Essere diversi.

 

Sto a letto, ma non riesco a dormire. Il buio della notte circonda tutto quanto, ed io continuo ad avere gli occhi aperti, spalancati, quasi nella ricerca di qualcosa su cui concentrare la mia attenzione. Accanto a me, mia moglie Celeste è una forma indefinita che respira sotto le coperte in modo ritmico e regolare, immersa nel suo sonno incosciente e probabilmente privo di sfumature. A volte non so che cosa io abbia desiderato davvero in tutti questi anni, ma accantono facilmente questo pensiero riflettendo che in ogni caso ho cercato di fare tutto quello che probabilmente ci si attendeva dalla mia persona. La mia famiglia è forse l’unica cosa che sono riuscito davvero a costruire, anche se spesso ho lasciato semplicemente che ogni giorno mi indicasse il passo successivo da compiere durante il giorno seguente, senza mettere mai a fuoco uno scopo vero da perseguire con costanza e con determinazione. Mi rendo conto che forse molte volte sono risultato assente, che mi sono disinteressato di parecchie cose, che ho latitato come marito e come padre, ma la mia personalità in fondo è proprio questa, incapace com’è di concentrarsi su uno scopo, e perciò inefficace nel tentativo di mostrarmi diverso da come effettivamente sono davvero. Osservo delle ombre vaghe sul soffitto della camera, accarezzato com’è dalla debole luce di un lampione della strada che filtra attraverso le tendine della finestra, ed immagino che probabilmente qualcuno, sopra al marciapiede, stia tirando tardi nel raccontare a qualcun altro le proprie esperienze, insomma i tratti salienti del proprio percorso. Io non saprei proprio che dire al posto suo; non ho neppure dei veri amici con cui confidarmi, e non ho neanche delle cose fondamentali da confidare. Il risultato dei miei giorni è soltanto la ricerca del silenzio, il mio mutismo con chiunque, la mancanza di opinioni da scambiare, considerata anche la mia incapacità nello spiegarmi in modo adeguato, e nel dire ad altri qualcosa anche di semplice, soprattutto argomentando su me stesso.

Mi rigiro, nelle ore dedicate al sonno se non riesci a dormire sei spacciato, così cerco in tutti i modi di addormentarmi, ma qualcosa all’interno di me stesso si ribella al riposo, come se la mia coscienza non fosse proprio del tutto a posto e rilassata. Presto i miei figli se ne andranno per la loro strada, rifletto, ed io e Celeste passeremo le serate in casa da soli, senza neppure scambiarci una semplice parola, e in lei sarà ancora più assente quel sorriso che fino a qualche tempo fa è stato in grado almeno di caratterizzare la sua presenza; io osserverò con distacco il suo prossimo e progressivo ripiegarsi su di sé, e forse anche lei mi guarderà con un maggiore distacco, ed io comunque sopporterò la situazione, come sempre. Mancherà qualsiasi entusiasmo in noi e tra di noi, e purtroppo ci dovremo adattare a mandare avanti delle giornate vuote di tutto, probabilmente sempre le medesime, indistinguibili. Non ho soluzioni diverse da questa consapevolezza, e purtroppo tra poco diverrà evidente che non c’è stato alcun impegno, né da parte mia, e neppure da parte di mia moglie, nel dare un senso diverso a queste giornate che scorrono già una simile all’altra, senza soluzione di continuità. L’assenza diverrà sempre di più la caratteristica del nostro tempo, nell’inutilità del suo sgocciolare infinito, imboccato come un’unica possibile strada da percorrere.

Infine, inevitabilmente invecchieremo, senza il desiderio di rendersene neppure troppo conto, e ci accontenteremo se la nostra salute si manterrà accettabile, in modo da farci andare avanti senza troppe lamentele da parte di ciascuno. I nostri figli verranno a farci visita ogni tanto, raccontandoci probabilmente sempre le solite cose, ponendo a noi delle domande semplici, a cui sono sicuro sapremo rispondere senza troppo imbarazzo, ma giusto per farci parlare un po’, e poi basta. I nostri vicini diranno di noi che siamo proprio una bella famiglia, senza che questo spieghi niente, e noi ci limiteremo ad annuire quando dovremo renderci conto, di fronte a qualche conoscente, che i nostri figli effettivamente sono cresciuti molto, forse anche troppo in fretta, senza sapere bene che cosa questo stia a significare. E forse è proprio questo che Celeste sta sognando nel suo sonno profondo, ed io invece, per lo stesso esatto motivo, sono qui immobile senza riuscire ad abbandonarmi al mio riposo. Qualcosa poi si muove sul soffitto della camera da letto: forse un barlume di chiarore che si perde con rapidità, ed io penso che tra poco sarà l’alba, e il nuovo giorno non porterà con sé niente di nuovo, se non il fatto che la mia stanchezza sarà giustificata, e mi farà soffrire tutto il tempo, rendendomi ancora più sfuggente e stralunato di quello che già sono. Ma non importa, penso: ognuno è fatto alla propria maniera, inutile per tutti tentare con impegno o meno di essere diversi.

 

Bruno Magnolfi

Essere diversi.ultima modifica: 2024-01-15T15:16:32+01:00da magnonove
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