Princìpi fondanti.

 

Già da ragazzo Marco aveva iniziato timidamente a frequentare la biblioteca del suo quartiere. Forse anche perché si ritrovava spesso da solo, e gli altri compagni di scuola ai suoi occhi apparivano sempre troppo superficiali, attratti solamente dalle cose esteriori. Lui invece si sentiva quasi risucchiato da quegli scaffali pieni di libri, dall’odore stesso della carta, da quei volumi che gli parevano così colmi di cose che avrebbero potuto facilmente rispondere ad ogni sua curiosità. Già al primo anno del Liceo Scientifico, ma poi anche in seguito, i suoi interessi erano andati verso quei libri sulla storia contemporanea che parevano chiarire alla perfezione le radici del mondo attuale. Ed era tra quelle tantissime pagine, secondo il suo parere, la spiegazione di tutto, anche se ci voleva un grande impegno ed una forte dedizione per riuscire a comprendere il vero da quelle pubblicazioni; ma lui si sentiva assolutamente affascinato dalla indubbia possibilità, tramite lo studio quasi ininterrotto e la lettura assidua di quelle carte, di comprendere e decifrare i fatti accaduti. Fu nello stesso periodo, perciò, che si rese sempre più conto di come, a sostegno di ogni importante avvenimento storico, le cose che accadevano trovavano sempre una matrice negli ideali profondi delle varie epoche, a sostegno dei quali interi popoli erano pronti anche ad affrontarsi tra di loro.

A fine Ottocento le rivoluzioni industriali in tutta Europa avevano portato il mondo del lavoro e dei salariati verso una sempre maggiore coscienza della propria forza, e gli economisti in quei decenni avevano iniziato a comprendere e a teorizzare quanto tutto ciò potesse tracimare verso degli scontri sociali quasi inevitabili. A Marco pareva naturale, leggendo i resoconti di quelle vicende storiche realmente accadute, essere giunti per esempio alla Rivoluzione Russa di inizio secolo, così come gli tornava ugualmente naturale schierarsi con i suoi sentimenti dalla parte degli oppressi e degli sfruttati. Documentarsi poi sulle lotte che scaturivano in ogni angolo del mondo dalle masse dei lavoratori per un miglioramento delle proprie condizioni di vita, gli tornava assolutamente spontaneo, così come era naturale per lui provare dentro di sé un bisogno di uguaglianza tra tutte le persone, e di solidarietà verso i più umili. Nella sua classe di Liceo qualcuno tra gli insegnanti si accorse presto dei suoi forti interessi, anche se Marco difficilmente in quegli anni aveva dato sfoggio delle sue conoscenze in queste materie. Così nessuno gli chiese mai niente nello specifico, e la sua dedizione alla storia e al mondo del sociale, rimase un elemento relegato agli studi scolastici, di cui comunque nessuno fece mai parola con i suoi genitori.

Era come se lui covasse in segreto le proprie idee, ed anche con suo fratello, che all’epoca comunque era ancora troppo piccolo per avere interessi di quel tipo, persino in seguito non fece mai cenno delle letture che portava avanti, soprattutto perché ancora frequentatore assiduo e solitario della vicina biblioteca pubblica. Di Federico pensava spesso che il percorso intellettuale che si sarebbe trovato prima o poi ad intraprendere, sarebbe stato senz’altro simile al proprio, e questo pensiero gli pareva talmente scontato da immaginare che quando la sua età sarebbe stata più adeguata, loro due si sarebbero ritrovati sicuramente a parlare e a discutere di Lenin, di Marx, di Gramsci, e quindi anche della sinistra italiana, del sessantotto, delle stragi fasciste, anche se questo purtroppo non accadde mai, perché, pur tra fratelli, si allontanarono sempre di più l’uno dall’altro, fino a non rivolgersi quasi più la parola, eccetto per le cose pratiche ed essenziali. Forse, in qualche momento, lui come fratello maggiore si era messo in cattedra per dare degli insegnamenti a Federico, anche se adesso non aveva memoria di cose del genere, e questo probabilmente aveva portato rapidamente ad un raffreddamento dei loro rapporti. In ogni caso Federico aveva dimostrato subito un deciso disinteresse per tutto ciò che invece attirava Marco ai massimi livelli.

Federico si era dimostrato un estroverso, un ragazzo che amava stare il più possibile in compagnia degli amici, fuori casa, piuttosto che trascorrere il tempo a leggere e a documentarsi con studi noiosi. Così la sua mente si era rapidamente persa dietro a tutt’altre cose, e quando Marco, con i suoi modi timidi e quasi sottomessi, aveva cercato di parlargli della lotta di classe e della borghesia, l’altro aveva sorriso dimostrando palese indifferenza verso quei temi. Si era comunque dimostrato un bravo ragazzo durante la sua crescita, ed una mente sveglia nell’apprendere le cose, ma anche quando era giunto al Liceo ed aveva dovuto affrontare le stesse materie scolastiche su cui era già passato Marco qualche anno prima, quasi mai aveva chiesto qualcosa a suo fratello, privilegiando lo studio di gruppo con gli amici, recandosi spesso, proprio per questo, a casa dei suoi compagni di classe. Adesso che era iscritto al quarto anno del Liceo Scientifico, sembrava che qualcosa dentro Federico si stesse muovendo dal torpore, e forse era proprio questo il momento che Marco aveva atteso, anche se non era certo proprio ora il caso di insistere per fargli comprendere quali fossero, secondo il suo parere, i princìpi fondanti della giustizia sociale in tutto il mondo.

 

Bruno Magnolfi

Princìpi fondanti.ultima modifica: 2023-09-30T11:10:53+02:00da magnonove
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