Fallimento delle idee.

 

Ci sono delle sere in cui lui si sente triste. Saluta volentieri il geometra quando fuori, sul piazzale sterrato dove riposano gli autocarri e gli escavatori, ormai si è fatto buio, e con una scusa qualsiasi rimane da solo nella sua azienda, davanti alla scrivania che ne ha viste tante, a ripensare alla giornata, a quel periodo, o anche a tutto quanto insieme. Se anche ci riflette a fondo non è mai del tutto convinto di aver fatto delle scelte giuste, e in ogni caso non riesce ad isolare con facilità quali siano stati i suoi veri errori. Perché spesso si è visto semplicemente costretto a intraprendere certe strade, anche se non sarebbero state quelle che lui prediligeva. Per certi appalti ha pagato, non c’è dubbio, ma non poteva proprio fare altrimenti.

“Signor Chelli”, gli dicono quando a volte si ritrova lungo alcuni corridoi. E poi gli spiegano con un sorriso che si potrebbe fare questo, e che forse si potrebbe fare quello, e che non ci vuole poi molto, basta una piccola spinta, una percentuale, insomma un regalino, e l’appalto è subito suo, signor Chelli. “Andiamo a pranzo in un posto qui vicino, ne possiamo parlare con più calma”, gli dicono con certe facce di bronzo quasi incredibili. Non c’è niente da fare, bisogna comportarsi come dicono loro, anche se non si vorrebbe, perché lui pensa all’impresa, ai suoi operai, alla sede dell’azienda, e capisce ogni volta che quel sacrificio va comunque fatto, mentre tutti insieme si deve continuare a ridere di fronte ad un tavolo del ristorante.

Si sente colmo di alcuni segreti che spartisce parzialmente soltanto con il suo geometra, e per il resto ritiene il suo comportamento esattamente in linea con quello di parecchi altri, anche se la brama di lavoro, di soldi da reinvestire nell’azienda, e di quel poco di potere che gli fornisce il suo mestiere, lo fanno sentire quasi bene, importante, come chi riesce ad avere il fiuto e lo sguardo più sottili di altri imprenditori con i quali sa di aver da sempre intavolato una vera competizione, senza alcuno scrupolo. A volte si ritrova a fingere, con tre o quattro di loro con cui spartisce la medesima sorte, e che generalmente sente per telefono, di non avere mai collegamenti con nessuno tra coloro che tengono in mano ciò che conta veramente nel settore, forse perché sa che è normale dire sempre così, in qualsiasi caso.

Mentre è da solo il signor Chelli pensa anche al futuro, anzi soprattutto a quello: ma mai a qualcosa che vada oltre al prossimo mese, grossomodo. Dopo si vedrà, riflette, ci sarà il tempo per escogitare qualcos’altro, magari per trovare degli alleati giusti con cui condividere le sofferenze eventuali, i momenti più difficili. L’importante è adesso: pagare le prossime fatture che arriveranno, ammorbidire il direttore della banca per avere ancora del credito, consegnare nel giorno giusto le buste paga agli operai; e poi farsi vedere sempre serio da tutti quanti, ma mai davvero preoccupato, perché nella sua ditta tutto procede bene, proprio come è stato già ampiamente previsto. Ci sono davanti ancora tanti anni di lavoro per me e per questa azienda, pensa ancora; basta avere sempre il giusto equilibrio tra tutti gli elementi che compongono l’insieme. Il resto poi è dato soltanto da un pizzico di fortuna, almeno quando tutto sembra proprio mettersi bene; oppure esattamente il contrario, sfortunaccia maledetta, quando non resta proprio altro che quella parola così lontana dalla mente ma così paurosa: fallimento.

Bruno Magnolfi

Fallimento delle idee.ultima modifica: 2019-05-12T11:49:27+02:00da magnonove
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