Minime vite

La signora Maria era uscita da casa come ogni mattina, si era soffermata a salutare la sua amica Teresa, inchiodata dietro al bancone della latteria con la sua aria gioviale, e si era avviata come sempre verso piazza Edison. Suo marito era rimasto a casa ad ascoltare le notizie del giornale radio e lei si sentiva bene a camminare senza di lui, più svelta e più sicura. Il mercatino della frutta e della verdura di piazza Edison era la tappa obbligatoria di ogni mattina. C’era sempre qualcosa da acquistare, e a lei faceva piacere oscillare da un banco all’altro per confrontare i prezzi e valutare la qualità dei prodotti. A dire la verità, dopo tanti anni, la signora Maria era solita fare acquisti presso le solite due o tre bancarelle, ma ciò nonostante non si limitava mai nel confrontare la merce d’ogni rivenditore. Il marciapiede lungo il viale Colombo era ampio e piacevole. I platani uscivano fuori da aiuole circolari d’erba con la punta aguzza, ad una distanza regolare l’uno dall’altro, e i loro fusti grigi davano il senso di robusto e inamovibile. Alla signora Maria piaceva molto quella passeggiata. Lungo il percorso trovava sempre qualcuno da salutare e qualcun altro con cui fermarsi a fare due parole. “Come va signora Maria?”, le dicevano. “Bene”, rispondeva lei con un largo sorriso; “…è mio marito che è sempre più svogliato. E’ vero che gli anni iniziano a farsi sentire, ma io gli dico sempre, non buttarti giù, che è peggio…”. Lungo il viale le auto continuavano a transitare scivolando sull’asfalto, e il semaforo, a metà del percorso, occhieggiava i suoi colori con tempi regolari e definiti. C’era la chiesa di Sant’Egidio, poco più avanti, e lei qualche volta si fermava. Non entrava neppure, o al massimo rimaneva due secondi sulla soglia: alla signora Maria era sufficiente dare uno sguardo veloce in quel buio fresco, come per rendersi conto che esistesse ancora un luogo riparato, raccolto. Un attimo e via, senza alcun gesto, nient’altro. Sui gradini della chiesa c’era sempre un anziano che chiedeva l’elemosina. Lei non gli dava mai nulla, però era contenta di ritrovarlo lì ogni giorno. Senza giustificare la presenza di un accattone, era però contenta di rivedere la persona, ancora al suo posto, come sempre. Più avanti c’era un grande magazzino con un enorme parcheggio per le auto. Lei non entrava quasi mai, ma qualche volta si era sentita curiosa e si era lasciata catturare dalle luci e dalle scale mobili. Le sembrava tutto caro, troppo elegante, e poi le cassiere non salutavano neppure, tanto erano abituate a vedere tanta gente. Léon, come lo chiamavano i suoi amici, era andato in crisi d’astinenza già dalla sera precedente, e nonostante si fosse iniettato nella vena una piccolissima riserva che teneva a volte proprio per quelle occasioni, aveva passato una nottata agitata senza riuscire a dormire. Al mattino era uscito di casa presto, e dopo aver fatto colazione si era sentito un po’ meglio. Aveva girato a caso in lungo e in largo senza riuscire a prendere alcuna decisione. Nessuno spacciatore gli avrebbe fatto ancora credito, così aveva bisogno immediato di soldi. Lo scooter in moto sul cavalletto gli parve subito una grande occasione. La ragazza che ne era scesa, di fretta, per infilarsi di corsa dentro a un portone, sarebbe ritornata velocemente; lui doveva agire alla svelta, senza alcun tentennamento. Si guardò attorno, e all’improvviso si sentì pronto e deciso, e quasi meravigliando se stesso, saltò su e dette gas. Non avrebbe potuto girare molto, la ragazza avrebbe sporto denuncia, e già dal giorno seguente diventava rischioso tenere ancora quello scooter. Doveva velocemente trovare la persona giusta, una donna, con la borsa appesa ad un braccio, meglio se svampita o un po’ anziana, avrebbe fatto minore resistenza. Girò a lungo, cambiando quartiere, alla fine arrivò nei pressi di piazza Edison. La signora Maria, attraversando sulle strisce pedonali la parte della piazza destinata al traffico dei veicoli, non si accorse quasi di niente: solo un’ombra le sfrecciò vicino, e con forza lei fu subito spinta per terra. Gli ortolani e la gente del mercato uscirono di fretta da dietro ai banchi, mentre Léon, rialzatosi zoppicante dalla caduta con lo scooter, cercava in qualche modo di scappare. Lo bloccarono quasi subito, e forse lo strattonarono parecchio mentre lui già piangeva in mezzo a quei visi ostili e vocianti. Ma la signora Maria era rimasta lì, immobile, e quel rivolo di sangue che le usciva da un orecchio dava da solo tutto il senso delle tragedie che non vorremmo vedere, quelle tragedie un po’ assurde, consumate troppo di fretta.

Bruno Magnolfi

Minime viteultima modifica: 2009-09-18T17:53:00+02:00da magnonove
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Un pensiero su “Minime vite

  1. Due vite, vissute diversamente, La signora Maria, legata ai rituali della sua semplice vita, trascorsa accanto a suo marito, grazie al suo carattere tranquillo, sembra vivere con ottimismo la sua vita, e come ogni mattina perorrerà le strade di sempre, che la porteranno a curiosare tra le bancarelle del mercato rionale, a differenza di Leon, che non ama affatto la propria vita, e che pur essendo molto giovane è sempre di cattivo umore, egli è costretto a vivere la sua vita, solo in funzione delle crisi d’astinenza dalla droga, è preda solo di essa.
    Entambi si sfioreranno, quella mattina se pur per un attimo, per un breve istante.
    La vita continuerà a scorrere nelle vene di Leon, che conoscerà in un istante il senso profondo della vita.

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