Signor Solo.

 

Oggi mi sono messo qui, su questa sedia, quasi senza volontà. In fondo perché mai dovrei mostrare voglia di fare qualche cosa: il mio lavoro scorre come sui binari, la mia giornata prosegue in avanti senza che mi impegni particolarmente, i miei interessi in pratica si limitano soltanto a frequentare questo bar di fronte a casa mia, giusto per mettermi a chiacchierare con qualcuno dei ragazzi che trovo qui dentro il locale. Il resto è soltanto tempo che scorre senza sosta.

Anche la notte, quando sono fermo nel parcheggio che devo sorvegliare, mi limito a guardare l’orologio una volta ogni tanto, ed ogni volta che lo guardo le lancette sul quadrante sono sempre più indietro di quello che vorrei, anche se poi ritengo che il tempo tutto insieme stia andandosene anche troppo in fretta, in una maniera che spesso tende a esasperarmi.

Prendo il caffè insieme ad un tizio che conosco, poi esco dal bar che è quasi vuoto a quest’ora della sera, salgo rapidamente in macchina e quasi senza volontà ancora una volta mi avvio con calma verso lo stadio dove rimarrò fino alle prime luci di domani mattina. Nessuna novità, sul mio cellulare non appare alcun simbolo di messaggio, i miei capi non hanno niente da comunicarmi, le cose vanno avanti come sempre, anche stanotte dovrò segnalare modelli d’auto e numeri di targa di qualcuno che staziona qua, in questo identico e immobile parcheggio.

Mi piazzo nel solito posto a fari spenti, ma col motore acceso perché fa piuttosto freddo, poi sotto ad un lampione poco distante osservo qualcosa che si muove. Sto fermo, guardo meglio ciò che ho notato al margine del mio campo visivo, ma in un attimo quello strano fagotto viene verso di me, come mi avesse quasi fiutato. È un cane difatti, un piccolo cucciolo simpatico che si avvicina velocemente alla mia macchina come se la conoscesse. Apro lo sportello, lui mi guarda un attimo, poi appoggia le zampe davanti sul pianale, come a chiedere il permesso di salire.

Gli accarezzo la testa, lui scodinzola, poi si acciambella rapidamente sul sedile accanto al mio, come per scaldarsi in piena comodità. Lo lascio fare, in fondo non dà noia a nessuno, prima di andarmene da qui lo farò scendere penso, e dopo basta. Gli parlo, gli chiedo qualcosa come potesse quasi rispondermi, lui mi guarda e poi scodinzola ogni tanto, quindi si gira e torna ad acciambellarsi sul sedile. Signor Solo, potrei chiamarlo, che poi è la stessa condizione che abbiamo tutti e due, ed è per questo in fondo che cerchiamo di farci compagnia, almeno stanotte.

Poi ingrano la marcia, e sempre a fari spenti mi sposto dalla parte opposta del parcheggio, mentre passa un’auto che comunque se ne va nella notte per i fatti suoi. Infine esco un attimo dall’abitacolo, apro lo sportello dalla parte del Signor Solo, ma lui non ne vuol sapere affatto di scendere, vuol rimanere dentro, anche se scodinzola, e poi annusa e lecca la mia mano in segno evidente di amicizia. Non so che cosa devo fare, però questo cane mi piace, e mi pare un’ottima compagnia in questa notte fredda e assurda, come peraltro sono tutte le altre. Arriverà la primavera e il caldo penso, arriveranno ore più piacevoli, anche per un sorvegliante di parcheggio come me.

Poi mi ricordo di avere dei biscotti, così li prendo dal sedile posteriore e ne porgo uno al Signor Solo. Lui mangia famelico, mi guarda, ne vuole ancora, si capisce che è tanto tempo che non mette qualcosa sotto ai denti. Quindi si scuote e alla fine lancia un piccolo ululato, quasi il segnale che dimostra la sua momentanea felicità, così quasi per istinto gli rispondo anche io con un piccolo ululato. Siamo amici, è inutile negarlo, e se il Signor Solo mi ha scelto in questo modo, significa che uno strano destino ha deciso di farci incontrare in questo posto, e non posso certo io, che non conto proprio niente, mettermi contro a quanto è stato stabilito.

Bruno Magnolfi

Signor Solo.ultima modifica: 2019-03-04T20:28:12+01:00da magnonove
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