Giornate ordinarie.

 

Da molti giorni, sullo schermo del suo terminale, appaiono, in zone diverse dell’immagine ed in rapida successione, alcuni punti luminosi e anche delle piccole frecce, che poi spariscono subito dopo così come sono arrivate, quasi ad indicare un probabile degrado del programma informatico in uso. Achille osserva ogni tanto quei disegni stilizzati e quelle piccole righe che si formano, immaginando che anche agli altri impiegati in ufficio giungano sotto gli occhi i medesimi disturbi, nonostante fino adesso nessuno ne abbia fatto parola con i colleghi, tantomeno con lui che non parla mai con gli altri collaboratori, almeno mentre si trova sul posto di lavoro. Prosegue come sempre a riversare i dati sulle schede elettroniche predefinite, ma quei disturbi sul video appaiono sempre più fastidiosi, anche se appare evidente ormai che ci debba essere un malfunzionamento del servizio informatico che gestisce tutta la rete degli elaboratori. Così, mentre si alza per andare a prendersi il solito caffè alla macchinetta in fondo al corridoio, Achille ne approfitta per sbirciare lo schermo, del tutto identico al suo, di un collega che opera nella sua stessa stanza, e si accorge immediatamente che su quel terminale non c’è niente del genere, e che nessun punto e nessuna freccia disturbano la ricezione video del programma che gira su quell’elaboratore.

In seguito, prova a spengere e a riaccendere la propria macchina, a spostare per quanto possibile i cavi di collegamento che spariscono all’interno della scrivania per perdersi subito dopo nel pavimento dell’ufficio e poi chissà dove, e persino a premere con forza tutti gli spinotti a cui riesce ad accedere, ma senza ottenere alcun risultato. Facendo queste piccole prove, si accorge che, se sposta la propria faccia di lato, come per guardare qualcos’altro, ed impegnandosi ad osservare lo schermo da una porzione laterale della propria visuale, tutta quella cianfrusaglia di segni e di punti sul proprio schermo improvvisamente si attenua e quindi scompare, lasciando la ricezione dell’immagine netta e pulita come peraltro è sempre stata fino a pochissimo tempo fa. Il terrore che una qualche strana malattia agli occhi lo porti rapidamente a non riuscire più ad esercitare la sua attività sospinge Achille ad affrontare con una certa preoccupazione quei suoi problemi, anche se presto si rende conto che non possono essere i suoi occhi la fonte di un disturbo del genere, considerato che semplicemente variando l’angolazione dello sguardo il difetto subito sparisce. Indaga, fa alcune prove, infine si convince di avere la necessità di un paio di occhiali con lenti schermate per la luce, in maniera da filtrare l’eccesso di chiarore delle immagini che si formano sui suoi globi oculari, ma inforcati nascostamente quelli da sole che usa di norma quando si trova all’esterno, dopo il lavoro in ufficio, si accorge subito che non rileva alcuna differenza.

Indubbiamente, come aveva già iniziato a pensare, il problema è nella sua testa. Naturalmente, prosegue come sempre con il suo lavoro, anche se adesso è costretto ad uno sforzo ulteriore per riuscire a mettere a fuoco con correttezza le cifre e le parole che scorrono con rapidità sul suo schermo. Con attenzione riesce a non commettere errori, ma questo disturbo della sua vista lo preoccupa, lo affatica, lo rende sempre più vittima di un processo che non avrebbe mai desiderato. <<Tutto bene oggi, Achille?>>, gli chiede un collega che forse ha notato il suo disagio. Lui annuisce, si concentra, si convince che tutto è a posto, che le cose possono procedere, e non c’è niente capace di ostacolare i propri compiti lavorativi, ma quando infine, una volta terminato l’orario d’ufficio e scambiati i saluti con gli altri impiegati, esce dal suo posto di lavoro, immediatamente telefona al suo medico per richiedere una visita specialistica urgente. Gli vengono poste diverse domande per comprendere la vera natura del suo malessere, ma alla fine il medico gli detta un numero telefonico che Achille compone immediatamente. Risponde qualcuno che si occupa esattamente di disturbi neurologici alla vista, e gli fissa con celerità una visita medica di approfondimento. Lui si sente immediatamente più sollevato, quasi che aver messo il suo problema nelle mani di qualcuno estremamente esperto di cose del genere, corrispondesse già alla rapida soluzione del suo disturbo.  Così si ferma nel solito locale dove trascorre un po’ di tempo prima di rientrare a casa sua, e osservando lo schermo di un gioco elettronico presente nell’esercizio, si rende conto che nell’immagine che adesso ha di fronte non c’è più nessun punto luminoso, nessuna freccia, nessun segno particolare, se non quei disegni sintetici previsti dal programmatore.

Achille spesso ha desiderato ardentemente di condurre un’esistenza senza alcun problema all’orizzonte, e in certi casi si è addirittura prodigato per prevenire almeno una parte di quelli più eventuali, ma la forte soddisfazione che prova ogni volta che riesce rapidamente a risolvere tutto quanto quasi senza occuparsene, è qualcosa a suo parere impagabile, un’improvvisa iniezione di fiducia addirittura nel destino, che in certi casi riesce a mettersi in gioco per risolvere le pesanti situazioni che il cittadino comune molte volte si trova ad affrontare completamente da solo, fino purtroppo a soccombere di fronte a quei tanti guai che paiono affollare le giornate ordinarie.

 

Bruno Magnolfi

Giornate ordinarie.ultima modifica: 2023-10-31T14:27:01+01:00da magnonove
Reposta per primo quest’articolo