Tentativi di serenità.

 

Sento come bussare qualcuno sul muro. Forse sono rumori che provengono da chissà quali attività degli inquilini del piano superiore, penso io. Attendo un momento, ma la stessa sequenza di piccoli colpi si ripete. Poi più niente. Rifletto: potrebbe anche essere il mio vicino di casa che abita l’appartamento dirimpetto al mio ad aver provocato questi rumori, una cosa del tutto normale se ci penso bene, è sufficiente mettersi a riparare un cassetto che non scorre, oppure il tacco di una scarpa troppo allentato per fare un po’ di confusione in queste abitazioni dalle pareti sottili. Se non fosse che tutto quanto, con una persona come Corrado, diviene immediatamente contorta, complessa, mai lineare, interpretabile certo, ma soltanto a patto di scavare attentamente tra le evidenze delle sue abitudini. Attendo naturalmente che qualcosa torni a verificarsi, lo spero anche per la necessità di chiarirmi le idee, e così resto fermo senza muovere al momento alcun muscolo, ma adesso nulla sembra più intenzionato a succedere. Allora torno alle mie cose, riprendo a sfogliare un vecchio volume di storia moderna che certe volte ho il piacere di tornare a consultare, e dove so di ritrovare subito, in mezzo a quelle pagine interessanti, alcune piccole e grandi verità che mi pare di aver sempre saputo, ma delle quali avverto sempre la volontà di rinfrescare la memoria. Poi tornano i rumori, ora però leggermente diversi, come più consapevoli del loro isolamento nel sostanziale silenzio di tutto il caseggiato. Ma adesso subito mi alzo, e svelto mi avvicino alla parete divisoria che divide il mio appartamento da quello del signor Corrado, rendendomi conto che è lui che sta occupandosi di qualcosa che sembra del tutto incomprensibile da questi pochi elementi.

Apro il portoncino allora, e mi affaccio sopra al pianerottolo, ma lì non trovo niente di diverso dal solito, così suono debolmente il campanello del mio vicino, giusto per chiedergli se per caso avesse bisogno di qualcosa. Lui arriva subito, sorride mentre apre l’uscio accogliendomi, e scuote debolmente il capo come per assentire a qualcosa che sinceramente non comprendo. <<Ha sentito i miei colpi, signor Domenico, non è forse vero?>>, mi fa, con una voce divertita e timida, quasi stesse complimentandosi con se stesso per il proprio stratagemma messo su ad arte per far uscire l’animale dalla tana. <<Era un esperimento>>, dice ancora con la medesima faccia tosta, quasi da prendere a schiaffi; <<volevo rendermi conto se in un caso di necessità fossi capace di attirare in qualche modo la sua preziosa attenzione>>, confessa candidamente. Lo osservo immobile per qualche attimo senza riuscire a trovare la giusta risposta. <<In fondo non ci trovo niente di sbagliato>>, gli dico alla fine per non essere aggressivo, e cercando di  riprendermi almeno in parte dalla sorpresa di essere proprio io la cavia di quell’esperimento. <<Magari poteva dirmelo prima, caro signor Dino, così mi sarei fatto vivo con qualche minuto di anticipo, magari>>. Lui mi invita ad entrare in casa sua intanto, ma io rifiuto con un gesto della mano, poi mi spiega che comunque la stessa cosa può valere anche per me. Mi spiega cioè, che se voglio, posso tranquillamente utilizzare lo stesso sistema per richiamare la sua attenzione, naturalmente in caso di bisogno, ed io improvvisamente mi trovo così a doverlo anche ringraziare per questo. <<Sarà sufficiente dare tre colpi ravvicinati sul muro, ed il gioco è presto fatto>>. Così lo saluto e rientro a casa mia.

In fondo non ha proprio torto il vecchio Dino, rifletto una volta rimasto da solo. Bisogna essere preparati a tutto, quando si giunge ad una certa età, e senza dubbio avere un piano di salvataggio, anche se probabilmente non servirà mai a nulla, certamente fa sentire meglio e anche più protetti. Così torno a sedermi e a riprendere quel libro di poco fa, anche se mi piacerebbe fare subito la prova dei tre colpi, tanto per essere sicuro che quel sistema ideato dal mio vicino porti davvero a qualche risultato. C’è da dire che questa coabitazione sta diventando sempre più pesante, rifletto comunque dopo poco. Considerato tutto si dimostra sempre più necessario per me uscire di casa almeno tutte le volte che posso, e riuscire in questo modo a sfuggire alla stretta morsa di questo vicinato; ne va assolutamente del mio umore, della mia tranquillità, del mio starmene sereno.

Bruno Magnolfi

Tentativi di serenità.ultima modifica: 2021-05-26T20:14:43+02:00da magnonove
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