Consapevole di sé.

 

<<Buongiorno, Lina>>, dice Marco a quella ragazza timida che qualche volta, proprio come oggi, gli riserva il posto accanto al suo, in una fila qualsiasi di banchi circa a metà dell’aula, per assistere con lui alla lezione di psicologia sperimentale, insegnamento a cui ambedue sono iscritti per l’anno universitario in corso. Il loro docente naturalmente non è ancora arrivato, e Marco, anche se non avrebbe voglia in questo momento di parlare con nessuno, si piazza volentieri in quel sedile quasi prenotato, considerato che ha già visto come non ne siano rimasti molti ancora liberi. <<Ho scorso il manuale>>, fa lei dopo qualche minuto. <<Mi pare piuttosto complesso il linguaggio che si adopera, però i capitoli sono ben suddivisi, uno per argomento, e alla fine non dovrebbe costituire un grosso problema per la preparazione all’esame>>. Marco annuisce, anche lui ha già acquistato qualche giorno addietro quel grosso volume, ma gli è sembrato accessibile, anzi, piuttosto scorrevole e interessante, anche se adesso non ha molta voglia di parlare di questo argomento. Di tutti i frequentatori del corso lui fino ad ora è riuscito ad entrare in contatto soltanto con questa ragazza, che per propria iniziativa gli ha rivolto la parola già durante la prima lezione. Lui aveva pensato fosse facile in quell’ambito farsi delle nuove amicizie, considerato peraltro che la presenza femminile a quel corso è molto alta, ma sta riscontrando come invece non sia affatto così, e che ognuna di quelle studentesse presenti nell’aula sembrano volentieri sprofondarsi unicamente nei propri pensieri e nella propria solitudine.

Lina peraltro appare ogni volta anche piuttosto noiosa, con i suoi discorsi un po’ scontati introdotti solo per il gusto di fare della conversazione, ma per Marco comunque è molto meglio avere una spalla a cui rivolgersi ogni tanto, piuttosto che passare il tempo da solo in mezzo a tutte quelle ragazze che gli incutono persino un certo timore. Infine, arriva l’insegnante insieme ad un assistente, che senza perdere altro tempo inizia subito a parlare a tutti con un modo che vuol essere simpatico e accattivante, trattando in termini semplici dell’importanza di quella materia e di quanto sia fondamentale quell’esame finale per tutto quanto il corso di laurea. Marco si sprofonda a scrivere qualcosa con una certa pignoleria su un grande quaderno dove predilige annotare tutti i suoi appunti, e seguendo il filo dei ragionamenti che vengono imbastiti dalla cattedra, perde rapidamente quasi il contatto con l’aula, e persino con la sua compagna di banco. Poi c’è una pausa, e Lina chiede timidamente a Marco se per caso a lui possa interessare preparare l’esame insieme ad altre persone. <<No>>, fa lui con una certa determinazione; <<non sono abituato a studiare insieme a dei compagni, e poi, a parte te, qua dentro non conosco nessun altro>>. Lina sembra riflettere, mentre osserva le sue cose sul piano del banco che ha davanti, poi gli fa: <<ho sentito dire che si stanno già formando dei gruppi di studio in facoltà, specialmente tra le ragazze che frequentano queste lezioni>>. Marco però lascia cadere l’argomento, e lei non insiste; quindi, la lezione riprende, e adesso parla il docente, spiegando alcuni aspetti sull’indagine degli aspetti cognitivi.

Al termine, quando tutti iniziano ad alzarsi in piedi, mentre Lina esprime ancora qualche opinione senza troppa importanza, Marco osserva per due volte il proprio orologio, e poi le dice che adesso deve proprio andare, tanto che lei, forse un po’ delusa, risponde soltanto: <<va bene, alla prossima lezione, allora>>, nonostante lui stia già pensando di trovare la maniera per non sedersi più nel banco accanto a Lina. Non è che non gli piaccia questa ragazza, soltanto gli pare che i propri pensieri accanto a lei non siano mai liberi, quasi che le sue maniere, che trova piuttosto ordinarie, lo indirizzassero verso argomenti troppo risaputi. Quando esce dall’aula, lungo il grande corridoio pieno di studenti che parlano e sembrano ignorare la sua presenza, gli viene voglia di telefonare a casa, come se parlando con la sua mamma le cose d’improvviso diventassero più leggere ed accettabili. Poi scorge Lina mentre si sta avvicinando, così decide di andarsene, senza accostarsi tramite una scusa, come forse stava per fare, a qualche gruppetto di ragazzi con cui fare conoscenza.

Fuori c’è il sole, e la mattinata appare discreta; però è ancora presto, c’è tutto il tempo per prendere maggiore confidenza con la facoltà e con i servizi che questa offre agli studenti. In biblioteca adesso non c’è quasi nessuno, e Marco vi entra con calma, per poi sedersi ad un tavolo qualsiasi, riguardando i suoi appunti ed aprendo un piccolo inserto di fotocopie che gli avevano fornito al momento dell’iscrizione al seminario, riguardante i preliminari dell’esame che alla fine dovrà sostenere. Con la coda dell’occhio vede che Lina lo ha seguito fino lì, ma nonostante quasi lo sfiori camminando tra i tavoli, lei non si ferma né si volta verso di lui, limitandosi ad osservare distrattamente la copertina di un libro che tiene tra le mani, e poi a salutare con un sorriso una ragazza che rapidamente ricambia con allegria quel gesto. Lui resta fermo, immobile, come se riuscisse in questo modo a farsi trasparente. Infine, si alza, e senza farsi notare se ne va, percorrendo il lungo corridoio senza neppure guardarsi attorno, consapevole, come si sente ora, della propria solitudine.

Bruno Magnolfi

Consapevole di sé.ultima modifica: 2023-07-20T11:40:07+02:00da magnonove
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