovremmo frequentare di più gli altri ragazzi…”, disse lei un pomeriggio qualsiasi. “Quelli sono tutti scemi”, rispose lui; “fanno finta di ridere di tutto ciò che gli capita a tiro, ma non sanno neppure cosa vogliono davvero…”. Così andarono avanti con il solito programma ancora per diversi giorni. Poi, un pomeriggio tra gli altri, lei arrivò in ritardo, assieme a una sua amica. Lei e l’amica ridevano, persino di cose di cui lui qualche volta non afferrava il senso, e poi parlavano, riempivano lo spazio che lui, con la faccia imbronciata, lasciava loro con il suo silenzio. Il giorno seguente lui non andò all’appuntamento solito. Lei lo aspettava all’angolo, da sola, ma, considerato tutto, si limitò a percorrere la strada un paio di volte, poi andò via. Si ritrovarono per caso due giorni più tardi, sempre alla solita ora, vicino alla casa di lei; lei gli allungò la mano, senza parlare, lui la prese, poi fecero il solito giro fino alla panchina dei giardini. “Dobbiamo dire basta”, disse lei; “siamo diversi, non possiamo fingere.” Lui guardava un punto indefinito da tutt’altra parte, poi, dopo una lunga pausa, disse soltanto: “Hai ragione…”. Si evitarono con cura per parecchio tempo, qualche volta si videro per caso da lontano, ma finsero ambedue indifferenza, spiegando agli amici che era finita, non c’era altro da aggiungere. Lui, dopo diverse settimane, andò da solo per un paio di volte fino alla loro panchina dei giardini comunali, come passando da lì solo per sbaglio, e quando la vide, dalla parte opposta del vialetto, pur con il cuore in subbuglio, sentì un moto di tristezza dentro di sé, la stessa che probabilmente anche lei provava: era difficile per tutt’e due staccarsi da qualcosa che non riuscivano a sostituire, pur consapevoli che si sarebbero soltanto fatti male andando ancora avanti. Ma era quel male e quello struggimento che riusciva in un attimo a spazzare via ogni altra cosa, adesso ne erano maggiormente consapevoli. Tornarono assieme quel pomeriggio verso casa di lei, come sempre, ma lui le disse: “Va bene, non diamoci più alcun appuntamento. E’ così bello ritrovarci senza consapevolezza, che non dovremo mai più lasciare che sia questo il problema più importante…”. Lei lo abbracciò, potevano ancora stare dalla stessa parte, cambiare assieme, trovare nuovi modi, e per un attimo parve ad ambedue di volare tra le case, di stare in alto sopra quella strada, più in alto ancora dei giardini e della loro panchina immobile, inerte, stanca pure lei dei soliti discorsi.

Bruno Magnolfi

Inno alla vitaultima modifica: 2009-09-23T22:23:34+02:00da magnonove
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7 pensieri su “Inno alla vita

  1. “Dici di amarmi ma /con un sorriso/ freddo come l’alba di settembre/oh amami davvero(john Kats)

    Mi sorridi, lo vedo.
    Ma il tuo sorriso non mi scalda.
    Dici di volermi bene ma il tuo bene non mi abbraccia.
    Vorrei un amore da poter infilare come un morbido, carezzevole e soffice maglione.

  2. …L’amore vero dà quel passo così sicuro, e all’improvviso ti senti nuovo.
    E non conosce orari e non conosce distanze ma soffia un vento
    gentile che disperde le ansie.
    E tu che hai quegli occhi tipici di chi non sà più cosa fare, e i nervi tesi, voresti credere che non sia solo un ora.

    L’amore vero viene una volta sola.
    Rimette tutto in discussione ogni tuo passo ogni tua parola, e interroghi un amico e chiedi ad un dottore…se sà perchè finisce l’amore vero.
    ( Erminio Sinni, da Ossigeno-1993)

  3. “L’amore và veloce e tu stai indietro”
    Ci perdiamo nel chiederci troppi perchè, quando in realtà dovremmo abbandonarci alla “corrente” che l’amore dà.

  4. la storia mi ha riportato indietro nel tempo ..Quanta confusione nel cuore e nella testa, a quell’età.
    le prime cotte impotanti, così’ forti e imprevedibili, i primi innamoramenti, le prime delusioni….quante palpitazini, e quante lacrime, ma per fortuna si cresce…o no?

  5. L’amore rende schiavi..Rende schiavi di gelosia, rende schiavi del sesso, della vta, l’amore ti toglie la libertà.
    Tu credi di volare ma un giorno ti accorgi di avere le catene!!!

  6. è difficile decidere fra andare avanti in un rapporto che ti fastare male ma che nonostante tutto c’e e la fatica di organizzarsi un’altra vita.

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