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Sento delle voci. Cerco subito di capire chi possa mai essere venuto oggi dal mio vicino di casa a fargli una visita, ma nonostante la parete che abbiamo in comune non sia neppure molto spessa, ugualmente non riesco a comprendere una sola parola di ciò che si dicono, pur avvertendo con grande chiarezza più di una voce provenire dall’appartamento di fianco al mio, neppure ponendo in aderenza l’orecchio sul muro, ma soltanto una specie di borbottio sommesso indistinto e poco significativo. Poi mi allontano da lì, vergognandomi leggermente per l’immagine da curioso che sto dando di me stesso, anche se naturalmente sono da solo in casa mia, però infine scosto le tendine del finestrone sul retro di casa, nell’attesa che qualcuna tra quelle persone che parlano tanto, magari si faccia almeno vedere nel giardinetto. Non riesco ad immaginare chi possano mai essere questi visitatori, però provo un certo moto di fastidio nel rendermi conto come ci sia ancora qualcuno che si interessi davvero di questo mio vicino così insopportabile, almeno per come lo vedo io. Poi sento giungere dall’ingresso condominiale le parole di alcune persone che ormai si stanno salutando, ed infine, dopo un altro breve lasso di tempo, gli scatti dei portoni che si richiudono. Silenzio. Potrei andare da lui adesso, sicuramente rimasto ormai solo, accampando una scusa qualsiasi, tanto per saggiare il terreno e lasciarmi confidare le novità della giornata. Il mio vicino è un tipo che non ha segreti, e tutto ciò che conosce lo rivela con grande facilità. Però mi distraggo con delle cose da riordinare nella cucina del mio appartamento, ed alla fine non ci penso più e tralascio di fare qualsiasi altra cosa.

È soltanto più tardi che mi torna a pungolare la curiosità di conoscere chi erano quegli individui che hanno transitato nell’abitazione del mio vicino di casa. Lentamente, ma con una certa decisione, esco nel giardino sul retro del mio appartamento, e scorro lungo la recinzione in maniera da farmi vedere da lui, sempre che in questo momento abbia voglia di gettare almeno un’occhiata da questa parte. Mi soffermo ad osservare un cespuglio di rosmarino che ho sempre avuto, piantato e sviluppato in questa poca terra da sempre, tanto da immaginare che fosse parte della casa fin dalla sua costruzione. Perdo tempo osservando con interesse il muretto di cinta in fondo alla mia proprietà, saggio i mattoni intonacati come se fossero forse indeboliti oppure rotti, poi controllo la rete che lo sormonta, per rendermi conto che tutto sia davvero sotto controllo. Osservo le case poco distanti oltre questa debole barriera protettiva, tocco con la punta della mia scarpa una pietra di porfido del sottile camminamento lungo il giardino che già altre volte avevo notato come leggermente sporgente rispetto al piano, ed in tutte le operazioni che mi tengono così impegnato, mai neppure una volta volgo lo sguardo verso il finestrone vetrato della casa del mio vicino. Lui però sembra proprio che non mi abbia neanche notato, cosa piuttosto strana, addirittura poco consueta tra le abitudini a cui in genere è capace di dare seguito, considerando che praticamente non riesco mai a restare da solo ogni volta che esco qua fuori.

Sono quasi tentato di chiamarlo per nome a questo punto, però ancora mi trattengo, forse si farà vedere giusto tra un attimo, mi sorprendo a pensare, ma infine mi rendo conto che qualcosa è decisamente differente da come me lo sono immaginato. Rientro, chiudo di colpo il finestrone alle mie spalle per dare prova della mia presenza, poi mi siedo cercando di togliere dalla mente tutte le mie curiosità. Potrei sbattere qualcosa sulla parete che abbiamo in comune, rifletto, mostrargli inequivocabilmente che ho bisogno di lui, che ho necessità di sapere, voglia di venire a conoscenza di quanto in questo momento mi è quasi negato. Mi calmo, resto ancora per qualche momento seduto, ma poi mi rimetto in piedi, ed alla fine apro il portoncino che dà accesso lungo il pianerottolo, e suono con decisione il suo campanello. <<Giusto lei>>, dice aprendo il mio vicino di casa, giunto con molta calma e dopo un certo tempo ad aprirmi e a salutarmi. <<Mi ero appisolato sopra la poltrona>>, mi fa; <<però avevo anche io il desiderio di vedermi con il mio caro vicino per fare quattro chiacchiere. Spero non le dispiaccia>>.

 

Bruno Magnolfi

Condivisione.ultima modifica: 2021-04-06T20:21:17+02:00da magnonove
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