Spuma di mare.

 

I comandanti delle grosse navi cisterna, o dei portacontainers provenienti dal Mediterraneo, oppure dall’Africa, o anche dall’America Latina, e che risalgono lungo la Manica avvicinandosi ai grossi porti di destinazione del Nord Europa, quando incontrano le grandi mareggiate che flagellano in questa stagione la Bretagna e la Normandia, tendono a tenersi il più possibile sotto costa, e ad evitare le onde più alte e potenti che sono costretti ad affrontare con la prua esattamente controvento. Così questo grosso mercantile cerca di scorrere via proprio davanti al luogo dove ci siamo fermati con il nostro camper, arrancando sulla schiuma dei marosi sollevati dal vento, quasi soffrendo dell’impossibilità di intraprendere una via alternativa, beccheggiando e rollando con continuità e coraggio. Vorrei essere lì, penso, ad affrontare insieme all’equipaggio la situazione difficile che si presenta ogni momento, con la faccia schiaffeggiata dal vento mentre metto mano alle manovre necessarie a bordo, nelle orecchie la vibrazione e il rumore del motore sotto sforzo che prosegue a ruotare e a ruggire assieme all’elica, e poi sopra e sotto di me il ponte e le attrezzature spazzate continuamente dai cavalloni bianchi e immensi di acqua salmastra. Andare, penso, senza provare disagio, anche senza conoscere il luogo esatto in cui alla fine giungere, come una città portuale magari uguale a tante altre, forse anche stanco e provato da un evento proprio di questo genere, ma sicuramente soddisfatto per la lotta oggi intrapresa contro le forze della natura, ed anche contro il mio organismo, riottoso, come quello di tutti, all’immancabile e invalidante mal di mare.

A disposizione di qualcosa, senza uno scopo esatto, forse anche senza una meta precisa; navigare e basta, e confrontarsi con persone dalle mille nazionalità, con cui condividere tutto, senza sollevare mai alcun problema serio. Non c’è un vero avversario, soltanto l’esperienza ed il buon senso di mille gesti differenti da compiere ogni attimo, senza scagliare anatemi contro qualcosa o qualcuno, solo accettando così l’inevitabile. In questo modo doveva essere la nostra vacanza, almeno nelle mie più rosee aspettative, ed assistere adesso, davanti alla punta di Des Groins, sotto al grande faro Goury, allo scivolamento lento sulla superficie della Manica di un me stesso incapsulato all’interno di quella stanca nave mercantile, mi mette addosso un forte malumore, quasi un senso di incapacità che non so del tutto neanche spiegare. In questo modo pensa Antonio mentre da solo fa un giro a piedi su quelle rocce proiettate verso l’Inghilterra, investito continuamente dal vento che proviene direttamente dal Mare del Nord, e che rende tutto difficile e rischioso. Gli altri sono rimasti infreddoliti dentro al camper, e nessuno degli altri tre comunque appare stamani di buon umore, come se le loro aspettative non fossero mai state esattamente queste.

Forse il vero avversario sta addirittura in mezzo a noi, pensa ancora Antonio, ed è anche in questa miopia con cui non riusciamo a distinguerlo e infine a riconoscerlo, lasciando che tutto proceda con finta naturalezza senza farlo risaltare, pur nella negatività della sua presenza. Vorrei tanto volentieri affrontare con i miei compagni di viaggio questo argomento, ma so per certo che sarebbe ancora peggio, per questo lascio solo ai miei pensieri il compito almeno di guardare come potrebbe essere, senza impuntarsi a voler per forza cambiare ciò che può soltanto restare in questo modo. <<L’accettazione della realtà>>, dice adesso Antonio a se stesso, parlando a mezza voce nel vento che turbina attorno al grande faro, <<è uno stato dello spirito: non ci sono indicazioni differenti, solo il piegarsi continuamente a quanto accade>>. Poi si sposta lentamente per tornare dagli altri; oggi forse sarà una giornata migliore delle altre, chi può dirlo, pensa mentre muove i passi attenti. Possiamo inventarci qualche sotterfugio per ingannarci con una risata strappata alla monotonia, in ogni caso non riusciremo a rendere migliore quanto va succedendo poco per volta.

La stufetta a metano dentro l’abitacolo rende il clima interno quasi piacevole, anche se fuori prosegue a vorticare intorno al mezzo il vento freddo inarrestabile. <<Possiamo muoverci e distanziarci un po’ dall’oceano, almeno per qualche chilometro entro la terra ferma>>, dice Renato in attesa di una qualche approvazione. <<E magari, invece di fermarsi a Cheerbourg, arrivare fino a Saint-Lo oppure a Coutances>>. Nessuno adesso gli risponde, ma Antonio, forse desideroso di lasciar intendere il proprio stato d’animo, dice soltanto: <<mi sembra quasi una di quelle mattine semi angoscianti, quando si deve affrontare una giornata difficile, oppure un esame di una certa rilevanza>>. Ce la faremo, alla fine, ne sono sicuro, pensa; però saremo stanchi in seguito, stremati, come poche altre volte ci è accaduto.

Bruno Magnolfi

Spuma di mare.ultima modifica: 2022-05-30T17:19:03+02:00da magnonove
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