Giorno qualsiasi

Le facciate dei palazzi precipitano sui marciapiedi, e la folla si riversa lungo le strade per il convegno generale dell’ora di punta. Dall’interno di una grande vetrata un uomo osserva distaccato l’ordinarietà delle cose, lascia che i suoi pensieri seguano un corso proprio per alcuni minuti, infine si alza dalla sua scrivania e raggiunge gli altri. Cerca un’immagine dentro di sé che gli dia distensione, domenica scorsa è uscito con la sua barca insieme agli amici. Si è vantato di qualcosa, probabilmente, ma non lo ha fatto con volontà: era già nelle cose, non poteva esimersi dal sentirsi appagato. Adesso quel comportamento gli sembra ridicolo, e appare noioso quel gioco continuo di corsa al piacere. Scende lungo la strada con lo scudo del suo vestito di seta, ma all’improvviso sa di essere solo. Nessuna fuga in avanti, il suo analista gli ha detto di non correre mai, la sua fantasia è scollegata da tutto, una parte di narcisismo è sempre presente, e l’appagamento è dato dalla flessione delle cose e delle persone che si muovono intorno. Non è contento di niente, ma non se lo chiede neppure, la felicità è una parola vuota, la mancanza del suo contenuto fa muovere tutto. L’uomo si chiede come riempire quello spazio deserto fino alla prossima telefonata, ma con un sottile dolore si rende conto di aver spento con un gesto di stizza il suo cellulare. Qualcosa si incrina nelle sue certezze, ma continua a camminare in mezzo alla gente, sicuro che qualcosa avverrà. Non sa più cosa vuole, i suoi passi appaiono lenti rispetto alla fretta di tutti. Gente, gente, quella gente gli ha sempre procurato energia, ma adesso non basta, il meccanismo si è rotto: non si sente né migliore, né uno come tutti, si sente da solo, e la solitudine è depressiva, crepuscolare rispetto alle cose.

Bruno Magnolfi

Giorno qualsiasiultima modifica: 2010-01-29T09:04:51+01:00da magnonove
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